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Il bosco per me era sempre stato un luogo magico, dove mi arrampicavo sugli alberi e giocavo con il mio amico d'infanzia, Thomas.
In quel momento, mentre imboccavo il sentiero commerciale, sterrato, con i solchi delle ruote dei carri e gli alberi che sembravano cercare di sfuggirgli, quasi ne avessero paura, non mi faceva più quell'impressione. Il silenzio iniziale si caricò dei suoni del bosco, il cinguettio degli uccellini, i fruscii degli animali che correvano tra gli arbusti.
Camminammo per molte ore. Il funerale di mia madre si era tenuto all'alba, per onorare Alba, la dea della nascita e della morte, nonché protettrice della nostra capitale, e ormai il sole stava cominciando ad abbassarsi, scomparendo dietro le cime degli alberi. Era improbabile che ci fossero locande nel bosco, quindi avremmo dovuto accamparci a lato del sentiero, perché non era sicuro viaggiare di notte.
Stesi una delle due coperte che Belle aveva portato - com'era previdente la mia sorellina - per terra e attaccai l'altra ai rami bassi degli alberi lì vicino, creando una specie di tenda. Non pensavo di poter accendere un fuoco. Il bosco era pieno di banditi, e non ero nemmeno sicuro che sarei riuscito a controllarlo. Dare fuoco a tutto il bosco non sarebbe stata una buona idea.
Presi dalle provviste una pagnotta e un po' di carne secca e le divisi con Belle, che mi ringraziò con un cenno. Cominciavo a preoccuparmi per lei. Avevo paura che smettesse completamente di parlare.
Finita la nostra cena, ci stendemmo sulla coperta per dormire, sul fianco, schiena contro schiena; dopo un po' sentii che si rannicchiava e il suo respiro si regolarizzava; mi sembrò di essere tornato piccolo, quando lei aveva gli incubi e veniva da me per essere rassicurata. Proprio mentre stavo per addormentarmi, qualche tempo dopo, sentii dei rumori, delle grida, provenire dal bosco intorno a noi, lontane ma non abbastanza da farmi sentire sicuro.
Uscii dal rifugio, facendo attenzione a non svegliare Belle, e mi diressi verso la fonte dei rumori. In mezzo al sentiero c'era un carro, di quelli che i contadini usano per trasportare il grano, ribaltato su un lato, ma il cavallo che doveva trainarlo non si vedeva. Attorno al carro c'erano degli uomini che raccoglievano i sacchi e li caricavano su un altro carro, mentre altri due tenevano sotto tiro un uomo anziano e una ragazza. Non ero molto vicino, ma alla luce delle torce degli uomini, il più spaventato sembra l'uomo, la ragazza sembrava... qualcuno che sta per fare qualcosa di molto, molto stupido. Riportai la mia attenzione sugli uomini. Erano tutti armati, in forma, avevano dei cavalli. All'inizio avevo pensato che fossero banditi, ma poi mi accorsi con orrore che portano un'uniforme: quella dei soldati del re. Perché avrebbero dovuto attaccare degli indifesi contadini? Non sembravano certo criminali. Avevo un unico pensiero in testa. "Devo aiutarli. Ma prima devo mettere al sicuro Belle."
Tornai sui miei passi, al rifugio, e la trovai già sveglia, che guardava fuori, con occhi curiosi ma non spaventati -Raccogliamo tutto- le dissi -ti troviamo un nascondiglio più sicuro.- lei iniziò subito a muoversi, prendemmo le nostre borse e ci avviammo al buio lungo il pendio che si alzava a lato della strada. Molti alberi erano caduti con le nevi dello scorso inverno, ed io mi avvicinai ad uno particolarmente grande, le cui radici, ancora mezze interrate, avevano lasciato una voragine profonda circa un metro e mezzo nel lato della collina. Aiutai Belle a scendere nel buco e le passai i nostri averi. Sapevo che avrebbe voluto venire con me -Torno subito- le promisi e coprii il buco con una coperta, che poi ricoprii con uno strato di erbetta stappata lì intorno. Si notava comunque, ma speravo che nessuno arrivasse fin là.
Mi diressi di nuovo verso il luogo dell'agguato. Avevo un piano, ma questo non significava che fosse un buon piano. Ero solo, armato di un coltellino che avevo infilato nello stivale prima di uscire di casa, mentre loro erano una dozzina, avevano spade, balestre e un addestramento militare. Ero chiaramente in svantaggio; dovevo dare l'impressione di non essere solo, di essere almeno alla loro altezza, come numero.
Avevano quasi finito di caricare il grano sul carretto, e mi assalì il timore che, una volta finito, decidessero di eliminare i testimoni. Così, mentre legavano al carretto un cavallo con lo stemma del re sulla gualdrappa, misi in atto la mia azione di salvataggio. Il mio primo obiettivo era distrarli: tirai dei sassi dall'altra parte del sentiero, facendo rumori, imitando i versi degli animali, e loro cominciarono a guardarsi intorno.
Tirai un sasso troppo in basso, e quello, invece che che superare il sentiero, colpì uno dei soldati alla tempia. Mi scappò un'imprecazione sottovoce, ma ebbi fortuna. Il soldato era vicino ai due che tenevano sotto tiro i prigionieri, che si distrassero, per tentare di capire da dove era arrivato il proiettile. La ragazza scattò, colpì il soldato più vicino a lei, gli rubò la balestra e gli sparò. Anche il vecchio si risvegliò all'improvviso, tirò un calcio all'altra guardia, che si piegò in due, mentre il vecchio, con un unico movimento fluido, estrasse la spada dal fodero che la guardia aveva alla cintura e gli mollò una gomitata, atterrandolo.
Mi ripresi dallo stupore e lanciai con forza gli ultimi sassi che avevo raccolto contro le guardie che si avvicinavano ai due. Con la maggior parte colpii solo braccia e gambe, troppo piano, ma tre tiri andarono a segno e colpisco i soldati alla testa. Nel frattempo, il vecchio ne aveva atterrati due, e la ragazza aveva tirato dardi a quelli che avevo colpito troppo piano, per poi cominciare ad usarla come mazza una volta finite le frecce. Alla fine, non erano rimaste guardie ancora in piedi.
Uscii dal bosco -Tutto bene?- chiesi. La ragazza mi puntò immediatamente contro la balestra, ma poi si accorse che non portavo l'uniforme e l'abbassò. Il vecchio mi chiese -Sei stato tu a tirare le pietre?- e io annuii.
-Ci hai salvati. Grazie.- disse ancora lui.
-Io non ho fatto niente di che.- mi schernii io.
-Infatti. Ho fatto tutto io.- intervenne allora la ragazza, e facendomi un po' arrabbiare. Se io non avessi distratto i soldati, lei non sarebbe riuscita a rubare la balestra alla guardia.
Mi avvicinai, entrando così nell'area illuminata dalle torce che i soldati avevano lasciato cadere e feci per ribattere, ma poi vidi delle espressioni sorprese passare sui loro volti. -Tu...- sussurrò la ragazza.
-Come ti chiami, ragazzo?- chiese il vecchio.
-Rick. Rick Mason.- allungai la mano al vecchio, e lui, dopo un attimo di esitazione, la strinse.
-Gorrick.- si presentò -E lei è Elodie.- pensai che si sarebbe irritata per essere stata presentata, ma lei stava guardando alla mia sinistra, con le sopracciglia aggrottate.
-Quella chi è?- chiese.
Mi girai -Belle!- corsi da lei. Era tutta sporca di terra, le unghie piene di terriccio.
Mi rivolsi a Gorrick ed Elodie -Lei è mia sorella, Belle.- le misi un braccio sulle spalle.
Il vecchio mi guardava in un modo che non riuscivo a decifrare -Volete restare con noi questa notte?-.
Lo guardai con una lieve diffidenza, ma, ripensando ai banditi e a tutti i pericoli del bosco, alla fine decisi di accettare -Ok, ci possiamo accampare a lato del del sentiero. Adesso va...- venni interrotto da un forte nitrito. Uno dei soldati aveva solo finto di essere svenuto, ed ora stava scappando a cavallo, senza voltarsi verso i compagni. Elodie alzò la balestra, ma poi ricordò di non avere più frecce.
-Leghiamoli.- il vecchio prese una lunga coda robusta dal carro ribaltato e insieme alla ragazza si accinse a raccogliere tutti i soldati per legarli insieme.
-Vado a prendere le nostre cose.- dissi -Vieni, Belle.-.

Il cavaliereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora