Spesso il vento porta con sé molte voci e altrettante storie...

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Un giorno, quando il sole splendeva ancora giovane sul capo degli uomini, Morte, la traghettatrice di anime, decise di abbandonare per un momento il compito impostole dai suoi fratelli, così da poter ammirare un'altra volta da vicino il mondo dei mortali che tanto la incuriosiva: era una terra che mutava tanto in fretta quanto le effimere vite di coloro che lo abitavano. Oramai gli uomini avevano imposto il loro dominio su ogni terra di Täthia, e il loro cuore si era incupito come la fuliggine che ricopriva i muri di pietra delle loro città grigie, corrotti dalla cupidigia, resi sterili dalle invisibili catene della politica e dell'etichetta. Morte, seduta sulla cima del mondo, era intenta ad osservare e riflettere sulla bontà di ciò che avevano creato, ma la mano di suo fratello Deva, interruppe i suoi pensieri. Assieme a lui era disceso il Gran Consiglio nella sua interezza, e i loro occhi fiammeggianti giudicavano la sua mala condotta. Morte venne costretta a fare ritorno sul piano che le apparteneva, e gli Angeli Superiori convennero che, se ella avesse abbandonato nuovamente i propri compiti, avrebbero legato la sua anima al loro piano e bandito per sempre il suo corpo fisico nel piano dei mortali che tanto amava. Intimorita dalla possibilità di perdere il suo status di angelo, Morte ritornò ubbidiente al proprio compito, ma l'intenzione di vendicarsi per l'affronto già cominciava a maturare nella sua mente. Radunò attorno a sé altri angeli che come lei non condividevano l'operato del Gran Consiglio e diede vita alla Rivolta dei Nove, la guerra celeste che interruppe la pace che dall'alba della creazione aveva avvolto le Sale Celesti; ma la forza degli Angeli Maggiori si rivelò incontrovertibile. Quello fu il giorno in cui gli uomini videro il cielo crollare sopra di loro: nove meteoriti solcarono l'azzurro sopra Täthia, lasciando dietro di loro solo morte e distruzione. Così i vincitori esiliarono i corpi fisici degli insorti, separandoli dalla loro anima, da allora in avanti sottomessa ai suoi doveri senza possibilità di scelta; ma si racconta che Morte, prima della sua sconfitta, riuscì a nascondere un frammento della propria anima all'interno dei quattro gioielli che adornavano la sua spada, mantenendo così la possibilità di manifestarsi ai mortali attraverso sussurri nel vento, parole che però nessuno è mai stato in grado di comprendere.

De superno institutionum, cap. IX Elio Corvus

 IX                                                	                       Elio Corvus

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