II

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Al tramonto di quei sette giorni, non mancò il richiamo delle sentinelle d'avvistamento segnalando l'arrivo di un battaglione elfico, guidato da una donna a cavallo di un maestoso stallone bianco, e tutte le forze armate si mobilitarono all'unisono sull ingresso del castello in attesa di un ordine dal loro generale «m-mio signore! un battaglione di elfi sta arrivando!» disse Roland in quello che aveva tutta l'aria di essere un attacco di panico «ho capito» disse il re sogghignando per poi alzarsi «dì di aprire il cancello» aggiunse poi mettendosi il suo mantello scarlatto, e Roland lo guardo scioccato, rosso quasi in viso, e il giovane non gli diede peso uscendo e dirigendosi con calma verso in cancello sotto gli sguardi scioccati degli abitanti e la tensione era tagliabile con il coltello al arrivo dei soldati elfici, un uomo si accostò al giovane Re, il suo condottiero: Arael «quindi alla fine è arrivata...» fece una leggera pausa, lui era l'unico a sapere del arrivo della principessa e quindi, del tradimento di Roland «come ti vuoi comportare ora?» aggiunse tirando un sospiro, era comprensibilmente teso, dopo tutto non era una cosa da tutti i giorni ritrovarsi un battaglione elfico davanti. «come ci si aspetterebbe che un Re dovrebbe fare, la accoglieremo educatamente come ospite del castello» disse calmo mettendo le mani dietro la schiena, e subito si precipitò da loro Roland in un attacco isterico questa volta «mio signore! gli elfi ci attaccheranno di certo! dobbiamo contrattaccare subito!» disse ormai rosso in viso e a un tono fin troppo alto per i gusti del Re «dobbiamo fermarli subito! o ci distruggeranno! sono qui per farci fuori è chiaro! dobbiamo attaccarli prima che lo facciano loro!» aggiunse poi, preoccupato come se fosse già in prima linea, ma il Re lo ignorò lasciandosi solo uscire un respiro pesante dai polmoni carico di fastidio e noia lasciandosi solo uno «stai zitto» uscire dalla sua bocca. Come la principessa varcò il cancello un velo di gelo calò su tutto il castello.. l'ansia nelle truppe e nel popolo era visibile, avevano dopo tutto la regina di tutti gli elfi lì, dentro le loro mura, davanti a loro, e vista la potenza, il rischio che il castello venisse polverizzato al istante era considerevole.

«siete arrivata finalmente» disse il Re porgendole una mano per farla scendere dal cavallo lasciando tutti sbalorditi per la seconda volta dal avvistamento degli elfi, non solo li aveva fatti entrare senza obbiettare o opporre resistenza, ma ne aveva anche accolto la sovrana ora, la donna fece un cenno con la testa di ringraziamento e prese la sua mano scendendo dal cavallo «volevi forse arrivassi prima?» disse  guardandolo mentre si faceva accompagnare al portone del castello «forse» rispose l'uomo con tono sarcastico e lei sospirò, aveva avuto ragione alla fine. Dal cavallo dietro di lei scese un ragazzo che sembrava poco più giovane della principessa, anche se non rientrava nei gusti del Re dovette notate che anche lui possedeva una bellezza rara, e iniziò a chiedersi se fosse normale per gli elfi essere così esteticamente superiori «mi aspetto che tu sappia chi sono i responsabili» disse la donna riportandolo a lei e ricevette un segno di assenso da lui «e posso sapere chi è?» indagò, la sua curiosità era famosa «a suo tempo mia signora» rispose lui calmo scortandola verso la piazza principale «non sono una donna paziente maestà» disse con tono ironico e lui accennò un sorriso «lo immagino» e intanto dietro di loro il giovane li seguiva affiancato dal condottiero del Re, rimanendo però entrambi dietro di loro a debita distanza, il giovane guardó un po' di sfuggita Arael, come ad aspettarsi qualche reazione da lui e il suo imbarazzo nei suoi confronti era visibile portando però del disagio ad Arael che si mise a pensare se l'avesse mai visto prima, ma si sarebbe ricordato di un così bel ragazzo, e non conoscendolo si limitò a ignorarlo, lasciandolo con uno sguardo triste in volto, quasi deluso...

Arrivati in piazza il Re si giro verso il popolo ancora confuso, a voler fare un annuncio «Ci ritroviamo qui oggi, mio popolo, per via di un alto tradimento verso il nostro regno e quello dei Lïun, un atto di guerra, che poteva mettere entrambi i popoli in pericolo.» a quelle parole il popolo si stupì iniziando a confabulare su l'artefice, di come fosse possibile o anche solo del pericolo a cui potevano essere sottoposti, e poi, cos'era successo di così eclatante? «il responsabile del massacro di un villaggio elfico, di cui gli abitanti sono stati brutalizzati e evirati come bestie, e le donne violate come puri oggetti... è lui: Roland Alfredie» indicò il suo valletto che venne istantaneamente immobilizzato dalle guardie e si potette sentire lo stupore nel popolo vedendolo e l'odio subito dopo di alcuni, ma sorprendete fu lo shock del giovane elfo di fianco la principessa, che lo guardava come se fosse stato tradito nel profondo in prima persona «tu..» disse piano, quasi inudibile ma la principessa si girò verso il ragazzo mentre lui era in confusione e gli poggiò una mano dietro la spalla e lui abbassò la testa rimuginante. In tutto questo Roland si ritrovò travolto e preso alla sprovvista «n-no! m-mio signore non è come pensate! io non c'entro nulla con quel massacro!» cercò di difendersi, ma fu inutile quando il giovane tiró fuori dalla tasca dei pantaloni l'autorizzazione contraffatta di Roland «eppure qui, nella lettera che ho in mano, rinvenuta nelle vostre stanze, c'è scritta un autorizzazione al massacro, in cui il mio bollo è evidentemente contraffatto, da voi.» disse e Roland boccheggiò incredulo «h-hanno di certo cercato di incastrarmi! è ovvio! mio signore non mi faccia questo!» l'uomo non lo ascoltò e si girò verso la principessa e il popolo «essendo stato fatto questo affronto al vostro popolo, verrà utilizzato il vostro modo di punizione di questi casi, e per quanto brutale sia, potrà essere d'esempio per prossimi traditori» disse ignorando le urla di Roland mentre veniva immobilizzato a un palo di legno al centro della piazza, e la donna annuì «il nostro costume impone che ogni familiare delle vittime infligga una pugnalata al colpevole, e se egli sopravvive fino alla fine, verrà poi consumato dal fuoco lentamente» a quelle parole Roland sgranò gli occhi terrorizzato e il popolo era incredulo di quella punizione, ma visti i crimini, forse non era così esagerata poi alla fine... Il Re annui e si fece da parte mentre degli elfi si fecero strada fra i soldati riversandosi nella piazza, non erano molti, ma si vedeva il loro dolore, dimostrando ovvio fossero i parenti rimasti delle vittime e la principessa andò da loro porgendo a uno di loro un pugnale nero come la notte, sembrò uscire da lei stessa ma ciò non era possibile, giusto?
L'elfo si avvicinò a Roland e gli sferrò il primo colpo bisbigliando delle parole in elfico, lo pugnalò alla spalla e lui urlò dal atroce dolore, e dopo la seconda pugnalata datagli da un'altro familiare, si girò verso la principessa «non mi sarei dovuto fermare a quel villaggio! avrei dovuto ucciderti con le mie stesse mani e giocare con te come con quelle insulse donne! così da mostrarti cosa vuol dire essere inermi e supplicanti di pietà!» ammise nel dolore in un impeto di rabbia guardandola con occhi carichi di odio e disgusto e lei si limitò a guardarlo, quelle parole non la toccarono, se non il pensiero di essere toccata da uno come lui, e quello la disgustò. «hai ammesso alla fine il tuo odio» disse il Re disgustato dalle sue parole e tutto il popolo era incredulo dopo quel affermazione così rimarchevole, e come dargli torto...

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