Buon Compleanno a Me

11 1 0
                                    

Mi trovavo nella mia camera da letto in attesa che avesse inizio la mia festa di compleanno, in realtà tutto ciò che avrei voluto sarebbe stato invitare i miei compagni di classe ad una festa in giardino, ma non mi fu concesso, la festa di compleanno della minore di casa Jenkins è un evento sociale di estrema importanza, disse mia madre, in fondo, bisogna far contento il duce dato che col nostro cognome Irlandese e le origini inglesi di mio padre camminiamo sul filo del rasoio con lui, come adorano ricordarmi.

-Audrey? Sei pron... ma che fai?- mi chiese mia madre entrando nella stanza, sarebbe sembrata arrabbiata ad un occhio inesperto, ma io nei suoi occhi vidi anche qualcos'altro, qualcosa del tipo, rassegnazione e, e vergogna?

-Scusatemi madre, vado a prepararmi- feci per andare al bagno, quando mi sentii chiamare,

-Audrey, aspetta un attimo, vieni qui per favore- mi prese il viso tra le sue morbide mani, mi guardò un po' negli occhi, per poi abbracciarmi,

-Madre, state bene? Che vi succede? Siete malata per caso?-

-No, niente del genere, il fatto è solo che, che, che la mamma ti ama molto- ero molto confusa, mia madre non sembrava più lei, perchè da fredda ed austera, ad un tratto si comporta in maniera così dolce ed affettuosa?

-Su, andiamo, devi sbrigarti, gli ospiti staranno per arrivare, a proposito, che pensavi di indossare questa sera?-

-Avevo pensato al vestito blu-

-Scherzi spero, quel vestito ti ingrassa- adesso la riconoscevo -metti il vestito verde-,

-Certamente madre- feci di nuovo per andarmene, quando lei non mi richiamo per dirmi di andare nelle sue stanze perchè aveva intenzione di prestarmi i suoi smeraldi, 

-Ne siete proprio sicura? Voi mi dite sempre di stare lontana dalle vostre cose-

-E' vero ma, per oggi faremo un eccezione- nell'udire quelle parole le corsi incontro per abbracciarla, e ringraziarla tante di quelle volte che lei mi dovette ricordare che dovevo sbrigarmi.

-Grazie mamma, non vedo l'ora che arrivi stasera-

-Ma certo- sentii la voce di mia sorella Margaret venire da dietro, poi prosegui, -in fondo questa per te sarà una serata memorabile- disse mentre notai mia madre guardarla torva.

Fatto sta che quella sera per me fu davvero una serata memorabile.


INTANTO SI ERA FATTA SERA, E LA SALA DA BALLO era gremita di gente, dal più umile dei camerieri, al più importante dei politici, c'erano persino Arnaldo Mussolini con la moglie Augusta Bondanini, la serata prosegui noiosamente da copione, e questo finché mio padre non decise di prendere la parola, passarono quelle che mi sembrarono delle ore interminabili in cui lui sembrava più occupato a parlare delle soddisfazioni che aveva avuto quell'anno che del compleanno di sua figlia.

Proseguì così per un po', finché non lo sentii intavolare uno strano discorso, parlava del giorno della mia nascita, di quanto fossi matura per la mia età, lo ascoltai andare avanti così per un pò cercando di capire dove volesse arrivare, e poi capii, lui stava annunciando le mie nozze con qualcuno, e non un qualcuno qualsiasi, ma con niente di meno che con quel viscidone del fratello di mio cognato, con Cosimo.

Tentai di resistere ma non ci riuscì, avrei voluto scappare via, fuggire in un luogo lontano e non farmi più trovare, ma purtroppo non potevo, o almeno pensavo di non potere, perciò restai lì, ferma, impietrita a guardare, come se fossi solo una comparsa in quella che doveva essere la mia vita.

Più tardi, mentre ero seduta ad un tavolo con un drink, venni richiamata da qualcuno,

-Non sei troppo piccola per bere?- mi chiedeva Rudy, il mio fratellone Rudy, scommetto che lui lo sapeva, sapeva e non aveva fatto nulla, avrei dovuto essere furiosa anche con lui, come lo ero con tutti gli altri della mia famiglia, ma invece non ci riuscivo, non ci riuscivo perchè, in qualche modo, sentivo il suo dispiacere, come se, se fosse stato per lui, non l'avrebbe permesso,

- Se sono abbastanza grande per sposarmi...- e lasciai cadere la discussione,

-Capisco, se può valere qualcosa mi dispiace-, ma io non gli risposi, restò lì un pò a guardarmi, poi invece capì che non era aria e se ne andò. 

Io intanto riflettevo sugli avvenimenti di quella giornata, e compresi il perchè di molte cose, dal comportamento di mia madre, all'assillo di tutti gli altri membri della mia famiglia, inizialmente mi sentii sconfortata e triste, per poi sentirmi arrabbiata e tradita, finalmente mi sentii di comprendere il perchè della fuga dell'altra mia sorella di tanti anni prima, e fu allora che decisi, decisi, che avrei seguito i suoi passi.

Le vite e gli amori di Audrey JenkinsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora