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''Ciascuno ha un angelo custode accanto

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''Ciascuno ha un angelo custode accanto. Basta che tu agli angeli parli di quello che ti succede e loro capiscono al volo le cause''
(Alessandro D'avenia, ''Bianca come il latte, rossa come il sangue'')

Bussai alla porta e un Elia allegro e sorridente venne ad accoglierci.

Emma corse subito in quella casa, ormai familiare per lei, per cercare Camilla, la quale era in camera sua a preparasi per la festa.

È così che dovrebbe sempre essere, pensai mentre mi sfuggiva dalle mani su per le scale con la sua gonnellina lilla e svolazzante.

«Oggi la trovo meglio.» Elia mi offrì un calice di vino.
«Francesco ieri ha fatto un ottimo lavoro» sorrisi sedendomi sul divano.
«Gli altri bambini stanno per arrivare, se senti che Emma potrebbe non farcela, non farti problemi a riportarla a casa.»
«Ma Emma è di questo che ha bisogno: vita sociale. Deve giocare, correre, saltare, ridere, magari anche sbucciarsi le ginocchia, non ha bisogno di stare chiusa in casa ad avere paura di tutto»
«Ravi, sappiamo entrambi di cosa ha davvero bisogno Emma.»
«Putroppo nemmeno Ade potrà ridarmi Margherita.»

«No Ravi, non stavo parlando di questo,» Elia accavallò le gambe e poggiò il calice sul tavolino in vetro «io dicevo che lei ha prima bisogno di superare il trauma, devi portarla al mare.»
Scattai in piedi, mi sentivo ribollire dentro.
«No Elia, nessuno di noi due tornerà al mare.»
«Anche tu ne hai bisogno, io posso aiutarti.» Elia mi mise una mano sulla spalla, guardandomi fisso negli occhi.
«Grazie, ma no, stiamo bene sulla terraferma.»

Elia sospirò, arrendendosi subito, ma sapevo che in realtà avrebbe riprovato a convincermi: Elia non demordeva mai. 
«Delia!» urlò poi andando ad abbracciare una ragazza che stava camminando nella loro direzione.
Mi alzai cordialmente, la figura possente di Elia la copriva interamente, ma quando si spostò rimasi quasi folgorato.

Una cascata di capelli neri come il petrolio incorniciava un viso pallido, dagli occhi grigi e splendenti.
Un ampio sorriso si spaziava tra i tratti delicati, facendo spuntare due fossette agli angoli delle labbra.
Si girò verso di me, rivelando delle piccole e appena accennate lentiggini sul naso e sotto gli occhi, poggiò una mano sul collo scoperto ed elegante, da cui pendeva una mezzaluna splendente e potei notare lo smalto blu notte sulle sue unghie. 
«Ravi, lei è mia sorella Delia.» Elia si girò verso di me, spingendo un po' più avanti la ragazza.
«Molto piacere.» Delia mi strinse la mano, aveva la pelle morbida al tatto e il freddo dei suoi anelli argentati mi fece rabbrividire. 
«Dov'è Camilla? Non vedo l'ora di stringerla fortissimo! Ha già otto anni Elia! Ti rendi conto?» era entusiasta, quasi tremava mentre parlava.

«Purtroppo no Delia, non me ne rendo conto. È stranissimo, quando è cresciuta così tanto?»
Delia gli posò un bacio sulla guancia e poi scappò di sopra urlando il nome della nipote.
Rimasi spiazzato dalla sua vitalità ed energia, era così felice da trasmettere un minimo di quella positività anche a me.

Basterà Un Respiro ProfondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora