Atto 4º

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Stavo varcando il cancello dell'Angel Eyes ad occhi bassi e con Eminem a tutto volume sulle cuffiette. Tenevo lo skate sottobraccio, e la voglia di vivere praticamente sulla suola delle scarpe: nonostante il giorno libero e la giornata ben programmata, quella mattina mi ero svegliato da schifo. Non sapevo dire il perché, ma non ero proprio dell'umore giusto.

Mi ero seduto nella panca in legno della fermata, aspettando il bus che mi avrebbe portato in pieno centro, più deluso che altro: logorato da qualcosa che non riuscivo a comprendere nemmeno io stesso. La musica rap mi stava spaccando i timpani, ma ciò non bastò per farmi sembrare abbastanza distratto da ignorare la persona che si stava avvicinando.

L'ultimo individuo sulla faccia della terra che avrei voluto vedere in quel momento.

"Buon giorno libero" mi salutò Liam, sedendosi al mio fianco. E quando feci davvero finta di non sentirlo ci pensò lui a sfilarmi un auricolare dall'orecchio: "Ti ho salutato, scemo".

"E io non ti avevo sentito" sputai, indispettito, riprendendomi in malo la cuffia che stava ancora tenendo lui tra le dita.

Lui restò spiazzato da quella mia indisponenza, e per questo cercò di buttarsi su un terreno morbido. "Mi sa che stiamo aspettando lo stesso autobus, tu dove stai andando di bello?"

Lo ignorai, e questo lo fece accigliare ancora di più. Tra noi due giaceva il mio tesoro più grande, che lui prontamente utilizzò come mezzo per riprovarci. Infatti sollevò la mia tavola con entrambe le mani, studiandola con curiosità: "non sapevo ti piacesse lo skate".

"Non toccarlo!" sbottai stizzito, forse con un po' troppa rabbia repressa. Vidi Liam con la coda dell'occhio farsi piccolo piccolo, riposando con cautela ciò che aveva appena preso. E una minuscola parte di me si sentì maledettamente in colpa per questo. "Nessuno può toccarla, soltanto io".

"Scusami" mormorò lui, in un filino di voce.

Da lì regnò il silenzio più assoluto, e anche sul bus prendemmo posto su dei sedili distanti, nonostante il mezzo fosse praticamente mezzo vuoto. Io ero più avanti, con lo sguardo rivolto verso il finestrino, Liam invece stava dietro, e onestamente nemmeno m'importava ciò che stava facendo.

Ero ancora troppo arrabbiato con lui. Ma per cosa?

Qualunque fosse il motivo, non volevo pensarci. Non in quel momento, non quando avrei dovuto riprendere ad esercitarmi con l'unica cosa che realmente importava.

Scesi alla mia fermata, ed ecco che la fonte di tutta la mia negatività mi seguì a ruota. "Scusami, ma che l'hai con me? Ti ho forse fatto qualcosa di male?"

Risi in modo amaro, continuando a camminare e cercando di lasciarlo indietro. Ma per mio grande urto Liam stava perfettamente tenendo il passo. "Non ce l'ho con te" brontolai, prima di calcare ancora di più la mano: "Perchè mai dovrei avercela con te?" oh sì, perché lo pensava? Cosa lo aveva portato a quella conclusione?

"Zayn ti prego" quasi piagnucolò, fermandomi per un braccio. Sembrava davvero sul punto di poter scoppiare in lacrime da un momento all'altro, e questo fu un motivo più che sufficiente per convincermi ad allentare un po' la presa. Sembrava volenteroso di aggiungere altro, ma il vortice di emozioni in cui era intrappolato non gli permetteva di fiatare; era diventato paonazzo, scosso dai singhiozzi, e quando chiuse gli occhi sembrava ormai definitivo che avrebbe pianto.

Ero stato uno stupido, conoscendo il suo carattere fragile e sensibile non avrei mai dovuto essere così duro con lui. Dovevo aspettarmelo, ed era colpa mia se ci trovavamo lì, nel mezzo del traffico di Seattle: con lui sul punto di avere una crisi emotiva, ed io che che non sapevo mai come bisognava comportarsi in quei casi.

Angel Eyes | ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora