That's the way love goes - Larry Stylinson

I.

A Londra non faceva mai così freddo sotto Natale. O forse Louis non si era mai fermato così tanto in città, preferendo tornare a casa non appena il lavoro glielo permetteva, elettrizzato dall'idea di tornare a casa con la sua famiglia a festeggiare quella che per lui era sempre stata la settimana più bella dell'anno.

Doveva ammettere che la capitale inglese era splendida nella luce delle decorazioni che affollavano le strade, le entrate dei negozi, le piazze e le vie minori. Dovunque c'erano londinesi che si affrettavano alla ricerca degli ultimi regali, Oxford Street era più frequentata che mai e nei pub e negozi non si trovava un buco libero. Gli abitanti sembravano tutti più sereni e entusiasti, quasi come Louis.

Lui pensava di star raggiungendo il suo picco massimo di felicità, quell'anno per lui era stato il più appagante di tutta la sua carriera: aveva fatto un tour sold-out per buona parte dell'anno durante il quale aveva avuto modo di condividere la sua felicità con i moltissimi fan che lo sostenevano, poi a novembre era uscito il suo nuovo album, finalmente una vera espressione della sua musica, senza più i freni impostatigli dalla sua vecchia band o da un management che non aveva fatto altro che soffocarlo.

Louis sospirò, serrando la presa sulla maniglia della metropolitana che aveva preso per tornare a casa mentre scoccava un'occhiata all'orologio. Poteva riuscire a tornare a casa in tempo per rassettare e accogliere le sue sorelle, che da lì a poco sarebbero arrivate a Londra.

Le gemelle Tomlinson, Daisy e Phoebe, erano state invitate a un evento di moda in città che avrebbe avuto luogo ogni sera, fino al ventitré dicembre. Per praticità avevano chiesto ospitalità a Louis, che era stato ben felice di condividere con qualcuno l'enorme casa dove viveva da solo o, dal giorno prima, con Freddie.

Ciò aveva quindi portato a un rinvio della sua partenza per Doncaster, ma anche Lottie, la maggiore delle sorelle di Louis, aveva deciso di seguire le gemelle a Londra.

Louis non vedeva l'ora di avere le sue sorelle in casa per un po', anche se non sapeva come avrebbe fatto a gestire sette persone – perché sarebbero venuti anche il compagno di Lottie, Lewis, e il loro figlio Lucky- in una casa dove era solita essercene una sola.

O due suggerì una vocina nella sua mente, ma Louis cacciò via rapido quel pensiero. Tornò a sorridere impaziente come un bambino alla prospettiva della magnifica settimana che lo aspettava.

Scese dalla metropolitana come un razzo, quasi dimentico di avere per mano un bambino di sette anni che certamente non sarebbe mai riuscito a tenere il suo passo da– seppur sedentario– trentenne.

«Ahi, papi! Mi fai male così!» si lamentò Freddie, districando la manina dalla sua presa e massaggiandosela infastidito.

«Scusa tesoro! Volevo arrivare a casa in fretta per le zie, ma di certo non avranno problemi anche se noi arrivassimo qualche minuto dopo» disse il padre, afferrando il figlio da sotto le ascelle e caricandoselo in spalla.

Freddie rimase imbronciato ancora per qualche secondo, dopodiché non riuscì più a tenere il muso al padre e iniziò a sorridere divertito, allungando la mano per fingere di toccare le decorazioni sparse per il quartiere di Kensington.

Louis provava inutilmente ad alzarsi sulle punte per aiutare il bambino, ma data la sua altezza non servì a molto.

Il suo tentativo tuttavia fece scoppiare in una risata il biondino e Louis si sentì fiero come non mai di essere stato lui a provocarla. Passava talmente tanto poco tempo con Freddie che ogni suo sorriso per Louis era un regalo, e le due settimane vicino a Natale che riuscivano a passare insieme ogni anno erano il suo momento preferito.

Padre e figlio si incamminarono lungo la via, i loro volti illuminati dallo stesso sorriso burlone e genuinamente divertito. Tra risate, sorrisi ed espressioni meravigliate di entrambi, i due arrivarono a casa, dove una nota Mercedes bianca stanziava solitaria davanti all'enorme cancello.