Capitolo II

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Cordoglio

Non appena riaprì gli occhi fu pervaso da un dolore come mai ne aveva provato prima di allora. Sentiva la ferita al costato pulsare, mentre sotto di essa le sue interiora erano in preda ad un incendio che lo stava consumando lentamente dall'interno. Fitte e spasmi attraversavano il suo intero corpo, provocando tremori e facendolo sudare freddo. La testa gli pulsava, come se il suo cervello stesse cercando di scavarsi una via d'uscita attraverso il cranio per sfuggire a quell'agonia. Doveva essere in preda ad una forte febbre, e non riusciva a dischiudere gli occhi, anche a causa della luce abbagliante. Provò a muovere i muscoli ancora intorpiditi, ma non ottenne alcun risultato. Ritentò più volte, senza fortuna, mentre i suoi occhi si abituavano a quell'ambiente luminoso e mettevano a fuoco una stanza a lui sconosciuta. Lo scarno mobilio era composto solamente da una sedia, che portava evidenti i segni lasciati dal passaggio delle tarme, e un baule i cui finimenti in ottone erano talmente opachi da riflettere a malapena i raggi che filtravano dalla finestra soprastante. Poggiati in un angolo sul fondo alla stanza stavano invece la sua armatura di cuoio, ancora macchiata di sangue, e con uno squarcio ben visibile che la attraversava da un lato all'altro, e la sua spada, priva del fodero ed abbandonata impotente contro la parete. Una serie di ricordi confusi cominciò ad affacciarsi alle porte della sua mente: il corpo flaccido del mercante che si accascia ai piedi del carro, le frecce che cominciano a piovere minacciose contro di loro, la corsa e lo scontro con quei mercenari, e infine le urla dei suoi compagni. Quelle immagini gli provocarono i brividi, e un nuovo spasmo lo costrinse a mordersi il labbro inferiore per non urlare. Reputò tutto il dolore che stava provando come il segno che la Morte lo aveva in qualche modo scansato, ma non sapeva se avesse concesso lo stesso lusso anche ai suoi amici. Il pensiero che potesse aver perso la sua famiglia per la seconda volta incominciò a farsi strada in lui, ma tentò in ogni modo di ricacciarlo nell'angolo più profondo della sua mente, almeno finché non avesse capito cosa fosse accaduto. Dopo l'ennesimo tentativo scoprì che finalmente i suoi muscoli rispondevano di nuovo, ma anche il più minimo movimento gli provocava dolore. Si morse il labbro tanto forte da farlo sanguinare e riuscì a mettersi seduto. Gli ci volle del tempo per riuscire a far uscire le gambe dalle coltri bianche che le ricoprivano. Ogni movimento che faceva gli strappava un gemito, ma la voglia di scoprire il destino dei suoi compagni lo spinse a non fermarsi. Poggiò i piedi sul pavimento freddo e fece leva per riuscire a scendere dal letto. Il sangue continuava a stillare dal suo labbro mentre i denti si conficcavano più a fondo con ogni movimento. Non appena fu in piedi le forze lo abbandonarono, e neppure l'appoggio del muro alla sua destra bastò a sostenerlo; rovinò a terrà di fronte alla porta socchiusa della camera, incapace di trattenere un grido carico di frustrazione e dolore. Lacrime sottili cominciarono a bagnare i suoi zigomi, mentre la gola prendeva a bruciare a causa della disidratazione. Il rumore di passi leggeri oltre l'uscio gli fece trattenere il fiato per qualche istante, poi la figura smagrita di una bambina dal volto affilato varcò la soglia, rimanendo ad osservarlo con uno sguardo a metà tra la curiosità e la diffidenza.

«Papà, papà! Vieni, il ragazzo si è svegliato!» Il timbro acuto della ragazza lo fece trasalire.

In pochi secondi una figura imponente fece il suo ingresso nella camera, torreggiando su di lui e nascondendo dietro di sé la piccola; lo guardò per un istante e subito dopo si abbassò sulle ginocchia per poterlo aiutare.

«Vai a chiamare tua madre Farah.»

L'uomo gli cinse la vita con il suo braccio robusto e lo aiutò a rimettersi seduto sul letto.

«Con quella ferita non dovresti assolutamente muoverti ragazzo, il cerusico ha detto che devi riposare.» La sua voce era profonda, decisa ma venata da una gentilezza quasi innaturale per qualcuno della sua statura. «Andiamo, ti aiuto a sdraiarti.»

La Danza della Morte e del VentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora