Diario Autoesperenziale
Mercoledì, 9 Giugno 2015
Un tuffo nel passato recente. Un giorno come tanti.
Mi guardo le mani. Oddio! L'ho fatto di nuovo, mi sono rovinata la manicure, ho torturato senza ritegno ogni pellicina intorno all'unghia di ogni dito della mano sinistra, in alcuni punti esce anche del sangue. Corro in bagno, disinfetto le piccole ferite e applico il cerotto spry. Attendo qualche istante, metto la crema idratante, massaggiando delicatamente. Uno, due, tre strati di crema. OK! Va meglio, ho rivinato la manicure, ma non è proprio un disastro. Ma che cavolo mi dice il cervello, proprio le mani mi devo andare a torturare?
"Una mano curata è un biglietto da visita importante", me lo ripete sempre la mamma, me lo rinfaccia sempre Paolo. Che figura ci faccio ad andare in giro così! Non riesco a smettere. Dio quanto sono arrabbiata con me stessa. Speriamo che Paolo non se ne accorga, sennò chi lo sente! Di sicuro con lo sguardo disgustato mi dirà "Guarda come ti sei conciata le mani. Devo andare in giro con una sciattona? Che figura mi fai fare! Perché non ti togli questo stramaledetto vizio?" Scuoterà la testa con un moto di disapprovazione e si volterà a fare altro, mentre io rimarrò in silenzio a guardare la manicure rovinata, dapprima mi sentirò in colpa e subito dopo mi esploderà dentro una rabbia che mi corroderà dall'interno, mi verrà l'impulso di reagire in malomodo dicendogli tutto quello che penso, difendendo la mia autostima che è oramai ridotta a brandelli.
Avrei voglia di urlargli " Guarda che mica lo faccio apposta, sei il solito insensibile, credi che a me faccia piacere? Fino a prova contraria sono io che faccio la figuraccia con gli altri mica sei tu. Ti metti sempre al centro dell'attenzione. Devo sempre essere perfetta per non farti sfigurare. Ma dico, ti guardi mai, dentro e fuori, intendo, credi di essere perfetto tu? Ma, non dico nulla, perché so che seguirà una megagalattica litigata che si concluderà con porte sbattute, musi lunghi e silenzi interminabili. Una litigata che non ho voglia di affrontare che non servirebbe a niente. So che ha ragione, in fondo ha perfettamente ragione. Ma che cazzo! come può essere così insensibile? Mica lo faccio apposta. Succede sempre in maniera automatica, mentre sono sovrappensiero.
Giada è arrabbiata con se stessa, questo lo sa bene, è evidente da come si tormenta senza tregua le pellicine intorno alle unghie, fino a farle sanguinare. Lo fa automaticamente, senza rendersene conto, come fosse in trance. A danno fatto, cerca di rimediare mettendo strati e strati di crema idratante, ma tanto poi lo rifa. Sente una sottile e costante inquietudine, una tensione emotiva latente. Apparentemente sembra calma, tranquilla, serena a volte anche felice. In effetti per lo più lo è, cerca di esserlo o crede di esserlo, probabilmente se ne autoconvince, per lo più ci riesce, ma si illude. Il corpo non mente, il corpo comunica sempre i bisogni dell'anima. La verità dentro di se la conosce, sa che si deve allontanare da quei luoghi, da quelle persone, in particolare da Paolo, dall'invadenza della Madre, dai suoi fratelli. Si sente in trappola. È consapevole che solo Lei ha il potere di uscirne, dipende tutto da lei dalla sua volontà di reagire, eppure si sente bloccata.
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ANIMA IN GABBIA
General FictionIncastrata in un presente soffocante e destabilizzante che le impedisce "emotivamente" di spiccare il volo, come fosse imprigionata in una dimensione che non le appartiene, Giada deve evadere. Non sa come fare. È in questi momenti di sconforto che l...