Il primo approccio

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Mi sveglio, guardo l'orologio sul mio comodino: sono le 20 e 30.
Mi alzo dal letto lentamente e un pò stordita (mi ero addormentata), apro la porta della camera e mi dirigo in cucina a cercare un pò di cibo.
Appena scendo le scale (mi ritrovo in soggiorno) alzo lo sguardo dal pavimento e mi ritrovo Jackson disteso sul divano che dorme, illuminato dalla luce della televisione accesa, sono talmente concentrata ad analizzare bene il suo aspetto che non mi accorgo nemmeno cosa c'è alla televisione.
Mi avvicino lentamente a lui per guardarlo da più vicino, ma appena faccio un passo lui si sveglia di scatto, prendo un leggero spavento e accelero il passo per andare in cucina.
-"Ciao..."- dice lui con una voce assonnata, la sua voce mi rimbomba nella testa, è bellissima, profonda ma dolce allo stesso tempo, -"Scusa, mi ero addormentato..."- dice dopo un breve silenzio, subito dopo aggiunge -"Non ho preparato la cena, se vuoi possiamo andare al Mc Donald...o...non so, cosa vorresti mangiare?"- ha gli occhi ancora chiusi, la testa rivolta verso il basso e con la mano si accarezza lentamente la nuca, come per riprendersi dalla lunga dormita.
-"Tranquillo, mi basta farmi un panino"- dico io, mi sento un pò imbarazzata ma non voglio farglielo notare.
-"Piuttosto..."- dico, e dopo qualche secondo faccio -"Cosa mangi tu?"-
-"Oh...tranquilla, non preoccuparti per me. Io non ho fame"- fa lui, con un lieve sorriso gentile sul volto, aprendo gli occhi e alzando la testa per guardarmi.
Mi sento un pò a disagio e quindi evito il contatto visivo con lui.
Prendo del pane dalla mensola sopra il fornello e del prosciutto dal frigo, mentre mi faccio il panino mantengo sempre la testa bassa per non inquadrarlo, sento che si avvicina (faccio finta di niente), prende del latte dal frigo, un bicchiere vicino al lavello per lavare i piatti, viene vicino a me e si versa il latte.
-"Allora..."- dice, dopo una breve pausa fa -"Come ti chiami? Tua madre non ti ha presentata"-, sempre mantenendo la testa bassa dico -"Mi chiamo Amely."- lui non dice una parola, rimanendoci delusa dal fatto che non ha detto niente.
Dopo essermi fatta il panino mi dirigo di nuovo in camera mia, arrivata davanti alle scale mi fermo di scatto, con il piede alzato come se stesse aspettando di toccare il primo gradino, ma lo appoggio per terra.
Mi giro verso la cucina, non tanto lontana, intravedendo Jackson, che si dirige verso il divano -"Dormirai qui?"- gli dico, si ferma appena finita la domanda, girandosi verso di me -"Tua madre mi ha detto che c'è una camera da letto in più e che se voglio posso dormire là. Quindi suppongo di sì."- fa lui alzando leggermente la voce a causa della distanza.
-"Ah"- dico, e mentre mi giro per andare in camera lui mi dice -"Che ne dici se ci conoscessimo...sai...per rompere il ghiaccio, dato che suppongo che passeremo la maggior parte del tempo insieme..."- a queste parole gli rispondo, dandogli le spalle -"Un'altra volta. Notte."- e me ne vado.
Appena entrata in camera mia sento un leggero senso di colpa per la risposta fredda che gli ho dato, non so perché ho detto così, forse non sono abituata ad aprirmi alle persone, specialmente se sono persone appena entrate nella mia vita.
Appoggio il piattino con sopra il panino nella scrivania di fronte al letto, dopodiché siedo sul letto -"Che stupida. Ha cercato di essere gentile, perché hai risposto così?"- dico, rivolgendomi a me stessa, a bassa voce e colpendomi sulla fronte con una mano.
Mi è passata la fame, quindi prendo dal cassetto del comodino le cuffie, prendo il telefono dalla tasca posteriore dei miei pantaloni e mi ascolto della musica, distendendomi sul letto con la testa sopra il cuscino e le mani unite sopra lo stomaco. Mi riaddormento.

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