Capitolo 3

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Ciao, che coincidenza, tu in questa stanza a casa di amici...

E non vederci più, non sentirci più... 

E adesso guarda tu mentre ridiamo insieme.

Massimo Di Cataldo, Scusa se ti chiamo amore

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Riccardo

Sono tornato da appena due giorni e l'ultima cosa che m'immaginavo era stare seduto di fianco ad Alba in un locale.

Alba non mi parla.

Non mi guarda.

Non mi saluta.

Lei mi punisce così.

Eppure, io stasera non riesco a toglierle gli occhi di dosso. La guardo di nascosto: i capelli biondi, il neo sul mento, le dita sottili, i seni piccoli, le spalle da ballerina classica.

«Forza, Alba è il tuo turno. Raccontaci un po' di te» - la incalza un nostro compagno.

Racconta di essere iscritta alla facoltà di logopedia. Rimango di sasso. Ero convinto avesse scelto medicina come suo padre. Prendo un altro pezzo di pizza, che per poco non mi finisce di traverso.

«E Carlo? Stai ancora con lui?»

«Si, assolutamente. Non potrei chiedere di meglio. Contiamo di sposarci tra qualche anno!»

Cosa? Lo vuole sposare?

La sento parlare e non la riconosco. Può il tempo cambiare così tanto una persona? No. Per me, no.

Alba, forse non è così importante ciò che dici se, intanto, i tuoi occhi stanno gridando altro.

Perché gli altri potranno anche non accorgersene, ma io no.

Io, i tuoi occhi, li conosco a memoria.

Esco a fumare una sigaretta. Mi sento soffocare e mi chiedo perché, a distanza di anni, debba sentire tutto questo ogni volta che la vedo. Mi sento uno stupido. Ho passato cinque anni a scappare da queste sensazioni. Milano, Londra, Torino, ancora Milano e non sono riuscito a togliermela della testa. Come posso credere di riuscire a farlo restando qui dove tutto è iniziato?

Quando rientro, alcuni dei nostri amici si sono alzati, altri sono andati via. Lei, invece, è ancora lì, con una mano tra i capelli e gli occhi che fissano un punto indefinito.

«E così ti sposi?» le dico.

Prima sussulta, poi abbassa lo sguardo e tamburella le dita sul tavolo.

Il linguaggio del corpo ci mette un attimo a tradirti.

«Già! Con Carlo va alla grande...quindi...»

«Immagino. Carlo è ...»

«Carlo c'è sempre stato per me!»

Me lo vomita addosso così, senza preavviso, senza giri di parole. E finalmente la riconosco. È venuta fuori l'Alba che ho sempre conosciuto io.

«Io, invece, no. Stavi per dire questo?»

«Io non ho detto nulla».

Si mette sulla difensiva e percepisco che probabilmente sono andato oltre.

«Scusami, come posso farmi perdonare? Che ne dici di un ballo?». Sorride ed è già una conquista. «Sai, gira voce che tu sia una bravissima ballerina». Le tendo la mano.

«Sì, ma solo uno, perché sono piuttosto arrugginita!». Afferra la mia mano e stavolta a sorridere sono io. E mi sembra di ritornare a quando avevamo diciassette anni e ci sentivamo invincibili. A quando il nostro amore lo scrivevamo sui muri. Chissà se c'è ancora da qualche parte la nostra scritta o se è stata cancellata dal tempo?

Alba e Riccardo 4ever.

A quando ancora credevamo che il nostro amore sarebbe durato tutta la vita.

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