iv. i metodi vecchia scuola fanno schifo

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«GIURO SU DIO che se questa cosa è tutta una farsa, avrò entrambe le vostre teste»

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«GIURO SU DIO che se questa cosa è tutta una farsa, avrò entrambe le vostre teste».

Arion e Fei si scambiarono uno sguardo: «È la terza volta che ripeti la stessa minaccia in cinque minuti».

«Perché non ho altre opzioni, okay?!».

Tossì quando l'ennesima ondata di polvere la colpì in faccia: «O meglio, le ho, ma tutto pur di saltare scuola. Anche cercare qualcosa di immaginario per fare qualcosa di immaginario».

Suo fratello sospirò: «Dars—».

«Sì, sì, ho capito. È tutto vero. Tu sei un giocatore di calcio, lo sono anch'io, abbiamo vinto un torneo e bla bla bla» sbuffò, togliendo una grossa scatola da una torre di altre grosse scatole. «Dico solo che su una di queste mi cade in testa, avrò—».

«Le nostre, di teste. Abbiamo capito».

«Non sembra proprio, perché è passata mezz'ora e ancora nulla—».

«Eccolo!».

«Come non detto».

La ragazza lasciò cadere qualunque cosa avesse preso, avvicinandosi ad Arion.
In mano, il ragazzo teneva un pezzo di legno, lungo e rettangolare, con, al di sotto di uno spesso strato di polvere, intagliata una scritta che recitava "Club di calcio".

Darcy spostò il peso da un piede all'altro, guardandola, come se una parte di lei le stesse dicendo che non avrebbe dovuto trovarsi lì in quel momento. «Ok» sospirò. «Questo coso a me sembra decisamente vecchio . . . siete sicuri che ci possa servire?».

Fei annuì, prendendolo in mano con un sorriso: «È il cimelio giusto per tornare dove tutto è iniziato».

Darcy battè le palpebre: «Scusami?».

«Dobbiamo tornare indietro nel tempo al giorno in cui Mark Evans decise di ricreare il club di calcio della Raimon».

La ragazza tentò di aprire la bocca: forse per ribattere, per dire che lui era pazzo, che ciò di cui stava parlando era impossibile e che suonava incredibilmente ridicolo. Poi si rese conto di avergli fatto notare tutto già un milione di volte.

Per questo si limitò a scuotere la testa su e giù, stringendo le labbra e fingendo di aver capito: «Certo. Ovvio. Facciamolo».

Il Ragazzo dal Futuro ridacchiò, mentre Arion usciva dalla struttura: «Cosa c'è?».

«Nulla» rispose, scacciando la domanda con un gesto della mano. «Solo, sai, non capita tutti i giorni di incontrare un tizio dai capelli fosforescenti che afferma di venire da duecento anni nel futuro, aggiungendo per giunta che la mia memoria è stata alterata». Scrollò le spalle, seguendo suo fratello fuori dal vecchio club. «Insomma, ordinaria amministrazione, sai? Cosa mai potrebbe esserci di strano?».

«Non posso darti torto» ammise il ragazzo, ficcando le mani in tasca. «Ma devi ammettere che è piuttosto figo».

Darcy si girò verso di lui, attonita, osservando il suo sorrisetto che, per quanto gentile, nascondeva una scintilla di malizia.

𝐘𝐎𝐔 𝐊𝐍𝐎𝐖 𝐌𝐄, fei runeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora