Capitolo sesto

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I funerali si svolsero due giorni dopo, di sabato mattina.
La sveglia suonò alle 7:30. Solitamente nel weekend dormivo sino alle 10, ma i funerali si sarebbero svolti alle 9.

Mi trascinati giù dal letto, mi risciacquai un po' il viso e andai in cucina per prepararmi la colazione. Scaldai il latte e versai i cereali con scaglie di cioccolato, i miei preferiti. Iniziai a mangiare, ma la fame era scomparsa, mi sentivo lo stomaco chiuso, quindi buttai il latte e cereali. Odiavo sprecare il cibo, ma quella volta ero particolarmente stravolta, facevo le cose senza ragionare.

Entrai in camera è mi vestii di nero. Il nero è un colore che odio, è antipatico, e ogni volta che lo guardo mi mette tristezza. Raramente indosso abbigliamento elegante e di colore scuro.
Alle 8:30 circa uscii e con mia madre ci diressimo verso la Chiesa.

Piansi, piansi e piansi. Non riuscivo ad ascoltare le parole del prete siccome ero troppo presa dai miei ricordi.

Finita la messa tornammo a casa, mi sdraiai sul divano e mi addormentai.

"Agata è pronto!" Urlò mia madre
"Agataaa!"
"Arrivo ma' finisco la partita." In quel momento stavo giocando con il cellulare, e d'interrompere la partita non ne avevo voglia; inoltre stavo vincendo.
"No vieni a mangiare, la partita la continuerai dopo"
"Non posso"
"Agata vieni!"
"Ok..." Misi in pausa e mangiai pasta al pesto con patate.
Mia madre ha l'abitudine di aggiungere le patate con il pesto, ma a mio parere rovina tutto il piatto, anche se lei dice che è più sano.

Dopo pranzo uscii per prendermi po' d'aria fresca, e il funerale mi aveva sconvolto: a mio parere c'era troppa gente, qualche ragazzo che non vedevo da molti anni e signori che non avevo mai visto.
Entrai nel parco e mi sedetti su una panchina vicino a un salice piangente che si affacciava a un piccolo laghetto.
C'erano tante tartarughe, la maggioranza radunata su una roccia; notai una piccola tartaruga da sola, sull' erba, fuori dalle piccole recinzioni che limitavano il lago.
L'afferrai e la posai insieme alle altre.

La panchina era abbastanza fredda, ma questo non mi impedì di fare un sonnellino. Venni svegliata da un grido e una pallonata in testa.
"Scusa, non volevo beccarti!" Mi disse un ragazzo castano, più o meno alto e snello
"Vabbe, fa' niente..." sussurrai sistemandomi i capelli.
Sorrise e se ne andò.
Rimasi colpita dal suo sguardo: gli occhi castani mi sembravano cioccolato pronto per essere mangiato.
Mi alzai e osservai il laghetto: le tartarughe ora stavano nuotando e qualcuna saliva verso la cima della roccia.

"Sono tornata!" Urlai per farmi sentire.
"Dato che sei qua, mi butteresti la spazzatura?"
"Ok" risposi scocciata siccome non ne avevo per niente voglia.
Presi il sacchetto pieno di rifiuti e mi diressi verso il bidone correndo, per fare veloce. Ad un certo punto vedo sbucare di nuovo il ragazzo castano. Smisi di correre e mi sistemai i capelli gonfi e arruffati.
"Ma guarda chi si rivede" esultò il ragazzo.
"Ehm.... ciao" dissi arrossendo.
"Dove vai correndo?"
"A buttare la spazzatura" Notai che in mano aveva lo stesso pallone con cui mi aveva colpito.
"Sempre con la palla in mano?"
"Si, sto tornando a casa. Mi sono visto con degli amici per giocare a pallavolo"
"Ah ok" risposi guardando il suo sorriso a 32 denti.
"Come ti chiami?"
"Elia, te?"
"Agata, ora devo andare che sennò mia madre si arrabbia" dissi dopo aver osservato l' orologio.
"Va bene, ci vediamo in giro, ciao!"
"Ciao" e corsi verso casa.


Nota dell' autrice:
Grazie per le 250 visualizzazioni, sono felicissima!
Volevo comunicarvi che aggiornerò ogni settimana, ma prometto di scrivere capitoli più lunghi.
Grazie ancora,
Delia

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 16, 2015 ⏰

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