Capitolo 3 (parte uno)

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"I fiocchi di neve sono perfetti,
le stelle sono perfette: non noi"
Paulo Coelho

Matilde

Dovevo solo prendere un po' di coraggio e avviare una conversazione, ma era facile pensarlo e così difficile metterlo in pratica.

Cosimo continuava a camminare per il corridoio e io cercavo di mantenere il suo stesso passo felpato. Ad un certo punto posò la mano su una maniglia e irruppe nella stanza, lasciandomi in mezzo al corridoio come una scema. Feci un respiro profondo ed entrai anche io.

Era una stanza praticamente spoglia, c'era solo un letto matrimoniale al centro e un paio di mobili completamente vuoti. Le pareti erano per metà bianche e l'altra metà era di un giallo molto chiaro, sembravano pitturate da poco tra l'altro.

«Questa è la tua camera, fattela andare bene» parlò all'improvviso, facendomi sobbalzare leggermente. Aveva usato un tono per niente carino, ma cercai di ignorarlo. D'altro canto non era facile vedere la tua quotidianità essere travolta da due persone che la spezzavano.

«Grazie, Cosimo» sussurrai.

«Mio padre ti porterà i bagagli dopo. La tua borsetta è rimasta sopra il divano. Se ti serve, vattela a prendere» puntualizzò. Fece per andarsene via, ma io lo fermai giusto in tempo.

«Senti, posso dirti una cosa?» Era immobile, girato di spalle, e dopo un paio di secondi lo vidi annuire piano. «Lo so che non è facile avere due persone nuove che ti gironzolano attorno, ma volevo dirti che... con il passare del tempo andremo d'accordo o comunque impareremo a convivere.»

Si voltò di scatto e vidi i suoi occhi così pieni di rabbia che quasi mi spaventarono. Si avvicinò a me velocemente e smisi di respirare, perché il suo corpo e la sua altezza mi sovrastavano completamente. Non riuscii a capire cosa sentissi, paura o indecisione.

«Io qua non ti voglio né ora né mai e farò di tutto pur di farti andare via» disse, digrignando i denti. «E mettiamo subito in chiaro delle regole: non entrare nella mia stanza, non cercarmi e parlami solo se è strettamente necessario» continuò. «Ah, dimenticavo, non pensare di organizzare cose come se fossimo una vera famiglia, perché non lo saremo mai e io non parteciperò» finì il suo plateatico discorso e sgattaiolò fuori dalla stanza.

Tornai a respirare bruscamente quando la sua presenza se ne andò e mi sedetti sul materasso spoglio. Accavallai una gamba sull'altra e mi misi le mani nei capelli.

Dovrò lavorare tantissimo per farmelo amico, ma non ha mai conosciuto la mia testardaggine.

Ero rimasta in camera finché qualcuno non bussò alla porta.

«Sì?»

«Sono Angelo, posso entrare?» Andai ad aprirgli frettolosamente e lo feci entrare. Appoggiò di fretta uno scatolone a fianco al mobile più grande e sospirò. «Cosimo ti ha chiuso qua dentro? Che fine ha fatto? Gli avevo detto di comportarsi bene, o almeno di provarci, accidenti!» Si mise le mani nei capelli, guardandosi attorno.

«Oh no, non ti preoccupare. Sono già venuta qualche volta in questa casa, ormai so dove andare. E per Cosimo... credo sia andato in camera sua... Ha detto che aveva delle cose da sbrigare, non so a cosa si riferisse» mi inventai per non farlo finire nei casini con suo padre.

«Scusalo se è un po' acido, non è abituato ad avere compagnia» cercò di minimizzare la situazione.

Sapevo quanto Angelo soffrisse per suo figlio. Gli dava spesso del filo da torcere, ma non osavo nemmeno immaginare quanto Cosimo avesse sofferto invece. Da quel che ci aveva raccontato Angelo, lui e la sua ex moglie, la madre biologica di Cosimo, non si erano lasciati in buoni rapporti e quello aveva influito molto sul comportamento del figlio nel corso degli anni.

«Davvero, non c'è nessun problema con lui. Sono sicura che a tempo debito riuscirà ad accettarci. E poi posso sempre conquistarlo facendo dei dolci, sai che sono molto brava a cucinare!»

«Sei una ragazza davvero speciale, Matilde. Non te lo scordare mai. A proposito, ti ho portato questi scatoloni da casa tua» mi comunicò, trascinandoli dentro la stanza, «visto che ci sono stati nella mia macchina. Si sono un po' bagnati per colpa della pioggia, spero non si sia rovinato il contenuto al suo interno...» Gli sorrisi riconoscente. «A momenti dovrebbe arrivare anche il furgone della ditta di trasporti così puoi allestire questa camera con le vecchie mensole e con quello che ti sei portata dietro.»

«In realtà di mio nel furgone ci sarà solo un vecchio e arrugginito giradischi che apparteneva alla mia bisnonna. Il resto sono riuscita a metterlo tutto dentro questi scatoloni enormi. Grazie per avermeli portati, sono troppo pesanti da trasportare per me.»

«Ti serve una mano a mettere in ordine?»

«No, tranquillo. E poi mi diverto a pulire e sistemare le mie cose, ormai dovresti saperlo.»

Impiegai letteralmente tutto il pomeriggio per ordinare quella stanza enorme. Avevo fatto il letto con delle lenzuola lilla e avevo anche aggiunto alla testiera del letto una copertina se avessi avuto freddo durante la notte. Avevo acceso il termo perché faceva veramente troppo freddo per colpa della pioggia che picchiava forte sul suolo. Avevo sistemato la mia collezione di manga e altri fumetti giapponesi.

Notai però che c'era anche un piccolo scaffale, forse per i libri, ma lo usai come porta dischi. Ne avevo un centinaio, di tutti i tipi di musica. Era davvero bello ascoltare la musica mentre correvo la mattina, mi dava la giusta carica per affrontare la giornata.

Arrivò l'ora di cenare e andai in cucina.

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