Prologo

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Il sudore rinfrescante che gli inzuppava la maglia al di sotto dell'armatura era l'unico sollievo che Khell riusciva a trovare nell'afa estiva di quella serata. Stava sdraiato sull'erba secca che contornava il falò crepitante; la testa che poggiava sulla coscia accaldata di Rose. Si rigirava tra le dita l'onice nera che solitamente portava al collo, lo sguardo fisso alle fronde al limitare dello spiazzo, mosse dolcemente dalla brezza estiva, responsabili della dolce melodia che accompagnava lo sfrigolio della carne sul fuoco.

«Speriamo che l'arrivo del Lebèg anticipi la venuta dell'autunno, così magari smetteremo di vivere inzuppati nel nostro sudore.» Alon allentò il colletto umido con un gesto meccanico.

«Non so se la pioggia battente sia poi tanto meglio di questo caldo torrido», disse Rose con un sorriso amaro, che però si trasformò presto in un ghigno di scherno. «L'unico lato positivo è che potrebbe mitigare il puzzo che ti porti dietro.»

«Dubito perfino che un bagno caldo con i sali usati dalla regina basterebbe per quello», continuò a deriderlo Aron, intento a rigirare lo spiedo al di sopra del falò.

«Sta zitto fratellino; pensa piuttosto a non far bruciare quella carne, altrimenti ti prendo a calci in culo da qui fino al tempio di Totec. Lì ti insegnerebbero sicuramente a stare in riga.»

Aron non riuscì a trattenersi dal ridere. «Proprio come hanno fatto con te, giusto?»

«Non sei credibile Alon, ormai lo sappiamo tutti che è più il tempo che hai trascorso all'interno di bordelli e taverne a Leste che quello che hai dedicato allo studio al tempio; e di certo le sacerdotesse non sono riuscite a insegnarti nulla in fatto di disciplina.» Khell si mise seduto e afferrò lo spiedo offertogli da Aron.

«Capo, non farmi fare brutte figure!»

«Tranquillo, ormai c'è poco che il piccoletto qui di fianco possa dire su di te in grado di stupirmi», disse Rose colpendo con un debole pugno la spalla di Khell.

«A chi è che avresti dato del piccoletto?» Khell alzò un sopracciglio indispettito prima di attrarre a sé la ragazza e baciarla e perdersi nella sua essenza di mandorla amara.

Alon sorrise. «Avresti potuto continuare a contemplare in silenzio quella pietra nera ancora per un po' anziché cominciare ad interessarti ai nostri discorsi proprio ora.»

Khell si staccò da Rose e si sistemò sull'erba secca. «Io ascolto sempre, anche quando non sembra, perciò dovresti ringraziare che spesso sto zitto anziché infierire. Con tutto quello che mi hai raccontato nell'ultimo anno potrei dipingere proprio un bel quadretto.»

Alon si alzò e si diresse verso la botticella di rovere, ignorando le risa sguaiate dei compagni.

«Sarà meglio che cominci a versarmi da bere.»

«Hai avuto proprio un'ottima idea amico mio. È arrivato il momento di gustarci quella delizia per cui abbiamo speso i nostri ultimi risparmi.»

Sul volto di Alon tornò il sorriso. «Ora si che parli la mia lingua capo.» Prese da una delle sacche quattro corni e li riempì di birra scura.

«Ecco, falli passare. Direi che tutti quei soldi meritano un bel brindisi, non credi anche tu capo?»

Si udì un leggero sbuffo prima che Khell si alzasse in piedi per prendere la parola. «Come sapete non mi piace fare queste cose, perciò, cercherò di fare presto, così da poterci cominciare ad ubriacare come meritiamo.» Fece scorrere lentamente lo sguardo su ognuno degli amici. «Questa sera festeggiamo la fine dell'estate, e sono lieto di avere tutti voi qui al mio fianco È trascorso più di un anno da quando abbiamo formato questo gruppo, e abbiamo sempre lavorato sodo per far sì che il nostro nome fosse conosciuto in ogni taverna che tappezza la Via Orientale, da Aësir fino ad Anansi. E ora che finalmente ci siamo riusciti ci aspettano mesi ancora più duri, dovremo dimostrare di essere all'altezza della nomea dei Cardinali. Brindiamo a noi e al futuro che ci attende!»

La Danza della Morte e del VentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora