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La prima ora di lezione passò in fretta, dando così modo ai suoi nuovi compagni di classe di presentarsi e fare conoscere al ragazzo dagli occhi smeraldo il loro nome. Izuku, dal canto suo, non aveva aperto bocca nemmeno una volta limitandosi ad annuire a ogni affermazione che raggiungeva le sue orecchie. Non si sentiva ancora del tutto a suo agio, sentendo ancora gli occhi degli altri studenti giudicarlo per qualsiasi cosa lui facesse. Sembravano persone amichevoli, davvero, ma non riusciva a fidarsi completamente di quella facciata fatta di gentilezza e compassione. Era come se lo stessero trattando con i guanti perché nuovo e questo non gli piaceva affatto, in quel modo non riusciva a capire con chi avesse davvero a che fare: se con degli eroi o dei carnefici.
"Io sono Bakugou Katsuki e non ho altro da dire" disse sbrigativo un ragazzo dai capelli biondi, seduto davanti a lui, attirando così la curiosità di Izuku. Era la prima persona a non aver aggiunto mille dettagli e ad aver terminato la propria presentazione nel giro di pochi secondi.
"Eddai Bakubro, cerca di essere cooperativo" rispose un ragazzo dai capelli rossi, probabilmente Kirishima pensò Midoriya, con un cipiglio sul volto. Guardava il suo amico con un'espressione che lasciava trapelare un velato rimprovero, nascosto abilmente dietro ad un sorriso. Quel ragazzo non piaceva molto al nuovo arrivato, gli sembrava così finto. Sembrava nascondersi dietro a una falsa espressione di allegria, cercando di contenere le sue reali emozioni in modo tale da non lasciarsi andare alla follia. Tornò così con lo sguardo su Katsuki, realizzando solo in quel momento che probabilmente stava per scoppiare, l'ira aveva preso possesso del suo viso e il suo corpo era teso come una corda di violino. 
"Cosa dovrei dire? Che sono felice di avere un nuovo compagno di classe? Ovvio che no, non so che idea voi vi siate fatti ma io sono convinto di una cosa: è un raccomandato. Mi rode il culo sapere che mi sono fatto in quattro per entrare in questa scuola quando bastava solo avere dei soldi o chissà che cosa. - attirò l'attenzione dell'insegnante, che incredulo ascoltava le parole dure del suo studente. Voleva intervenire ma non sapeva cosa dire, nemmeno lui sapeva molto del nuovo studente ma una cosa l'aveva capita: era diverso dagli altri suoi coetanei - é un'altra dimostrazione del fatto che chi nasce ricco riesce ad ottenere tutto alzando solo un dito. Non ha bisogno di impegnarsi come noi altri per essere felice" concluse incrociando le braccia al petto, voltandosi poi verso il ragazzo con i capelli smeraldo stupito di non vedere altro che una maschera di apatia sul suo viso. Sembrava che le sue parole non lo avessero scalfito ma un guizzo nel suo sguardo lo fece rabbrividire: dolore. Una sofferenza profonda, nata non nel giro di qualche minuto ma di anni interi. Perché? Perché ora che aveva detto la sua si stava sentendo in quel modo, così in colpa? Scosse il capo, distogliendo lo sguardo e tornando a sedersi normalmente con il volto puntato in direzione del professore. 
Izuku non era in grado di rispondere nel modo in cui voleva fare, sentendo la voce mancargli e il respiro farsi irregolare. C'erano così tante cose che voleva dire ma di nuovo l'ombra del suo passato lo stava costringendo a rintanarsi nel silenzio più totale. Non era la prima volta che veniva frainteso ma ogni volta si sentiva come se venisse nuovamente rinnegato, allontanato, e questo faceva male. Troppo. Davanti ai suoi occhi rivide il volto di sua madre portandolo a reprimere un conato di vomito e a soffocare un singhiozzo, doveva uscire da lì. Il più in fretta possibile. Non voleva più sentire i loro sguardi, non voleva più vedere i loro volti e ascoltare le loro menzogne. Aveva bisogno dei suoi amici, gli unici che erano in grado di calmarlo e di allontanare da lui i sentimenti negativi. Era consapevole del fatto che non potesse abbandonare la lezione, non senza chiedere il permesso e per quel motivo allontanò il suo sguardo da tutte le persone che erano lì con lui puntandolo verso l'albero accanto alla finestra. Ripensò al metodo che Kai gli aveva insegnato per calmarsi, cominciando ad elencare nella propria testa tutto ciò che riusciva a vedere: un albero, delle foglie, i rami, il tronco, un nido, degli uccellini. Non riusciva però a tranquillizzarsi, sentendo che la vita gli stava nuovamente precludendo ogni via di uscita e lo stava trascinando lentamente verso il suo passato. Cominciò così a fare dei respiri profondi, cercando di non attirare l'attenzione altrui, non distogliendo nemmeno per una volta lo sguardo dall'esterno. Prese a torturarsi il polso, tirando l'elastico che portava e facendolo sbattere contro la propria pelle sentendo le mani tremare. Era consapevole del fatto che Tenko avrebbe chiesto delle spiegazioni una volta suonata la campanella eppure non gli importava, aveva davvero bisogno di distrarsi. Il rumore dell'elastico, il bruciore al polso, il dolore, erano tutte cose che lo aiutavano a concentrarsi, a non dare retta al fantasma di sua madre e a farlo sentire al sicuro. 
"Midoriya - lo chiamò il professore un paio di volte, facendo concentrare l'attenzione su di lui un'altra volta, notando come avesse preso a respirare in modo irregolare e a comportarsi in quel modo strano. Che fosse un attacco di panico? - Izuku dovresti..." al suono della voce del professore lo studente dai capelli color smeraldo si voltò nella sua direzione con gli occhi sbarrati e il cuore a mille. Quel metodo che stava utilizzando, quello di provocarsi dolore per concentrarsi stava cominciando a funzionare. Molto lentamente. Era a conoscenza del fatto che non fosse il rimedio migliore ma per quell'occasione poteva andar bene, voleva solo smettere di pensare al passato. Voleva farsi scivolare addosso le parole del suo compagno di classe, in modo tale da non pensare più di essere un raccomandato. Si era impegnato duramente per essere ammesso, nonostante fosse stato spronato da uno dei docenti, e ora che era finalmente riuscito ad entrare si sentiva al settimo cielo. Tutto quel duro lavoro lo aveva portato a coronare il suo primo ed unico sogno.
Il professor Aizawa capì immediatamente che l'unica cosa che poteva fare in quel momento era distogliere l'attenzione dal nuovo arrivato e per quel motivo, schiarendosi la voce, prese ad imbastire una breve introduzione alla lezione di storia che di lì a breve avrebbe spiegato. Per la testa aveva moltissime domande e ringraziò il cielo di avere un'ora libera per riuscire a parlare con Toshinori, doveva spiegargli tutto. Non poteva lavorare se non era in grado di capire gli studenti, anche perché il suo lavoro si basava fondamentalmente su di loro. Ignorare i malesseri di un suo allievo poteva essere dannoso per chiunque, lui compreso. Si sentiva stupido per non aver indagato di più prima, senza ridursi all'ultimo, e per quel motivo non poteva fare a meno di continuare ad incolparsi per via della propria negligenza. Doveva rimediare al più presto.

La lezione, comunque, proseguì per il verso giusto fino al suono della campanella. I minuti dell'intervallo potevano essere considerati uno spasso per molti ma per Izuku rappresentavano un'agonia. Come aveva previsto, infatti, i suoi compagni di classe lo avevano accerchiato facendogli mancare l'aria e provare un senso di repulsione. Non voleva stare con nessuno, voleva essere lasciato solo, eppure era consapevole del fatto che il proprio desiderio fosse irrealizzabile. Quando arrivava qualcosa di nuovo era impossibile per un adolescente ignorarlo, stessa cosa con un novizio all'interno della propria classe. Tutti non vedevano l'ora di riempirlo di domande e spolparlo di ogni sua essenza. Izuku lo sapeva bene, lo aveva vissuto sulla propria pelle fin troppe volte nel giro di pochissimo tempo.
"Che state facendo a Zuku?" una voce fin troppo familiare arrivò alle orecchie del verdino che si ritrovò a tirare un sospiro di sollievo. Lo avevano salvato. Di nuovo. Si alzò così in piedi, ignorando il resto della sua classe, camminando in direzione della sua migliore ed unica amica: Toga Himiko. Non appena i loro sguardi si incontrarono provarono entrambi un senso di felicità. Uno per essere arrivato in tempo, l'altro per essere stato aiutato.
"Perché sei venuta?" chiese in un sussurro il ragazzo nuovo, facendo udire la propria voce al resto dei suoi compagni per la prima volta. Per molti fu uno shock, nessuno era convinto che fosse in grado di parlare e della stessa opinione era Bakugou. Lo stesso Katsuki che qualche ora prima aveva visto Midoriya parlare tranquillamente con il gruppetto dei bulli. Fissò così stupito l'atteggiamento nel verdino cambiare radicalmente, diventando un pochino più espansivo. La ragazza, nonché La bulla dell'ultimo anno, si avvicinò al più piccolo con un qualcosa nello sguardo che fece gelare il sangue nelle vene a molti. Era la stessa espressione che utilizzava quando veniva alle mani. Quello studente era morto.
Diversamente da quello che molti pensavano, però, Izuku sapeva che lei non gli avrebbe fatto alcun male. Per quella ragione non provava alcuna paura di fronte allo sguardo omicida di Toga, sentendo più che altro un senso di familiarità. Ormai si era abituato a lei, ai suoi modi e alle sue espressioni, quindi non riusciva a guardarla in modo diverso dal modo in cui si può guardare una sorella maggiore. Si sentiva molto più agio insieme a lei che con il resto della classe, era persino riuscito a tornare a respirare regolarmente. L'unica cosa che permaneva era l'agitazione ma a quella ormai c'era più che abituato. Sfortunatamente.
"È così che si saluta? - si allungò per rifilare al ragazzo dai capelli verdi un piccolo buffetto sul braccio, che rispose con un semplice 'ciao' - Ad ogni modo mi ha mandato Kai, sai come è fatto. Voleva controllare che stessi bene ma a quanto vedo dal tuo polso la tecnica che ti ha insegnato non serve a nulla. Come avevamo previsto io e Tenko" scosse il capo, decidendo poi di sorvolare sulla cosa in quanto sapeva di non poter disturbare troppo il piccoletto. Ci aveva impiegato mesi per diventare sua amica, non voleva distruggere tutto nel giro di cinque minuti. Portò poi lo sguardo sul resto dei compagni del suo migliore amico, facendo scorrere gli occhi su ognuno di loro. Li aveva già visti ma non si era mai interessata a loro prima di quel momento, li doveva tenere d'occhio. Non poteva permettere che facessero del male a Izuku, non sotto la supervisione del suo gruppo almeno. Voleva che sapessero, dovevano capire che non avevano una seconda chance. Se avessero distrutto il verdino allora loro li avrebbero fatti fuori uno ad uno.
"I compagni di Zuku immagino - riportó la sua attenzione al suo amico, accennando un lieve sorriso - puoi farcela piccoletto, Touya e noi altri crediamo in te. Ti sei impegnato per arrivare qui e non permetteremo a nessuno di ostacolarti. Capito?" quella più che una rassicurazione per il più piccolo fu un ammonimento nei confronti del resto del gruppo. Un unico messaggio trapelava da quelle parole: fategli del male e noi lo faremo a voi. Una minaccia.

Perdonatemi per il ritardo.
Buona lettura.
~ Val 🍃

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