22 Febbraio 1664, Villa Giustinian-Barbarigo, Treviso
Se quando si era svegliato quella mattina gli avessero detto che avrebbe passato il resto della giornata a giocare a scacchi con Adelaide lui avrebbe semplicemente risposto facendosi una grossa risata e domandando alla persona in questione che cosa avesse bevuto nelle ore precedenti per arrivare a dire una simile sciocchezza, che lui tutto poteva fare con lei ma certo non giocare a scacchi visto che era completamente impedito con quelle pedine colorate di bianco e di nero. Eppure adesso eccolo lì, seduto dinanzi a una scacchiera predisposta e a una partita già incominciata, a vedersela con una fanciulla dai capelli dorati e gli occhi chiari che stava facendo strage delle sue forze.
Quella mattina si era svegliato bene tutto sommato, aprendo gli occhi chiari con il peso della testa e del corpo di Simone sul suo, la sua pelle che profumava di pulito a contatto con la sua che pareva esservisi legata assieme per impedir loro di separarsi ancora. Perché questo gli succedeva fin'anche quando dormivano: i loro corpi si cercavano e si attraevano pure nel vuoto di un letto predisposto per la notte, anche se vi si erano uniti pochi istanti prima, anche se è ancora il furore della passione scuoteva le loro membra affaticate, prendendosi e incollandosi l'uno all'altro come cera su carta per riamalgamarsi insieme in quello che era un abbraccio rubato a un tempo che correva e giocava con loro strappando i giorni che li separavano da una nuova imposta e obbligata distanza.Quando aveva aperto gli occhi e si era fermato di fronte il volto ancora addormentato del nobile non aveva resistito alla tentazione di protendersi e allungare le labbra, posandole su di lui per stampare un bacio sulla bocca dell'altro, su quel morbido cuscino che per lui avevano sempre rappresentato, ottenendo in cambio il ridestarsi di quest'ultimo che lo aveva guardato sorridente, fissandolo con quei suoi due enormi occhi che si riempivano di luce ogni qualvolta lo guardavano e stavano vicini, ogni qualvolta la sua carne tornava a restituirgli il calore che a Venezia gli mancava.
Perché la loro non era solo una bella metafora, non era la frase dettata dalla poesia del momento: erano per davvero il sole e il girasole dell'altro e come un fiore privo della luce si affloscia e si risolleva solo e soltanto quando questa torna a bagnarlo così accadeva anche per il giovane Barbarigo - Balestra che tornava ad essere il ragazzo allegro e giocoso che Manuel aveva conosciuto soltanto quando poteva tenerselo vicino e abbeverarsi del calore che solo lui era in grado di dargli.
<<Buongiorno mio piccolo sole>> gli aveva mormorato restituendogli il bacio <<È così bello aprire gli occhi e vedere il tuo viso al mio fianco>>.
<<Buongiorno mio valoroso girasole>> gli aveva sorriso <<Hai dormito bene?>>.
<<Col tuo petto come cuscino e il tuo cuore come carillon? Come avrei potuto non dormire sereno?>> aveva domandato prima di aggiungere <<Era da molto che qualcuno non me lo chiedeva appena sveglio sai?>>.
<<Davvero?>> gli aveva chiesto incuriosito <<Assumete simili maleducati a Palazzo Barbarigo? È così spaventosamente decaduto in mia assenza?>>.
<<Difficile a dirsi>> era stata la risposta che aveva ricevuto prima che il minore poggiasse entrambe le mani sul suo petto e lo spingesse nuovamente verso il materasso, aderendogli in maniera ancora più stretta e intrappolandolo sotto di sé mentre gli soffiava aria calda sulla barbetta e sui riccioli che gli cadevano sulla fronte, prendendo a spostarglieli dolcemente coi pollici <<Non permetto a nessuno di prendere il tuo posto amore mio>>.
Si era commosso e aveva mosso gli occhi in un movimento rotatorio per non fargli vedere che la cosa lo aveva toccato, tentativo stupido perché con Simone quel giochino non funzionava e infatti le sue mani corsero immediatamente a tamponare le lacrime ai bordi delle palpebre.
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Chronicals
FanfictionSemplicemente una raccolta interattiva di missing moments della long (molto long in effetti) Chronos. Potrebbe contenere spoiler della storia originale