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Re del regno di solem era un giovane di nome Vlady, un uomo possente: dalla grande forza, e dal estremo coraggio e temperamento. Di contro però ,c'era il suo carattere molto rude e distaccato, al punto da essere non curante delle vite al di fuori di lui, ma forse era proprio questo a fargli vincere ogni singola battaglia, ogni scontro, sia sul campo di battaglia sia in camera da letto, avendo una nota molto lasciva e perversa, intrisa di ardente desiderio, pur troppo però, mai soddisfatto.
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Durante una revisione di alcuni schemi d'attacco risalenti a varie epoche prima che stava studiando per carpirne i segreti e i miglioramenti sentì bussare alla porta, e potette riconoscere dal respiro tremante e dai piccoli goffi passi svelti, fosse il suo odioso valletto: Roland.
«m-mio Re! ho delle notizie» si affrettò a dire con voce stridula e tremante, quasi non sembrando degno di essere definito 'uomo'
«entra.» disse il giovane con voce roca e priva di qualsiasi voglia di starlo a sentire, ma era agitato come poche volte prima d'ora, e si agitava di continuo anche per le più piccole cose, quindi decise riluttante di ascoltare sperando di non pentirsene.
«è-è una catastrofe mio Re!» urlo quasi quel piccolo valletto tarchiato con sguardo scioccato, ricevendo però solo uno sguardo confuso e annoiato in risposta
«d-dopo l'ultimo attacco al confine gli alfi h-hanno contrattaccato! e stanno a-avanzando annientando ogni nostra forza armata!» continuò a dire nel pieno terrore e con voce fin troppo alta per la distanza che li separava, «ci stanno sterminando senza pietà!» aggiunse in fine ottenendo un espressione di sgomento dal giovane Re per poi mutare in della rabbia che cerco di reprimere poco dopo riuscendo nel impresa solo a metà, e bastò a far sudare freddo il valletto, soprattutto vedendolo alzare e dirigersi fuori la stanza
«d-dove vuole andare?» chiese impaurito
«andrò direttamente alla fonte di questa storia» disse con tono gelido
«c-che i-intendete mio signore?» lo stava seguendo pedissequamente mentre il giovane si stava preparando mettendosi l'armatura col suo mantello rosso cremesi sulle spalle
«incontrerò la loro regina. uccidendola personalmente se necessario.» disse prima di dileguarsi oltre la soglia del portone reclamando le truppe, e il valletto deglutì a fatica, aspettandosi già il suo non ritorno, entrando volontariamente all'interno nella gabbia dei leoni.

Il tragitto durò quattro giorni e tre notti, evitarono villaggi e zone abitate, nonostante il Re potesse sembrare un tiranno, aveva pietà per donne e bambini.
rimase stupito quando, aspettandosi un normale castello, varcò una radura che sembrò incantata, come quelle che si potrebbero vedere in una favola, per bambini, ma questa era vera, alberi con vene luminose accompagnavano il sentiero e sul terreno tutto si illuminava di colori accessi sotto gli zoccoli dei loro cavalli, tutto gli sembrò magico, come se fossero non in un'altro continente, ma in un'altro pianeta. Ma come rimase affascinato, il dubbio che tutto ciò che potevano toccare fosse velenoso gli si faceva strada sempre più nei pensieri, portandolo a rallentare i suoi respiri e facendolo andare con un andatura più cauta «non toccate niente di questo posto, non sappiamo cosa aspettarci» disse, non si fidava affatto di quel posto.
Dopo pochi passi videro finalmente un effettivo castello, completamente cosparso di rampicanti e immerso nella natura, era innegabile che visivamente, era uno spettacolo surreale e imparagonabile, ma fu tanto bello quanto pericoloso quando il portone gli si aprì davanti da solo, come se li stessero aspettando. lasciò la maggior parte degli uomini all'estero insieme ai cavalli a sorvegliare e si porto pochi soldati con lui, erano i più valorosi, dopo tutto, non voleva sorprese lì dentro, non mentre si addentrava in un posto completamente sconosciuto e potenzialmente ostile, sapeva che avrebbe dovuto fare attenzione, non poteva aspettarsi niente di positivo da quel posto, gli faceva venire i brividi, o almeno finché non entrò in quella che sembrò essere la stanza adibita a trono, e varcata la soglia della porta gli si palesò a pochi metri di distanza una silhouette di una donna di spalle, si perse in quei lunghi capelli dorati, acconciati in modo laborioso così da non fargli toccare terra, e guardò attentamente quel corpo così esile e minuto, dalle forme così delicate e femminili, nascoste sotto una veste di seta di un rosa antico e quasi dorato, la pelle era bianca e liscia come porcellana. più che una donna gli sembrò una bambola perfetta, senti solo dopo la spada di uno dei soldati dietro di lui cadere pesantemente contro il terreno, con il soldato troppo distratto e perso in quella figura per sorreggerne il peso, e si maledisse per avere loro come i "soldati migliori".

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