ventuno

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sto studiando da sta mattina, e sono le 17, non ce la faccio più.
decido di raggiungere mohamed in studio, ci vado a piedi.

a mohamed🖤
sto arrivando

prima passo a salutare alessandro e gli porto una pizza.
stavo incalzando la strada per andare nello studio quando vengo bloccata da un ragazzo.
<<ho sentito che sei incinta vero?>> mi accarezza la pancia da dietro.
<<ue che tocchi>> mi giro di scatto e lo spingo.
indietreggio e vado a sbattere contro un altro ragazzo.
<<ehi tranquilla, ora ci siamo noi>> inizia a toccarmi ovunque.
<<lasciami>> cercai di dimentarmi.
fortunatamente dal mio apple watch riesco a chiamare mohamed, ma non rispose.
uno mi tiene fermo, l'altro mi tocca, mi palpa, mi violenta.
i miei occhi iniziano ad inumidirsi, la mia voce era assente, non riuscivo ad urlare.
mi tolse il giubotto,spostò la maglia e navigò su tutto il mio busto.
non volevo si spingessero oltre, volevo fare qualcosa per fermarli, ma ero paralizzata.
cercavo nella strada mohamed, speravo avesse capito che avevo bisogno di lui.
uno dei due, mi lasciò un succhiotto nel collo e cercò di baciarmi, ma mi scansai così si incazzò, mi diede uno schiaffo e mi baciò ficcandoci anche la sua lingua.
una volta che si staccò io gli morsicai talmente forte il labbro inferiore da fargli uscire sangue.
prese il mio volto e lo fece sbattere contro il muro, mi toccai il naso e lo sentii bagnato, mi guardai le dita ed erano rosse.
<<vi prego, b-basta>> avevo le lacrime agli occhi.
<<lasciatemi andare>> sibilai.
così fecero, non prima di avermi palpeggiata per altri 5 minuti.
terrorizzata, mi avviai verso lo studio.

<<sono io>> mi misi sulle punte in modo da arrivare al citofono.
mi aprirono a salii le scale.
ad aprirmi fu mohamed.
<<ehi>> sorrise ma si spense subito.
<<ciao>> entrai a testa bassa.
<<fatti vedere>> si piazzò davanti a me.
<<oh non è nulla, sono solo caduta>> forzai un sorriso facendo le spallucce.
mi tolsi il giubotto.
<<ah si>> guardò la mia maglia strappata.
<<mmh-mmh>> lo appesi e salutai tutti gli altri.
<<eva niente cazzate>> incrociò le braccia.
non dissi niente, lo guardai con gli occhi che pizzicavano e lo abbracciai forte.
<<i-io non volevo mohamed, hanno fatto tutto loro, scusami>> chiusi gli occhi ed appoggiai la testa sul suo pettorale.
sentii che bestemmiò ed imprecò.
<<non è colpa tua, e non ti devi nemmeno scusare>> mi accarezzò i capelli.
<<hanno deciso di scherzare con il fuoco, però dovevano ricordarsi che però ci si può bruciare>> pensò ad alta voce.
<<fatti vedere>> mi prese in braccio e mi appoggiò in un tavolo stando attento a dove poggiava le mani.
<<ti fa male?>> inarcò le soppracciglia.
<<no, solo se tocco>> scossi la testa.
<<e lì sotto?>> indicó la mia intimità.
<<nulla>> scossi la testa.
<<andiamo a casa>> mi prese per mano e mi fece scendere dal tavolo.
annuii a testa bassa.
<<noi andiamo>> parlò ai suoi.
mi mise la giacca, mi tirò su il cappuccio e si vestì.
prese la stampella e ci avviammo verso la macchina.

mi strinsi a lui non appena uscimmo.
<<adesso nessuno ti può fare nulla>> mi sorrise.
mi fece salire in macchina aprendomi la porta.
per tutto il viaggio tenne una mano sulla mia coscia accarezzandomela con il pollice.
guidò fino a casa sua.

andai in bagno, volevo farmi una doccia, avevo come l'idea che potesse sciacquarmi via tutto ciò che mi avevano fatto.
chiusi la porta e mi spogliai.
mi guardai allo specchio e vidi alcune macchie violacee attorno ai miei seni.
<<cherie posso entrare?>> bussò mohamed.
<<s-si>> mi voltai verso di lui.
in mano aveva cerotti, disinfettate e delle garze.
scrutò il mio corpo e assunse un'espressione triste ma allo stesso tempo incazzata.
<<siediti>> mi fece cenno con la testa verso lavatrice.
feci ciò che mi ordinò.
mi pulì delicatamente, facendo attenzione a non farmi male.
<<ecco fatto, il cerotto lo mettiamo dopo, altrimenti si stacca>> mi accarezzò la guancia.
<<ti fai la doccia con me?>> scesi dalla lavatrice.
<<sei sicura?>> chiese preoccupato accendendo l'acqua.
annuii energicamente.
si spogliò prima entró lui e poi mi fece entrare.
<<va bene così?>> mi poggiò il telefono doccia nella schiena.
<<si>> lo baciai.
sentii che sorrise ed incominciò a baciarmi nelle zone dove avevo i segni violacei, dove mi toccarono.
<<non è colpa tua, non devi sentirti quella sbagliata, non sei tu quella>> mi baciò il collo.
<<non meritano neanche di essere chiamati umani>> mi abbracciò.
mi godei il momento al massimo.
<<sappi che pagheranno per quello che hanno fatto>> rise senza umorismo.

vi auguro un mohamed nella vostra vita.

🎨ciaoo, come state?
in questo capitolo ho toccato un argomento molto importante, indipendentemente dal vostro sesso, se , purtroppo e spero che non capiterà mai, vi ritroviate in una situazione simile, non abbiate paura a parlare, non siete da soli!
un abbraccio❤️
alla prossima🫶🏼

ti ricordi quando eravamo niente?// simba la rueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora