LIII

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13 marzo
Mi preparai per andare alla partita di pallavolo di San. Io e Yunho eravamo molto indaffarati e nervosi, non sapendo che cosa avremo dovuto indossare. Tra la fatica e la disperazione, riuscimmo a prendere dei vestiti adatti dal mio armadio e ad indossarli. Mancava meno di un'ora all'inizio della partita, esattamente 47 minuti. Yunho sarebbe andato con Mingi in moto, mentre io e Seonghwa dovevamo essere accompagnati da nostra madre. Ci incamminammo verso la macchina velocemente, mentre l'aria si faceva sempre più pesante.

<< Sono molto ansioso >> Dissi allacciandomi la cintura di sicurezza.

<< Lo vedo. Ma non devi esserlo, sono sicuro che vincerà >> Mi rassicurò Seonghwa, rivolgendomi uno dei suoi soliti sorrisi.

<< Sì, e da quel che so, San è un ragazzo che s'impegna molto >> Aggiunse mia madre, sorridendomi dallo specchietto della macchina. Tutte quelle precisazioni mi fecero rilasciare un sospiro di sollievo, provando a pensare in positivo. Raccolsi il cellulare dalla tasca dei pantaloni e per noia andai su instagram per vedere i nuovi post dei Bts, ma...

<< Ma cazzo >> Sussurrai con l'intenzione di non farlo udire agli altri, o almeno, pensavo che così fosse. Udirono tutti e due ciò che avevo detto e, curiosi, chiesero una spiegazione.

<< Guarda qua >> Dissi a Seonghwa rivolgendogli la schermata del cellulare su un post di instagram, un post che non doveva nemmeno stare nella mia home.

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@kim.yoon

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kim.yoon qua per vedere il mio campione <3

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<< Di nuovo? >> Seonghwa sbuffò, osservando meglio la schermata del mio cellulare.

<< Va tutto bene lì dietro? >> Chiese mia madre preoccupata dalla reazione di Seonghwa.

<< Certo, mamma. Non preoccuparti >> Le dissi forzando un sorriso.

Non potevo davvero crederci. Quella stronza di Kim Yoon sarebbe stata pure là, tra gli spettatori e i tifosi della squadra di San. Non riuscivo a sopportarlo, davvero. Spensi il cellulare irritato e mi affacciai al finestrino per studiare le macchine che sorpassavano la mia, così avrei potuto distrarmi.
Arrivammo alla palestra prima del previsto. Io e mio fratello salutammo nostra madre ed entrammo nella grande struttura al chiuso. La palestra era rumorosa, già piena di gente e tifosi. Coprii le orecchie con le mani per addolcire quel fastidioso rumore che fuoriusciva ovunque. Individuai i posti riservati a noi sugli spalti. Portai Seonghwa, Yunho e Mingi ai loro posti e rimasi a guardare le cheerleader danzare qua e là per la palestra.

<< C'è molta gente >> Commentò Seonghwa guardandosi intorno.

<< Non me l'aspettavo, onestamente >>

<< Che ti aspettavi? >> Chiese mio fratello confuso.

<< Adulti, tutti genitori dei giocatori, e poi noi >> Seonghwa rise udendo le mie parole sarcastiche. Finalmente le squadre stavano entrando in campo. Le cheerleader fecero spazio, la gente si fece più silenziosa, finché il vuoto non fu colmato dalle urla dei tifosi nel sentire il telecronista. Presentò i giocatori e, successivamente, cominciò la partita. Innervosito e speranzoso, guardavo attentamente mangiando le patatine che mi aveva comprato Seonghwa. Osservavo ogni passo di San, non l'avevo mai visto così deciso. D'altro canto, si vedeva che non stava fisicamente bene. Avrei dovuto insistere di più a non farlo giocare, a farlo restare a casa mia per prendermi cura di lui. Ma lui giocava, non si fermava, e sembrava sempre più deciso. La partita andava bene. La squadra di San era molto forte, unita e coordinata. Avevano inoltre tutti talento. Una squadra perfetta, ai miei occhi. Ma nessuno sembrava preoccupato per le condizioni fisiche di San, e mi sembrò strano. Se io noto che i suoi passaggi e salti non sono perfetti, non immagino loro.
I primi due set erano stati vinti dalla squadra di San, ora si doveva giocare il terzo per mettere fine alla partita. I tifosi urlavano sempre di più durante l'attesa. Sbirciai i giocatori riposarsi sulle panchine, tra cui San. Senza accorgermene sorrisi nel guardarlo e mi persi nella sua sagoma stanca. Notai che aveva una parte del corpo che gli faceva particolarmente male. Continuava a premere sul fianco destro, a stringere gli occhi e trattenere le lacrime dal dolore. Cosa stava succedendo?

Eppure i suoi compagni non si preoccuparono, tanto meno il coach. La pausa terminò e i giocatori tornarono ai loro posti. San tremava, era pallido e si toccava il fianco destro. Sentivo che qualcosa non stava andando nel verso giusto. Il mio istinto diceva di andare in campo e mettere fine alla partita, prendere San e portarlo a riposare, curare il dolore che gli provocava il fianco destro. Ma non lo feci. Pensavo che avrebbe potuto arrabbiarsi, che tutti mi avrebbero guardato con occhi diversi.

San fece un'altra alzata allo schiacciatore, che fece un'altro punto. Ogni alzata che faceva si trasformava in un incubo, lo notavo dai suoi occhi colmi di dolore e stanchezza. Perché tratteneva tutto? Corri da me, San. Corri da me. Ti sto aspettando. Ma non lo fece.

Un'altra alzata

Un'altra schiacciata

Un'altro punto

Un'altro ancora

E un'altro ancora

E poi...

Un rumore assordante inondò tutto l'edificio. San era disteso a terra, sanguinante dal fianco destro e del tutto privo di sensi. Ci fu silenzio per pochi attimi, in cui provai una sensazione che non saprò mai spiegare. Vuoto. Paura. Ansia. Non sapevo cos'avrei dovuto fare. Il mio cuore correva. Non sentivo più forze. E in questi attimi di silenzio, liquido rosso scuro fuoriusciva dal fianco di San. Al vuoto si aggiunsero anche le urla delle cheerleaders, ma rimaneva pur sempre vuoto. Allora mi lasciai all'istinto, a ciò che il mio cuore stava comandando. I suoi compagni di squadra andarono a soccorrerlo e chiamare un'ambulanza, mentre io mi affrettai a scendere dagli spalti ed entrare in campo per stargli vicino. Gli presi la testa e gli diedi un bacio sulla fronte. Non riuscivo a fermare le lacrime che bagnavano il mio viso come una cascata in tempesta. Un vuoto più grande di prima cominciò a farsi strada nel mio corpo, immobilizzandomi. Cercavo di rallentare l'emorragia premento sulla ferita con delle bende bianche fornite dal suo coach. Urlavo, e solo le mie urla si sentivano. Il mio cuore avrebbe potuto smettere di funzionare da un momento all'altro. Non provai mai così tanta paura come in quel momento. Le lacrime non smettevano di solcare il mio volto, scorrendo anche su quello di San che avevo tra le braccia. Lo strinsi forte per sentire il suo calore, sperando che tutto questo sarebbe finito in breve. I soccorsi arrivarono per fortuna velocemente, presero San e lo trasportarono in ambulanza. Fecero salire anche me, dopo aver dichiarato di essere il suo fidanzato. Mi accompagnò Jongho, il suo fratellino distrutto a quella vista. Tenevo la mano di San stretta alla mia per tutto il tragitto, finché non lo portarono in sala operatoria.

Wrong Number | WoosanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora