Capitolo 2

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Sono diventata questa senza neanche accorgermene.

Noemi, Vuoto a perdere

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Alba

Sono venti minuti che fisso l'immagine allo specchio. C'è una ragazza con dei lunghi capelli biondi e gli occhi scuri, che indossa un tubino nero e tacchi vertiginosi. Non c'è nulla di strano, nulla che non vada, eppure mi chiedo se quella ragazza sia davvero io o solo una fotocopia sbiadita di me stessa.

Il vortice dei miei pensieri viene interrotto dal suono del clacson di un'auto. È appena arrivata Francesca. Mi ha convinta ad andare ad una di quelle stupidissime rimpatriate tra compagni di liceo. Quanta ipocrisia! In classe a stento riuscivamo a sopportarci e questa sera ce ne staremo seduti insieme ad un tavolo a fingere di essere dispiaciuti per non essere rimasti in contatto e a chiederci il perché non abbiamo organizzato prima una serata come questa.  

«Wow stai benissimo!»

«Anche tu, Franci. Sappi che ho accettato di venire solo perché ci sarai anche tu».

Francesca sorride e iniziamo a parlare e a domandarci come saranno diventati alcuni dei nostri compagni. Parliamo della secchiona che era sempre in prima fila e non lasciava copiare nessuno, del ragazzo straniero che si fermò in classe con noi per pochi mesi e delle pettegole della classe che non facevano che darci il tormento. All'improvviso mi balena un pensiero in testa. Come ho fatto a non pensarci prima?!

«Francesca, sai se ci sarà anche Riccardo?» - chiedo.

«Ma figurati! Chissà in quale parte del pianeta sarà finito?!» - dice ironica.

«Si, hai ragione» - commento e abbozzo un sorriso di circostanza. Perché non posso fare altro. Perché non posso certo dire a Francesca che ogni giorno anch'io mi chiedo dove sia.

Però, sai una cosa, Riccardo? Non voglio sapere dove sei. L'importante è che tu non torni.

Per la cena i nostri amici hanno scelto un ristorantino molto caratteristico in stile provenzale. Ci sono tavoli e panche di legno. Su ogni tavolo c'è un vaso con dei fiori di lavanda. In lontananza, io e Francesca intravediamo qualcuno dei nostri compagni e ci avviciniamo alla tavolata. Dopo i soliti convenevoli, prendiamo posto. Ci sediamo entrambe alla fine del tavolo e proprio accanto a me c'è un solo posto libero.

«Che dite? Ci siamo tutti?» - urla una voce dal fondo.

«No, ragazzi, aspettate, manca Riccardo. Mi ha scritto che sta per arrivare» - risponde Elia.

Una doccia fredda. Un fulmine a ciel sereno. Un colpo al cuore.

No, non sono pronta. Non posso rivederlo. Sono passati cinque anni dall'ultima volta.

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