Immagina Yeonjun

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Fece qualcosa di inaspettato...mi abbracciò.
"Non prendere alla leggera il fatto che stessi per essere sverginata per un tuo scopo! Era il mio tesoro più prezioso e un uomo stava per rubarmelo" gridai io rimanendo però accoccolata a lui.

Lui non disse nulla, poi sospiró e io feci l'unica cosa che non dovevo fare, continuai il mio sproloquio inutile.

"Non voglio più stare con te, sto perdendo la dignità, non mi sento più io, non ho più rispetto e tu sei un assassino!" Piansi.

"Y/n..."

"No! Fammi finire, io me ne voglio andare, hai ucciso i miei genitori, ti odio!"

Gridai non rendendomi conto dell'ironia della cosa, rimanevo abbracciata a lui ma affermavo di odiarlo.

"Pensi che vivere con te sia una passeggiata?" Si staccò "sei una stupida ragazzina viziata, che non è capace nemmeno di svolgere un compito" sbuffò.

"Non hai nessun diritto di dirmi questo" assottigliai gli occhi e mi asciugai le lacrime. "Sali in macchina" mi ordinò senza guardarmi. Non mi mossi.

"ORA!" disse con il solito tono glaciale, perciò io ohbedii.

Quella notte non dormii per nulla, saperlo nella stanza accanto alla mia non mi tranquillizzava, il ricordo di quello che stavo per correre mi faceva venire la nausea e il fatto che i miei erano morti mi faceva sentire sola.

Passarono altri tre giorni.

Ormai era più di una settimana che ero reclusa qui. In questi giorni, non vidi per nulla Yeonjun, sentivo la sua voce, o i soliti ansimi e rumori molesti che faceva la notte con le sue numerose conquiste. Non ce la facevo più.

Ero arrivata al limite.

Non sapevo quanto altro tempo voleva tenermi imprigionata qua dentro, ma dovevo reagire... dovevo fare qualcosa.

Dovevo scappare.

O almeno, dovevo provarci.

Osservai attentamente ogni minimo particolare di quella stanza che da otto giorni mi stava ospitando. Non c'era niente che mi potesse aiutare in una possibile fuga; era spoglia.

La finestra era curamente sigillata; più volte avevo tentato di aprirla, di scassinare la serratura con le poche cose che avevo trovato sotto il letto, ma invano.

Guardai quel vecchio comodino polveroso dove ci poggiavo i libri. Oltre a quelli, che mi ero divorata in pochissimo tempo, c'erano la famosa sveglia, Mi soffermai a guardare quel vecchio e ingiallito paralume... Chissà, magari dato in testa avrebbe fatto male

Improvvisamente, un'idea mi balenò nella mente.

Pensandoci... sarebbe stata una mossa azzardata, e mi sarei sentita in colpa se avessi fatto una cosa del genere, avrei colpito in testa Yeonjun facendogli perdere i sensi e sarei fuggita

Aspettai la sera per il mio colpo geniale, sarei andata in camera sua una volta che avrei avuto la conferma che dormiva e lì avrei agito. Erano ormai le 3 di notte, presi un vaso e piccolo che si trovava vicino alla porta e mi diressi in camera del mio aguzzino, aprii piano la porta e lo vidi alla scrivania che scriveva qualcosa.

"Cazzo" sussurrai.

"Non ti aspettavo micetta" disse senza smettere di scrivere, col tono di chi invece non vedeva l'ora di vedermi.

"Emh io...io non riesco emh...voglio un po’ di compagnia ecco..." balbettai.

"Che tipo di compagnia?" Chiese voltandosi finalmente e sorridendomi maliziosamente.

"Sai ci ho ripensato eh..." spaventata tornai alla porta.

"Non ti azzardare" mi raggiunse in poco tempo e mi bloccò il polso.

"Yeonjun ti prego-"

Iniziarono a pizzicarmi gli occhi, ero riuscita a non farmi scopare da un depravato, ma non sarei riuscita a fermare un assassino.

“tremi di desiderio” disse lui che pensò che fossi eccitata, continuando baciarmi sul collo.

Mi prese dalle gambe e mi adagiò sul letto, si sfilò la maglietta e potei vedere i suoi addominali scolpiti, mi mise una mano sulla guancia e poi si avventò nuovamente sulle mie labbra. Quando pensai che sarebbe avvenuto il peggio invece si fermò.

“pensavi davvero che ti avrei scopata senza il tuo consenso?” rise.

“sembri quasi delusa” mi guardò dall’alto, io ero ancora paralizzata dalla paura, stesa sul letto come un morto e con gli occhi lucidi che fissavo il lampadario su di me.

Lui si stese accanto a me e sospirò, ci fu un momento interminabile di silenzio.

“ho avuto paura” sussurrai continuando a fissare il lampadario.

“non ti farò mai del male, a meno che tu non te lo meritassi” sorrise guardandomi e finalmente staccai gli occhi dall’oggetto che da più di dieci minuti aveva tutta la mia attenzione. “io non merito tutto questo” dissi guardandolo negli occhi.

“no, hai ragione, ma dal momento in cui sei sola, sei mia” il suo sguardo si posò dai miei occhi alle mie labbra.

Si avvicinò lentamente fino a sfiorarmi la punta del naso e poco dopo mi baciò. Era un bacio dolce, appassionato, che esprimeva sicurezza e amore, sì forse è vero, forse sarei stata per sempre sua, o forse gli sono appartenuta da sempre.

Son tornata su richiesta di una lettrice.spero ci piaccia 😊

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