Atto 2º

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"Cos'è quel sorrisetto?" chiesi ad Harry, che quella mattina sembrava stranamente di buonumore. Infatti stava spazzando da circa dieci minuti sempre lo stesso punto, canticchiando una canzoncina indecifrabile. "Il tuo amichetto ha finalmente deciso di ufficializzare le cose e di convolare a nozze con te?".

"No" rispose distratto lui, con lo sguardo perso e sognante. "Ma in compenso mi ha sussurrato parole dolci per tutta la notte, è adorabile e io sono completamente pazzo di lui".

"Su quest'ultimo dettaglio non c'erano assolutamente dubbi" mi lasciai sfuggire, mentre sistemavo la cassa.

"Tu invece sembri più stanco e di malumore del solito" mi apostrofò, con tono cauto.

Ripensai agli eventi della sera precedente, ed ecco che un nodo al centro dello stomaco rischiò di risucchiarmi tutti gli organi.

Secchione. Al solo pensiero friggevo: come si permetteva, uno sconosciuto, di potermi giudicare? Ero ancora furioso, ma decisamente meno rispetto a qualche ora prima. In realtà, probabilmente, ero soltanto stanco.

Avevo appena finito di fare dei conti, quando una leggera brezza mattutina penetrata attraverso la porta appena aperta mi fece sussultare.

Ed Harry restò di stucco, fossilizzato come una statua, con le labbra rosee bloccate fino a formare una perfetta "O", quando niente meno che Zayn Malik - il nuovo, tanto discusso, bagnino - venne verso di me. E con la mia felpa tra le mani.

Infatti "credo che questa sia tua" disse, a disagio, prima di un debole "buongiorno".

Gettai uno sguardo ad Harry che nel frattempo stava mimando con le labbra ciò che percepii come "dopo devi raccontarmi tutto sennò ti uccido", portandomi ad alzare gli occhi al cielo. Quando tornai su di lui Harry era già sparito, lasciandoci soli.

"Puoi lasciarla lì" dissi, senza guardarlo, e iniziando a pulire come se non esistesse.

"Senti" iniziò lui, guardandosi le punte dei piedi. "Ho un ricordo molto vago di ieri sera. Ma so bene che da ubriaco inizio a dire e a fare cose di cui puntualmente mi pento, quindi sì, ecco, qualsiasi gaffe io avessi fatto... ti chiedo scusa".

Nella sua versione dispiaciuta risultava così carino che mi sembrava un vero peccato continuare a tenergli il broncio. E poi sembrava pure sincero.

Ero ancora girato verso la macchinetta del caffè, dandogli le spalle. "Eh va bene, New Jersey" e dovetti fare uno sforzo immane per non concentrarmi troppo sui suoi pettorali esposti, quando mi voltai. "Sei perdonato".

Lui abbozzò un sorriso, rincuorato. "Menomale. L'ultima cosa di cui ho bisogno sono dei litigi o delle tensioni in ambito lavorativo".

"Allora perfetto" dissi, più per mettere fine a quel discorso che per altro. Era un ragazzo di bella presenza, ma io avevo un mucchio di lavoro da fare: sicuramente una piacevolissima tentazione, di cui però dovevo fare a meno.

Ma lui continuò: "Senti, giusto per rimediare all'imbarazzo, che dici di una sana nuotata tra colleghi?" e nel dirlo indicò l'azzurro alle sue spalle. "Oggi il Pacifico è splendido, l'acqua è uno specchio lucente! E poi è ancora prestissimo, non credo che il signor Styles farà problemi se apri qualche minuto più tardi".

***

Leeyum spalancò gli occhi, che erano di un castano dalle sfumature nocciola, lasciandomi senza fiato.

Sembravano davvero gli occhi di un angelo.

"Non credo sia una buona idea" sembrava a disagio, come se avessi - nuovamente - detto qualcosa che non andava.

Angel Eyes | ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora