Prima Quartina

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Non sia mai ch'io ponga impedimenti
all'unione di anime fedeli; Amore non è amore
se muta quando scopre un mutamento
o tende a svanire quando l'altro s'allontana.

Manuel si mette quasi a ridere, per un attimo ha la chiara immagine di Virginia che si alza in piedi, affaticata dall'età ma con la stessa vitalità di sempre, al pranzo del matrimonio.
Ricorda che con un sorriso enorme e gli occhi vispi, alzò il calice e iniziò a decantare, per una strana coincidenza, proprio questo sonetto con il suo fare teatrale di sempre.

Manuel teneva stretta la mano di Simone, loro due seduti a uno di quei tavoli bianchi imbanditi nel giardino della villa.
Avevano scelto quello come luogo per promettersi amore eterno, o forse era il luogo che aveva scelto loro: ché tutto nacque lì e lì avrebbe trovato la sua continuità.

Era bellissimo Simone, vestito in nero, elegante come non lo era mai stato, con tanto di papillon e scarpe lucidate.
Manuel lo sente ancora, lì seduto alla scrivania, il vuoto allo stomaco che provó nel vederlo avanzare verso di lui.

Non lo aspettò a quella sorta di altare allestito sotto l'arco di fiori, ma alla fine della navata, per raggiungere insieme il punto esatto in cui si sarebbero guardati negli occhi e davanti a tutti avrebbero promesso di amarsi per sempre fino alla fine dei giorni.

Era stata una scelta di Simone, quella: "Non mi piace questa cosa che tu mi aspetti lì e i miei mi devono accompagnare e poi lasciarmi davanti a te, mi sembra la consegna di un pacco Manu!" gli aveva detto, mentre erano stesi a letto, poche settimane prima del grande giorno, a discutere gli ultimi dettagli.
"Simò ma è una tradizione..."

"Manu non è tradizione che due uomini si sposino, quindi facciamo quello che vogliamo, non mi piace." rispose, poi si tirò seduto e abbassò lo sguardo sul suo futuro marito steso di fianco a lui "Abbiamo deciso insieme di sposarci, abbiamo percorso insieme il cammino che ci ha portati a questa scelta, i miei non mi stanno affidando a nessuno, almeno non quel giorno, in un certo senso, se proprio mi hanno affidato a te, lo hanno fatto il primo momento che ti ho visto, perché nel bene e nel male io da quel giorno ho vissuto con te ogni cosa, e ho camminato sempre di fianco a te."

Manuel rimase in silenzio per una manciata di secondi, poi si mise seduto anche lui e passando una mano sul volto del giovane uomo vicino a lui "Mi piace, hai ragione, la navata la percorriamo insieme, io e te."
Simone sorrise "io con te", e Manuel lo seguì subito "tu con me".

Così dopo aver spiegato bene e pacatamente le ragioni per le quali i due ragazzi avrebbero voluto togliere la gioia a quelle due povere madri di percorrere insieme ognuna al proprio figlio quel breve percorso, avevano optato per farsi accompagnare solo alla fine della navata.

E quando Simone gli fu davanti Manuel si accorse che felice come era in quel momento non lo era stato mai, e che tenendo stretta la mano del ragazzo le paure sarebbero state lontane anche nel momento di promettere amore eterno.

E ogni passo compiuto insieme in quel percorso, che li avrebbe portati a quell'altare addobbato nel giardino della casa che li aveva visti crescere, dove Chicca, l'amica di una vita, li aspettava raggiante per improvvisarsi celebrante di quell'amore che aveva visto sbocciare e maturare, li portava a stringersi ancora più forte le mani, ché ogni passo era un ricordo.

Avanti il piede destro: un Simone diciassettenne che gli piange tra le braccia, stanco di ricordi sfocati e storie di cui non aveva mai sentito prima.
Manuel si sentiva morire a vederselo così, rannicchiato sul suo petto con gli occhi enormi bagnati e tristi, così fragile e delicato.

"Simo' non piangere, lui è con te, è sempre con te..." gli ripeteva sulla testa, mentre lo stringeva ancora più forte, ché lo terrorizzava l'idea di allentare la presa e vedere quel ragazzo finire in pezzi.
"Ma io non lo ricordo Manu. Come- com'è possibile che io non lo ricordi?" singhiozzava il più piccolo, e ogni presa di fiato era un'altra coltellata al centro del petto di Manuel.
"Non importa Simone, non importa, vedrai che piano piano ricorderai altre cose, e lui è sempre qui, sempre con te" continuava la nenia.
"Io- anche tu ora sei qui con me, ma- Manu e se un giorno mi scordassi anche di te, eh? E se rimanessi da solo per sempre perché mi dimentico le persone? Come faccio a dimenticar-"
"Simo tu non mi dimenticherai, perché io ci sarò ogni singolo giorno della tua intera esistenza, mi hai capito?" buttò fuori Manuel, con il tono dolce e autoritario, premendosi più forte su quei ricci profumati "io non ti lascio più, mai più Simo'. Questa vita la passiamo insieme, okay? Io con te e tu con me."
Simone rallentò il pianto, e con fatica cercò di liberarsi in parte da quella morsa salvifica che le braccia di Manuel avevano formato intorno al suo busto. Gli poggiò il mento sul petto per guardarlo negli occhi "non ci lasciamo più, Manu?" e spuntò un sorriso debole, ma pur sempre un sorriso, su quel volto.
"Te lo giuro." sussurrò ora Manuel, annuendo sicuro ma con il tono titubante di chi sa che sta compiendo un primo passo oltre la paura.
Si erano addormentati poi, coccolandosi e prendendosi cura l'uno dell'altro.

Sonetto LCVI Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora