Capitolo 5 Goetia Parte 3

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Il primo istinto di Paradox fu quello di afferrare una mano libera di Octavia (perché l'altra stringeva il peluche) e correre trascinandola via dal pericolo. E fu esattamente ciò che fece.

Gli Imp armati gli corsero dietro ma almeno Octavia e Paradox avevano il vantaggio di possedere gambe più lunghe di quelle dei loro inseguitori.

"Chi cazzo sono quelli?!", esclamò il ragazzo.

(La boccetta di ombretto liquido cadde a terra e si frantumò)

"Gente che vuole rapire me o mio padre per soldi o...per chissà cos'altro!", rispose Octavia continuando a tenere la mano dell'umano.

I due corsero zigzagando un po' tra i vari stand, ma presto si accorsero di aver commesso un errore.

"Cazzo ci stiamo spostando troppo lontano dal punto di rendez-vous con gli altri!", esclamò Paradox guardandosi attorno.

"E allora cosa facciamo? Non possiamo tornare indietro e i passanti non muoveranno un dito per aiutarci!", rispose la ragazza gufo preoccupata.

"Tornare insieme...no...ma tu puoi, se io li trattengo quanto basta...di qua!", disse il ragazzo spostandosi dietro uno stand di spiedini.

"Non ci metteranno molto a trovarci", sussurrò a bassa voce Octavia, "Cosa intendi con "tu li trattieni" ? Sei almeno armato?!"

"Ho un paio di tirapugni e conosco le basi per sferrare dei calci e dei pugni decenti", rispose Paradox tirando fuori i tirapugni.

"Non basterà! Quelli saranno anche demoni minori ma  sono più numerosi di te e anche un po' più forti fisicamente!", aggiunse Octavia a bassa voce.

"Dimmi solo una cosa...voi demoni...temete i simboli cristiani?", domandò il ragazzo.

"Cosa?", sussultò la ragazza.

"I simboli cristiani, come le croci o l'acqua santa", spiegò Paradox.

"...beh...i demoni più potenti come mio padre, no. Ma quelli più deboli si, i simboli li bruciano e li danneggiano. Ma che cosa pensi di fare?", chiese Octavia titubante.

"Ho bisogno che tu faccia una cosa per me", disse il ragazzo scoprendosi la spalla sinistra, "beccami abbastanza forte da far uscire del sangue ma assicurati che non sia una ferita troppo profonda."

"Aspe...cosa?! Sei impazzito?!", disse Octavia e purtroppo sembrava che gli Imp si stessero avvicinando al duo.

"Non posso ferirmi da solo e mi serve del sangue! Ti prego Octavia, sto cercando di aiutarti! Sbrigati!", esclamò il ragazzo avvisandosi a lei.

Octavia era ancora molto incerta ma la situazione era disperata e quindi decise di fidarsi dell'umano. Così la ragazza gufo morse il giovane abbastanza forte da rompergli la pelle e farlo sanguinare.

Paradox strinse i denti per non urlare e non far scoprire la loro posizione; dopodiché, quando Octavia si allontanò e si pulì il becco, il ragazzo bagnò gli indici della mano destra e della sinistra con il proprio sangue e poi disegnò delle croci sulle nocche dei tirapugni. E poi ne disegnò altre sul dorso di entrambe le mani ed una grande sul torace.

 E poi ne disegnò altre sul dorso di entrambe le mani ed una grande sul torace

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