Mi sveglio, il primo pensiero che mi passa per la testa è riguardo a quello che abbiamo fatto ieri notte.
Passo la mano nella parte affinco a me del letto, pensando di toccare Jackson, ma sento solo le coperte ormai fredde.
Mi alzo, mi vesto e vado in cucina.
Scendendo dalle scale sento mia madre parlare, cerco di ascoltare senza farmi vedere.
-"Ecco la paga. Grazie per aver assistito a mia figlia in mia assenza. Ora non ce n'è più bisogno."- suppongo si stia rivolgendo a Jackson.
Realizzo subito dopo.
-"No! Aspetta! Se ne va?!"- penso tra me e me, con un'espressione in viso scioccata, quasi sto per piangere, ma mi trattengo.
-"Ti dò tempo fino a sta sera per farti le valigie. Grazie ancora di tutto"- sento dire da mia madre.
Dopodiché sento la porta che si apre e si chiude, credo che lei sia uscita.
Mi dirigo verso la cucina.
Vedo Jackson che fissa i soldi che gli ha dato mia madre, con un'espressione triste.
Quando nota la mia presenza mi rivolge lo sguardo, mi guarda con un'espressione di terrore, dolore , come se nin volesse lasciarmi, ma deve farlo.
-"Ho sentito..."- dico io.
Si avvicina a me, abbracciandomi.
-"Suppongo che sia finita..."- dice lui.
Sento gli occhi pieni, pieni di lacrime, sul punto di scoppiare.
-"Ti prego resta ancora un pò! Non c'è una soluzione?!"- dico urlando e con le lacrime agli occhi.
-"Anche se volessi, non potrei. Mi hanno già assegnato un'altro lavoro, a New York"- dice lui, tenendo una mano sulla mia guancia e asciugandomi le lacrime.
-"Quindi quello che è successo ieri non è stato niente?!"- urlo a lui che mi guarda triste senza dire niente.
-"Quello che è successo ieri non è niente. Sono venuto a sapere solo stamattina che mi avevano assegnato un'altro lavoro,
non è ne colpa tua ne colpa mia e nemmeno colpa di tua madre, e lo sai questo."- mi dice lui con tono calmo e gentile, tranquillizzandomi.
Mi sono messa a piangere tra le sue braccia, quando mi sono staccata ho notato che dietro di lui c'erano già le sue valige pronte.
Avevo lo sguardo fisso su di esse, lui l'ha notato -"Mi dispiace."- dice lui, staccandosi da me, poi si alza per prendere le valige, apre la porta e se ne và, lasciandomi lì, da sola, ancora con le lacrime agli occhi.
Mi dirigo verso la finestra vicino alla porta, osservandolo finché non prende la sua macchina e se ne và.
Mi sentivo come se il mondo intero mi fosse caduto addosso.
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10 anni in più di me
RomanceIn questa storia ho deciso di non descrivere troppo i luoghi e i personaggi per farveli immaginare a voi. La prima parte della storia è più o meno finita (devo modificare magari il finale), la seconda parte è presto in arrivo.