Nina's pov.
L'ultimo mese è volato tra riunioni, interviste e viaggi. E solo due giorni fa siamo tornati dal GP del Messico, purtroppo non andato nel migliore dei modi*.
L'umore nel team è davvero sotto zero.Entro in sede dopo quella che sembra un'eternità. Il bar all'ingresso è semivuoto, tanto da poter sentire il rumore dei cucchiaini e delle tazzine di caffè con cui qualcuno sta facendo colazione invece del solito chiacchiericcio. L'umore, appunto, non è dei migliori.
Arrivo all'ascensore, premendo il tasto di chiamata. Dopo un paio di secondi le porte si aprono ma sento una voce dietro di me, mentre mi ci infilo dentro.
«Nina, aspetta! Salgo sù con te.» è Charles.
Aumenta il passo e arriva giusto in tempo prima che le porte dell'ascensore si richiudano dietro di lui.«Buongiorno Charles.» gli sorrido, facendogli spazio.
«Sì, scusa, buongiorno.» accenna un sorriso.
«Stamattina sono molto distratto.» scuote la testa.«Lo siamo tutti, suppongo. Ed è comprensibile.» annuisco, cercando di rincuorarlo un po'.
«Questo proprio non ci voleva.» sospira poggiandosi con la schiena alla parete dell'ascensore. E solo adesso mi rendo conto che non porta il solito cappellino, lasciandogli il viso più esposto, più scoperto.
Forse lo guardo per qualche secondo di troppo.«Tutto ok?» ridacchia.
Stupida stupida stupida.
«Oh... sì.» ridacchio anch'io, come tornando alla realtà. «Sono solo un po' stanca. Ed è solo il primo mese...»Non fa in tempo a rispondere, che le porte si riaprono, al nostro piano.
Scendiamo insieme e ci dirigiamo nel mio ufficio.
Troviamo Carlos ad aspettarci davanti la porta chiusa.«Hola ragazzi, siete qui finalmente.» ci guarda, aria stanca anche lui.
«Aspetti da molto? Scusami, davvero.» dico dispiaciuta, aprendo la porta e lasciandoli accomodare.
«Non preoccuparti, forse sono arrivato troppo presto io, non riuscivo a dormire tra jet-lag e pensieri.» abbozza un sorriso e prende posto insieme a Charles, al solito tavolo di vetro, vicino le finestre che danno sul cortile.
Li raggiungo e prendo posto anch'io, accendendo il mio pc.
«Ragazzi.» li guardo distrattamente mentre inserisco la password. «Non è mia intenzione farvi pressione, ma ho da farvi rispondere ad alcune domande, devo terminare il lavoro entro stasera. Riguardano gli ultimi GP.» adesso li guardo con attenzione.Noto Charles assumere un'espressione quasi scocciata e abbassare lo sguardo sulle sue mani, che tiene incrociate mentre gioca nervosamente con gli anelli. So che non è una reazione riferita a me.
Lui, se pur finito sul podio, non ne parla volentieri.«Dobbiamo per forza?» mi chiede Carlos, lanciando uno sguardo al suo team mate. A modo suo vuole proteggerlo. E vorrei anche io.
«Sì...» annuisco. «Ma posso renderlo il meno pesante possibile. Posso formulare io le risposte in modo completo, per voi.»
A questo punto Charles alza lo sguardo. «Perfavore, sì.» dice soltanto.
- - -Charles' pov.
Quelle otto domande a cui devo rispondere, mi sembrano infinite. Vorrei sempre evitare questa parte del mio lavoro. Ma Nina, per fortuna, la rende meno pesante.
Siamo qui da due ore e mezza, a trovare le parole giuste. O meglio, io e Carlos cerchiamo di trovarle. Lei già le sa.
Da una semplice frase che esce dalle nostre bocche, lei riesce a scrivere almeno cinque righe senza deviare il significato finale. È fenomenale.
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Come rubini sull'asfalto.||Charles Leclerc.
Fanfiction«Noi siamo così. Noi siamo questi. Rubini sull'asfalto che aspettano di essere trovati.» - Fatti e/o personaggi sono frutto di fantasia.