Capitolo 3

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Svolto un angolo con Jack e trovo davanti a noi una porta chiusa a chiave.
-Qua vivirai per i prossimi 3 anni, Stark- dice lui senza voltarsi.
-Preferisco che mi chiami Cathy, è più veloce.- replico io cercando di tirare fuori il carattere di Tony. A volte risulta essere molto utile.
Lui fa una risata sommessa e risponde:-Okay, Cathy,- sottolinea il mio soprannome - queste sono le chiavi dell'alloggio.- continua passandomi un paio di chiavi che afferro e infilo nella tasca dei pantaloni. -Dentro ci sono due stanze da letto con un bagno in comune, una porta che dà su un terrazzo e un piccolo salotto-.
Lo guardo un attimo in silenzio. -Aspetta, hai detto 2 stanze da letto. Questo vuol dire che...- lascio la frase a mezz'aria sperando che il mio presentimento non si realizzi.
-Esattamente,- dice lui cercando di fare il diabolico, ma fallendo miseramente (insomma, è un Rogers!) -dovrai vivere con me per i prossimi 3 anni. Gli allenamenti cominciano alle 8.00 in punto, alle 13.00 c'è il pranzo in mensa, e quello sarà l'unico luogo in cui tu potrai parlare con qualcuno che non sia io. Alle 15.00 riprende l'allenamento fino alle 20.00. Cominciamo domani mattina. Ci sono domande?- chiede Jack incrociando le braccia.
-Si una,- lo guardo impassibile -secondo te per fuggire è meglio ucciderti e nascondere il corpo o afferrare un Icer dallo zaino e spararti?-. Ah, mossa sbagliata. Devo cercare di sopprimere questa arroganza di mio padre, specialmente adesso che ho come AS questo qua... O finirò per farmi molto male.
Lui mi guarda prendendomi per un braccio e avvicina il volto al mio. -Un solo passo falso e la tua vita è finita, Stark.- sibila Jack.
Io sospiro e distolgo lo sguardo, evitando di rispondere. Sta funzionando.
-Hai intenzione di lasciarci qua fuori tutto il tempo?- chiedo abbastanza spazientita dopo un lungo silenzio in cui torno a fissarlo. Ed ecco che torna di nuovo il mio amatissimo carattere.
Lui sbuffa, borbotta qualcosa a me incomprensibile e apre la porta entrando.
-Che maniere, Rogers- dico entrando, con fare molto teatrale, -non si fa passare prima le signore? Tuo padre non sarebbe contento del tuo comportamento, no no...-
-Sai chi è mio padre?- mi chiede lui stupito. Quindi è un po' scemo. Almeno quello.
-Steve Rogers, conosciuto anche come Captain America- rispondo io annoiata. -Non ci vuole una laurea per capire chi sia tuo padre, siete identici.
Lui arrossisce lievemente, ma cerca di ricomporsi quasi subito. Dio, è così carino... No, Stark, non è carino, è un mastino infernale, non provarci nemmeno.
-Immagino che gli Stark ce l'abbiano ancora per il "linguaggio".- replica poi.
-Esattamente.
-Comunque posso fare quello che voglio, Stark. Mio padre non ha controllo su di me. Non più, almeno.
-Questo lo dici tu. Ed è tanto difficile per te chiamarmi Cathy vero?- chiedo alzando un sopracciglio e finalmente tiro via gli occhiali da sole scoprendo i miei occhi scuri.
Lui resta un attimo a fissarmi come uno stoccafisso imbambolato, poi sembra ricomporsi e annuisce. -Okay, Cathy. Ora però c'è la cena. Quando hai finito di sistemati dimmi che ti porto a vedere dov'è la mensa- dice lui ancora stordito e si passa una mano tra i capelli nervosamente. Davvero basta questo per far cadere ai miei piedi un Rogers? Fico!
-Mi fiderò del mio istinto per trovare la mensa, Rogers- replico io atona, cercando di nascondere un sorrisetto di scherno.
Lui mi guarda, tornando mastino infernale, e risponde:- Forse non hai capito. Devo portarti in mensa, ordini della Hill.
-Se proprio devi...- sospiro teatralmente ed apro la porta della mia camera dove butto a terra lo zaino e la valigia. Poi chiudo la porta e mi guardo attorno.
Sul letto trovo un top nero con il simbolo dello S.H.I.E.L.D. bianco e una tuta abbastanza presentabile dello stesso colore. Dietro la felpa trovo un altro simbolo dello S.H.I.E.L.D. e lo trovo anche sulla tasca davanti sinistra dei pantaloni.
Una volta indossati i pantaloni e il top, guardando sotto il letto vedo un paio di scarpe da ginnastica bianchissime e nuove che indosso subito al posto delle mie vecchie e sporche, e apro la porta della stanza.
-Per fortuna che lo S.H.I.E.L.D. deve rimanere sotto copertura- commento guardando Jack che non si è cambiato. Porta una maglietta azzurra dello stesso colore dei suoi occhi (e anche piuttosto aderente!), un paio di jeans ed è appoggiato al muro con le braccia incrociate. Mi sta guardando.
Solo ora mi accorgo del suo fascino: il classico biondino con gli occhi azzurri, si, ma è alto, muscoloso e atletico, il tipo di ragazzo che potrebbe avere centinaia di ragazze ai suoi piedi ma per qualche svariata ragione non ne ha nemmeno una.
-Beh, qua siamo alla base- ammicca lui e si stacca dal muro. Che novità... -Seguimi.-.
Detto ciò apre la porta, e senza guardare se lo seguo o meno comincia a camminare verso la mensa.
Penso di averlo giudicato male. In fondo in fondo potrebbe essere in qualche modo simpatico. Ma per ora penso sia meglio non fidarsi di lui e mantenere le distanze.

S.H.I.E.L.D. Un Nuovo InizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora