Di ferite invisibili e dell'amore che le guarì

121 9 35
                                    

3 Febbraio 1660 -Palazzo Barbarigo, Venezia

Ore 3:30 del mattino.

Il suo sonno tormentato dagli incubi venne interrotto da urla sguaiate che attraversarono la sottile parete che separava la sua angusta stanzetta da quella, ben più ampia, dove il suo signore dormiva o, per essere più precisi, dove il suo signore avrebbe dovuto dormire visto che la fonte di quelle grida era proprio lui.

Erano trascorsi quattro giorni dagli eventi nefasti che avevano sconvolto la fragile tranquillità di quella casa.
Quattro  da quando la morte s'era di nuovo presentata alla porta dei Barbarigo gettando il suo manto scuro sul tetto ed esigendo, ancora una volta, il suo obolo da quella famiglia disgraziata.
Quattro giorni da quando Marco Barbarigo era stato assassinato a tradimento nel suo letto e lui, un miserabile attendente risalito da Roma, s'era trasformato nell'eroe della storia, nell'impavido e fedelissimo servitore che, a dispetto del pericolo, aveva garantito al suo signore di salvarsi nonostante tutto.

Quel che la gente non sapeva però era che erano trascorsi quattro giorni anche dal collasso definitivo del nobile che serviva.

Perché se alla luce del giorno Simone Barbarigo riusciva a fingere con tutti di stare bene all'ombra della luna, quando solo lui poteva vederlo, le crepe emergevano con prepotenza e tentacoli d'ombra filanti dolore prendevano ad attorcigliarsi attorno, trascinandolo giù con sé in un vortice di pena soffocante da cui il giovane non riusciva a tirarsi fuori né, tantomeno, permetteva ad altri di farlo. Nonostante infatti l'avesse sempre ritenuto una creatura testarda e boriosa Manuel finì con lo scoprire in quei pochi giorni che dietro a quella corazza che si era costruito si trovava un ragazzino di sedici anni che avrebbe soltanto voluto godersi il fiore della sua  gioventù e che invece la Vita aveva preso a sassate sin dalla giovanissima età, costringendolo ad un calvario di lutti che a quanto pareva non si era ancora esaurito, un ragazzo molto più simile a lui di quanto non credesse sebbene in modi e circostanze completamente diversi.

Nel corso degli anni, questo lui aveva cominciato a capirlo già la notte che aveva anteceduto il duello che mai fu, il giovane nobile aveva eretto attorno a sé una barriera elevata, una barriera che serviva al duplice scopo di separarlo dalle angherie del mondo ma anche di separare il mondo dal vortice nero che si agitava in lui e che riusciva a tenere ben represso, sfogandolo in quei comportamenti odiosi che avevano contraddistinto la prima parte del loro rapporto, sin dal giorno in quell'ottobre lontano in cui gli era apparso di fronte. Era sempre stato capace di mantenere un sano equilibrio tra ciò cui permetteva di entrare e ciò a cui lo impediva ma la congiura e la morte dell'ultimo dei suoi familiari era stata un fardello troppo pesante da affrontare e alla fine la fragile psiche del giovane aveva finito per spezzarsi definitivamente, così che adesso egli non permetteva più a nessuno di entrare nel suo mondo, di portarvi un minimo di luce e di conforto, preferendo l’ingannevole compagnia del buio e del ricordo a quella di chiunque altro. Al mondo e finanche ai suoi amici Simone si dimostrava superiore, come se fosse stato già capace di superare l'evento luttuoso che gli era accaduto ma la notte, e questo lui lo sapeva bene, i fantasmi del passato tornavano a perseguitarlo e i sensi di colpa per le vite che s'era preso ricomparivano prepotenti non appena si concedeva il lusso di abbassare la guardia, di chiudere gli occhi e scivolare nel mondo dei sogni che per lui non eran altro che incubi in cui volti pallidi e mani accusatorie tentavano di trascinarlo all'Inferno con essi, rinfacciandogli che lui fosse immeritatamente vivo mentre loro giacevano morti a causa sua.

Erano sogni terribili i suoi, sogni che non condivideva con nessuno se non con sé stesso. Ma Manuel non aveva bisogno che glielo spiegasse, non necessitava che il ragazzo che dormiva nella stanza affianco gli dicesse cosa terrorizzava i suoi sogni e lo faceva rabbrividire quando lui lasciava la stanza augurandogli la buonanotte. Anche lui soffriva di quel medesimo male, anche lui era perseguitato dai volti di coloro che aveva fatto assassinare, con la sola differenza che lui aveva mesi di esperienza pregressa e ormai aveva appreso a disperarsi e tormentarsi senza permettere al sonno di interrompersi mentre Simone, che era stato e continuava ad essere uno spirito puro e sfavillante a dispetto di tutto, non ne era capace e quando l'acme dell'orrore veniva raggiunto cessava di agitarsi scompostamente nell'enorme lettone e si svegliava urlando, cosa che avveniva dalle 3 alle 5 volte a notte a seconda dele serate.

Chronicals Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora