18. You're still a work in progress

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Eminem, Beautiful pain





L'intervallo tra due sguardi racchiude ciò che la bocca non riesce a pronunciare. Il dolore del non sapersi dire addio, il dolore che si rintana meglio dentro di te, prendendo una nuova forma; la forma dell'ultimo bacio dato, dell'ultima lacrima caduta, dell'ultimo sorriso dipinto su quel volto stanco.

È l'attimo in cui la mente formula i suoi pensieri e li urla in una scatola buia. L'eco di quel dolore sordo torna indietro come un bumerang, la consapevolezza ti colpisce in faccia come uno schiaffo. E in quell'attimo silenzioso, in cui abbassi lo sguardo e accenni un sorriso lieve, è il momento esatto in cui le parole ti abbandonano, e con una maestria mai posseduta prima seppellisci in profondità quei desideri folli, e lasci che la superficialità prenda le redini del tuo cuore, seguendo gli ordini dettati dal cervello.

Niente più lacrime e addii inglobati nelle lacrime.
Niente più baci dati di nascosto.
Niente più sguardi sfuggenti e farfalle nello stomaco.

Rimane soltanto un immenso vuoto a dominare dentro di te e un sorriso che non sa di niente, né di felicità né di tristezza.

Non ricordo di preciso il modo in cui il mio sguardo ha incontrato il suo l'ultima volta. Non ricordo se provasse del rimorso o se i suoi occhi mi stessero chiedendo scusa in quel momento.

È sparito tutto così velocemente. Con un battito di ciglia il mondo si è spento e mi sono ritrovata catapultata in un'altra realtà.

Sono lontana con la mente e con il cuore, da tutti loro.
Ma ogni mattina, seduta sullo sgabello della cucina, mentre bevo il mio caffè decaffeinato, ripenso all'ultimo intervallo tra i nostri sguardi e al modo delicato in cui il mio cuore si è ridotto in cenere.

Ripenso a quegli occhi caldi come il cioccolata e a quelle labbra piene, bugiarde e traditrici. Ripenso al perché. Perché l'ha fatto?

E la cosa che fa più male è che non avrò mai una risposta, e non importa quanto la mia vita vada avanti e le facce intorno a me cambino, lui rimarrà il mio dubbio più grande, il punto interrogativo che non abbandonerà mai i miei pensieri.

Una mano grande e calda si posa al centro della mia schiena e una voce assonnata mormora al mio orecchio: «Buongiorno, amore».

Sorrido voltandomi verso di lui. «Buongiorno».

Mi lascia un bacio sulla tempia e si siede accanto a me, prendendosi la testa tra le mani e restando in silenzio per un paio di secondi.
Jack ha sempre bisogno di un po' di silenzio per elaborare il suo risveglio. Tra poco sospirerà e mi sorriderà.
È sempre la stessa routine, fa sempre le stesse cose meccanicamente. Si verserà del caffè in una tazza da 250 ml e aggiungerà un po' di latte e della cannella. Una combinazione terribile, ma a quanto pare a lui piace.

Dopodiché, si passerà la mano tra i capelli scuri più volte e si appoggerà con la schiena al frigorifero. Mi guarderà come se fossi la cosa più bella al mondo e il mio cuore si scioglierà, come ogni mattina.
Come previsto, succede tutto allo stesso modo, niente di diverso.

«Oggi sei più bella di ieri, o è una mia impressione?», inarca un sopracciglio, sorridendomi con dolcezza.

«Lo dici sempre», ribatto scuotendo la testa.

«E quindi? Niente mi impedirà di ricordartelo ogni giorno», mi strizza l'occhio e io rido, ma dentro di me un sapore amarognolo risale lungo la gola, fermandosi sulla punta della lingua.

Qualcosa manca... Qualcosa che voglio, ma che non posso avere.
E dopo tre anni ancora non riesco a capirlo.

«Dormito bene?», chiede accigliandosi.
«Sì, più o meno».

Il Mio Limite Sei TuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora