❀ Pagina sei: Volevo...

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«Non dovrei provare un sentimento così forte per te, tanto intenso che il solo pensiero di dover smettere di guardare i tuoi occhi mi fa mancare il respiro.»

Non sapevo come definire quello che provavo...

La sua mano accarezzava dolcemente il mio viso, perché mi sentivo così fottutamente bene tra le sue braccia? Perché avrei voluto baciarlo? Perché mi stai facendo questo, Eijiro?

Lo vidi avvicinare il suo viso a me, abbassai lo sguardo verso le sue labbra rosse, non molto carnose, ma lo stesso bellissime.

Sentivo di voler... No, non andava bene. Non era giusto.

Girai il viso da un lato, sentii appena Eijiro sospirare, la mano di lui era ancora sulla mia guancia, non smetteva di accarezzarla. Mi alzai con il suo aiuto, lo guardai per un istante negli occhi, sorrise dolcemente e passò una mano tra i miei capelli, «Va bene così, Katsuki, io ti aspetterò, anche se va contro ogni mio principio, ma non mi importa, ti aspetterò»

Mi avrebbe aspettato?

Se solo avesse saputo la verità, mi avrebbe aspettato ancora?

«Pensavo ti facesse bene accendere l'apparecchio, credevo che ti avrei visto sorridere» sorrise imbarazzato mentre accarezzava dolcemente i miei capelli, «Non hai fatto nulla di male» mormorai a bassa voce mentre feci un piccolo passo indietro, mettendo una certa distanza fra noi.

Non potevo permettere che i sentimenti che provava verso di me crescessero, poiché io stavo morendo. Avrei portato solo dolore nella sua vita se avesse saputo...

Non avrebbe più creduto che valesse la pena aspettare.

Eijiro mi guardò per qualche istante per poi spostare lo sguardo altrove, «Se vuoi spegnere l'apparecchio, puoi farlo» Avrei dovuto farlo? Avrei dovuto spegnerlo? Così non avrei più sentito la sua voce. Volevo spegnerlo? No!

Non volevo.

La sua voce.

La sua dolce voce.

Era una dolce melodia, che avrei ascoltato a ripetizione, senza mai smettere.

«Ci penserò» risposi senza guardarlo, morsi leggermente l'interno della guancia, «Possiamo andare in un posto meno rumoroso?» Chiesi con un filo di voce, quasi imbarazzato, avrei voluto solo ascoltare la sua voce, senza nessun tipo di rumore attorno.

«Certo» si avvicinò a me, con la coda dell'occhio lo vidi sorridere appena, «Ti aiuto, sembri stanco» si avvicinò per stringere la mia mano, con modi bruschi la scansai, serrando la mascella, «Non mi trattare come un debole del cazzo, sto bene, anche se prima ho avuto un crollo, questo non ti dà il diritto di fare così, riesco a camminare anche senza il tuo aiuto» lo vidi alzare le mani, come in segno di resa, «Va bene, va bene, scusa, non volevo sembrare...troppo, ecco» sorrise leggermente, un sorriso falso, un sorriso forzato.

Questo si provava a starmi intorno, dolore.

Perché ogni mia frase riusciva a ferire, come se dalla mia bocca uscissero coltelli e non parole, e io ci provavo, cazzo se ci provavo a non ferire, ma fallivo, ogni cazzo di volta, io fallivo.

Ero progettato per portare dolore.

Eijiro avrebbe dovuto starmi lontano.

«Io non...niente, dove andiamo?» Iniziai a giocare nervosamente con l'orlo della maglietta mentre, con la coda dell'occhio, lo guardai, «Mhm, non saprei, entriamo in macchina, poi ci pensiamo, ti va?» annuii iniziando a camminare verso l'auto, entrambi eravamo in totale silenzio.

Il rumore dei suoi occhi || Kiribaku {vol. I}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora