Hai presente quel lampo di luce, quel momento brevissimo in cui ti sembra come di svegliarti? Illuminazione, risveglio, attimo, istante di lucidità? Ecco a Giada è successo proprio questo, ha vissuto quell'esperienza che la parola giapponese kenshō è in grado di sintetizzare.
Giada, passa i mesi a rimuginare sopra quel "non mi basta", improvvisamente arriva il kenshō e quella frase le si palesa nella mente: "Perché qualche volta non vieni tu da me?". Una richiesta banale, innocente, quasi scontata, ma non per Giada.
Diario Autoesperenziale
Mercoledì, 26 Maggio 2015
Una parola che racchiude un'esperienza illuminante: kenshō. Quella frase, così banale, così terribilmente destabilizzante. Una frase in grado di insinuare il dubbio, il senso di colpa, l'inquietudine e l'angoscia di aver sbagliato. Ho sbagliato?
Abitiamo distanti, a kilometri di distanza, lui ha la macchina, Io devo prendere i mezzi per raggiungerlo: non ho l'età per la patente, nessuno che possa accompagnami. Non sono mai uscita al di fuori di questa città, non da sola con i mezzi pubblici, ho anche il coprifuoco alle ore 20:00! Maledetto coprifuoco, una zavorra che mi perseguita anche di sabato e domenica.
In realtà ho paura. Paura di perdermi, di non scendere alla fermata giusta, di perdere l'autobus del ritorno, di perdere quello dell'andata, di non fare in tempo a tornare a casa, della punizione dei miei genitori: non quella fisica, non la reclusione in casa a vita, ma i loro sguardi di disapprovazione, quel gelo che leggo nei loro occhi ogni volta che non faccio quello che si aspettano, quel freddo che mi si conficca nella pelle quando non mi rivolgono la parola per settimane, ignorandomi. Ecco! Questo mi terrorizza: il coprifuoco va rispettato, ASSOLUTAMENTE.
È una richiesta banale, me ne rendo conto, ma come faccio? Non posso dirgli che non me la sento di andare a trovarlo da sola, rischiando tra l'altro, di far imbestialire i miei genitori. Rimando. Invento delle scuse. Mi sento così imbranata, penserà che sono viziata. In fondo, non mi sono fatta problemi a farmi riaccompagnare da lui e dai suoi amici, penserà che sono abituata a fare l'autostop o cose simili, non sa che era la prima volta che mi facevo riaccompagnare da persone appena conosciute, non sa che ogni volta che vado in discoteca, sono sempre con le mie amiche e con un passaggio sicuro: ci accompagna il ragazzo della mia migliore amica. Ma come faccio a dirglielo, mi prenderà per una ragazzina. Vabbè temporeggio, invento scuse. Si faccio così. Però che cavolo! in fondo LUI ha la macchina e nessun coprifuoco, è libero di fare quel che vuole, Io al contrario no. E poi Uffa, ma che è sta storia dell'emancipazione? Mamma mi ha sempre detto: l'uomo deve corteggiare la donna, lui fa la prima mossa, lui porta fiori, cioccolatini, apre la portiera... lui la va a prendere e la porta in giro! Si vabbè, ma come mi viene in mente la storia dell'emancipazione femminile? Parlo io che sono una femminista convinta. Si però, femminista o no, qui si parla di romanticismo...
Chiara e Sergio, penso a loro, al loro rapporto, la gentilezza e la dolcezza di lui. Sergio, quell'adorabile tipo dai capelli corvini e gli occhi da cucciolo che stravede per la sua ragazza, l'accompagna ovunque lei voglia andare, senza batter ciglio, si accolla anche le sue amiche, tutto pur di veder affiorare sul viso della sua amata quel sorriso che tanto lo fa impazzire. Sergio, un ragazzo d'altri tempi, un diciannovenne all'antica o solamente un maschio innamorato?
Su questo rifletto, quando un moto di rabbia prende in me il sopravvento: Perchè io dovrei sentirmi in colpa per voler essere corteggiata? Non ne ho forse anche io il diritto? Il caratterino tutto pepe che mi contraddistingue si fa sentire ed agita in me un moto rivoluzionario che fa accelerare il battito cardiaco, alzare la temperatura corporea e irrigidire tutti i muscoli. Senza rendermene conto sono un fascio di nervi, tesa come le corde di un violino che stanno per spezzarsi. Il respiro si blocca nella fase dell'inspirazione e così rimango per diversi minuti, poi mi calmo riprendo a respirare, espirando tutta l'aria trattenuta, rilassando l'intera muscolatura e un senso di sconforto invade la mia anima.
Rileggo, quello che ho scritto e mi rendo conto dell'enorme conflitto interiore che ho vissuto, un conflitto che gradualmente si è trasformato in sconfitta personale, il dubbio è diventato pura convinzione: ho sbagliato Io.
Riguardo ancora sullo schermo quelle parole, quei pensieri espressi e rifletto: allora è da quel momento che ho perso il contatto con me stessa, con la mia identità, che ho iniziato a mettere da parte i miei bisogni e desideri per dedicarmi a quelli degli altri?
![](https://img.wattpad.com/cover/320874369-288-k8084.jpg)
STAI LEGGENDO
ANIMA IN GABBIA
General FictionIncastrata in un presente soffocante e destabilizzante che le impedisce "emotivamente" di spiccare il volo, come fosse imprigionata in una dimensione che non le appartiene, Giada deve evadere. Non sa come fare. È in questi momenti di sconforto che l...