LVIII

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19 marzo
Wooyoung non si sente più vivo, ormai da un po' di tempo. Le sue giornate si ripetono una dopo l'altra, senza miglioramenti o peggioramenti. Yunho gli sta accanto la maggior parte del tempo, si sforza a parlare un poco e a volte sorride inaspettatamente. In questi giorni, Wooyoung ha stretto il rapporto anche con Jongho dato che stanno provando quasi lo stesso dolore. Non gli piace stare in quel posto, vorrebbe scappare via portando San in un luogo sicuro. Ma non può farlo. Deve rimanere là, sulla sedia che gli fa compagnia da giorni, senza sapere ancora il motivo per il quale il suo fidanzato è stato picchiato così violentemente. La madre non vuole dire nulla, piange e urla al solo pensiero di confessare. Sicuramente suo marito l'ha minacciata. Ma senza le sue parole non potranno scoprire la verità, a meno che San non decida di parlare. E Wooyoung attende là, giorno dopo giorno, una risposta alle sue domande. Una risposta che nessuno gli vuole dare, ma che continua ad aspettare. E continuerà a farlo finché non scoprirà la verità.

~~

<< Wooyoung >>

Mi chiama Jongho ai pressi della porta. In risposta alzo la testa verso di lui.

<< Io vado a fare una passeggiata, non ne posso più di questo posto >>

E con questo prende la giacca e sbatte la porta alle sue spalle. A causa del rumore provocato, San, da come stava dormendo, si sveglia. Mi stringe con poca forza la mano che tengo legata alla sua da giorni. Mi volto verso di lui e gli sorrido il meglio che posso, anche se la mia faccia è in condizioni terribili. Gli accarezzo i capelli giocandoci un po' per farlo rilassare, e improvvisamente...

<< Woo >>

Pronuncia un filo di voce che riconosco perfettamente. Finisco piangendo dalla gioia per aver potuto risentire quella melodia che non udivo da giorni. Giorni che parevano eternità.

<< Hai parlato.. hai davvero parlato >>

Si stringe la coperta bianca e pulita dell'ospedale che lo avvolge fino al collo, e intanto mi parla. Ma è strano. Non mi guarda negli occhi, continua a fissare un punto nel vuoto, come se percepisse una sagoma inesistente. E trema. Trema senza sosta.

<< Woo >>

Ripete.

<< Dimmi >>

Gli rispondo in preda alla preoccupazione. E lui fissa ancora quel punto vuoto. Apre la bocca come per dire qualcosa, ma le sue corde vocali gli impediscono di parlare. Così rimane in silenzio per un po', finché sussurra qualcosa che mi fa rabbrividire il sangue nelle vene.

<< Lui >>

Rimango paralizzato. Mi volto verso il punto che fissa da tanto, troppo tempo. Ma non c'è nulla. C'è solo un fresco muro bianco dell'ospedale, affiancato dalla porta precedentemente sbattuta da Jongho e che ha svegliato San da un probabile incubo.

<< Lui? >>

<< Dov'è lui >>

Chiede con voce tremolante, come se avesse il terrore di qualcosa, di questo "lui".

<< Di chi stai parlando? >>

Mantengo la calma per non spaventarlo, ma dentro di me c'è un casino difficile da tenere a bada. E d'un tratto comincia a versare lacrime, senza nemmeno aver risposto alla mia domanda. Ma non chiude gli occhi, non distoglie lo sguardo dal muro.

<< Mi ha picchiato >>

Rabbrividisco ripercorrendo ciò che San mi ha detto. So perfettamente di chi sta parlando.

<< Intendi tuo papà? >>

<< No. Lui non è mio padre >>

...

<< Lui è un mostro >>

Riesco a percepire il dolore che prova San pronunciando parole simili. Lacrime continuano a percorrergli il viso, finiscono per bagnare la coperta pulita accuratamente dalle infermiere. Mi avvicino a San e lo abbraccio forte.

<< Lui non vuole questo >>

Mi stacco dall'abbraccio e torno sulla sedia ancora calda. Lo guardo interrogativo.

<< Non vuole cosa? >>

Torno ad accarezzargli la mano che penzola dal letto e presto molta attenzione a ciò che mi dice, ogni elemento potrebbe servire a condurci alla verità. Abbassa lo sguardo sulle nostre mani incrociate l'una all'altra.

<< Noi >>

Interrompo il movimento che stavo facendo per accarezzare San, mi immobilizzo proprio come in precedenza. E allora cominciano ad affiorare dei sospetti. Forse, e dico forse, il padre di San non ha accettato la relazione tra me e lui, quindi l'ha maltrattato per punirlo. Come se fosse un peccato essere gay. E c'è da dire che non aveva nulla in contrario sulla rottura tra Yoon e San, quindi l'unica spiegazione era quella.

<< Io però lo voglio >>

Mi stringe la mano e la porta sulla sua guancia calda e bagnata dalle lacrime che continua a versare senza contegno.

<< Io ti voglio con me, ma lui mi punisce se lo faccio >>

Non mi trattengo. Piango senza sosta, trasformando il mio viso in una cascata vivente. Poggio la testa sul busto di San e mi lascio andare. Lascio andare tutto. Perché il mondo è troppo crudele, così crudele che non accetta nemmeno la felicità di una persona magnifica come lui. Non sopporto l'idea di vedere San in quelle condizioni a causa mia. A causa mia.

A causa mia.

Solo mia.

Wrong Number | WoosanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora