❀ Pagina nove: Tempo

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Mi svegliai nel pieno della notte con un forte dolore alla testa, «Mhm» mugolai posando le mani sulle tempie, morsi con forza l'interno della guancia fino a sentire il gusto ferroso del sangue, «Non mi...» mormorai bloccandomi non appena sentii una fitta di dolore provenire dalla testa. Cercando di alzarmi dal letto, camminai con fatica fino alla camera dei miei, «Mamma» mormorai aprendo la porta, mi appoggiai di peso a essa cercando rimanere in piedi, iniziai a sentire le gambe così pesanti e mi sentii molto stanco.

«Mamma!» urlai, ne ero sicuro poiché sentii la mia gola contrarsi, lei si svegliò di scatto e si tirò su con il busto, insieme a lei si svegliò anche mio padre, li guardai mentre sentivo il mio corpo diventare sempre più caldo, come se stessi prendendo fuoco dall'interno.

«Io non mi s-sento bene» provai in tutti i modi a rimanere in piedi, ma ormai non ne avevo più le forze, caddi di peso a terra, sentii le braccia di mio padre avvolgermi, tirarmi su con forza, sentii le mani di mia madre stringere una mia mano con delicatezza.

Parlava.

Parlava troppo velocemente e non riuscivo a seguirla, Mamma, piano pensai iniziando a sentire le mie palpebre pesanti.

«Sono stanco» Tutto iniziò a perdere colore, pian piano tutto diventò più sfocato, più scuro, fino a quando non ci fu nient'altro che il buio.

𖥸 𖥸 𖥸

«Dove mi trovo?» mi guardai intorno, completamente spaesato, un nauseante odore di disinfettante primeggiava in quella stanza, iniziai a sbattere più volte le palpebre cercando di mettere a fuoco ciò che avevo intorno. Le pareti bianche immacolate, un luce fredda a led sopra al mio letto, rumori di macchinari e di passi, sono in ospedale? Pensai stropicciandomi gli occhi, cercai di alzarmi con il busto ma sentivo il mio corpo pesante, come se fosse fatto di cemento, perciò rinunciai all'idea di sedermi.

Mi girai verso la grande finestra alla sinistra del mio letto, fuori ormai era giorno, il sole splendeva in alto, «Mhm» mugolai non appena sentii delle urla assordanti provenire da fuori la porta, le urla di mia madre.

«Mamma» mormorai a bassa voce mentre guardai fisso alla porta, volevo alzarmi, uscire e controllare se stesse bene, controllare che non le fosse successo nulla, «È mio figlio, vi prego!» continuò a urlare, la sua voce spezzata riecheggiava in tutto l'ambiente, stava piangendo?

Cercai il telecomando per chiamare l'infermiera, lo vidi appoggiato accanto al comodino vicino al letto, perciò allungai appena il braccio libero, poiché nell'altro mi avevano inserito una flebo, presi il telecomando e premetti una sola volta il pulsante, aspettando che qualcuno entrasse da quella stramaledetta porta.

Vidi un'infermiera minuta , seguita da mia madre la quale la sorpassò e corse verso di me, «Bakugo!» quasi urlò mentre mi strinse forte a sé, sentivo le sue lacrime cadere sulla mia spalla.

Non volevo che piangesse.

«Ti sei svegliato, bentornato signorino! Hai dormito per tutta la notte» l'infermiera iniziò a controllare i miei parametri, costringendo mia madre ad allontanarsi appena da me.

La donna sorrise appena, la sua espressione era triste e dispiaciuta, guardai mia madre abbracciare mio padre, si stringevano.

«Mi avete acceso l'apparecchio» mormorai guardando l'infermiera, lei annuì e dopo che finì il suo lavoro, uscì dalla stanza, lasciandomi solo con i miei.

Mi sentii terribilmente violato, avevano toccato un mio punto debole quando non ero cosciente, mi sentii così impotente in quel momento, con quale diritto avevano scelto per me? Perché?

Il rumore dei suoi occhi || Kiribaku {vol. I}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora