Quello sguardo della stessa tonalità del mare.
Fu certo di sapere a chi appartenesse e tale consapevolezza lo colpì come una frustata in pieno viso: Mefistofele, il marinaio della nave, colui che gli aveva donato i dadi.
«Ancora tu, cosa vuoi da me?» disse indignato.
«Sono qui a rinfrescarti la memoria, nel caso tu te ne fossi dimenticato, abbiamo un patto amico mio!»
«Non mi chiamare amico. Per colpa tua, ho conosciuto la perdizione più completa. Dov'è Eleonora?»
«Eleonora è morta, il suo corpo e la sua anima vivono nell'Ade, ormai.»
«Prima accennavi a delle prove.»
«Sì, quelle per la tua salvezza!»
«Quali sono? Rendimi partecipe. Perché mi tormenti?»
«Tu sei incapace di amare, ma questo è a mio vantaggio. L'amore ti avrebbe portato fuori rotta.»
«Io non credo più in esso, la mia ragazza mi ha tradito con un altro. La dovevo annientare e l'unico modo era quello, ma adesso non so cosa farei per non averlo fatto!»
Scoppiò in singhiozzi.
«Eleonora non ti ha mai tradito, te l'ho fatto credere perché il suo amore ti stava portando via da me. E tu sei mio! Io ho guidato la tua mano, ripulito tutto dopo il misfatto e fatto sparire il corpo.»
«Tu, bastardo, come hai potuto?» gridò, gli occhi furenti che mandavano bagliori. Fece per prendere la rincorsa e tirargli un pugno, ma il marinaio era scomparso.
«Dimmi quali sono queste prove che devo superare. Dove sei finito, vigliacco!»
Una risata riecheggiò, facendo rimbombare le pareti.
«Devi cercare la prima rima.»
«Che cos'è?»
«È l'antidoto al nostro patto. Trovala e riavrai Eleonora.»
Improvvisamente lo scenario dentro la stanza cambiò, trasformandosi in un luogo aperto. Il cielo era di un azzurro tendente al cobalto, la luce del sole si stava disperdendo nella tonalità rosa arancio del tramonto. La prima stella della sera brillava a ovest.
Dovunque guardasse distese infinite di sabbia dorata e cangiante di colore.
"Cerca la prima rima", sembrava sussurrargli nelle orecchie la voce del vento.
Gli bruciavano le palpebre, sentiva un calore diffondersi in tutto il corpo.
Iniziò a camminare, così senza una meta.
Un'improvvisa tempesta di sabbia lo costrinse a raggomitolarsi su se stesso. Chiuse gli occhi, pensando che la sua fine fosse arrivata.
Non gli importava. Niente aveva un senso ormai.
Il tempo si era annullato, gocce infinitesimali di attimi disperse nell'oblio.
Quando aprì le palpebre il buio regnava sovrano. Non una luce, per un attimo pensò davvero di essere andato all'altro mondo.
Poi intravide una piccola fiammella che baluginava. Si alzò con le gambe che tremavano. Procedette incerto fino a quando la raggiunse. Proveniva da un libro che sembrava vecchio di secoli. Era aperto sulla prima pagina.
Una ridda di parole erano stampate con inchiostro rosso.
***
«Da quanto tempo è così?» chiese Eleonora.
«Da due giorni. L'hanno portato qui in evidente stato di delirio paranoide e schizoide. Ripeteva come un ossesso una filastrocca senza alcun senso. Abbiamo dovuto sedarlo.»
La ragazza andò via tristemente, consapevole che niente avrebbe potuto fare per il fidanzato.
Da quando era caduto nel tunnel della droga quelle crisi erano ricorrenti.
I dottori le avevano detto che aveva creato una realtà alternativa in cui gli incubi si mescolavano alla realtà quotidiana.
Nella nave i ragazzi più giovani ascoltavano, pendendo dalle sue labbra, il racconto del vecchio marinaio.
Lo incitavano: «Allora, com'è andata a finire? È riuscito a trovare la prima rima?»
«Sì», rispose, «ma non può raccontarlo a nessuno.»
Fine.
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L'aspetto ingannevole delle cose
Historia CortaRacconto scritto per il contest Pasticceria creativa Il tuo destino... è un gabbiano? di @ciambella198. Cinque tappe possono cambiare il destino di un uomo?