V.

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I raggi limpidi del sole mattutino filtravano tra le tende, accarezzando leggeri il materasso e il piumone brillando diretti in faccia a Louis.

Si svegliò infastidito da quella luce, scocciandosi ulteriormente quando si rese conto di trovarsi nel proprio letto e non più sul divano del salotto, dove avevano luogo i suoi ultimi ricordi.

Non ricordava altro dopo il bacio con Harry; in realtà non ricordava molto neppure di quello se non quanto gli fosse sembrato giusto, quanto lo avesse voluto e quanto avesse desiderato potervi restare per sempre.

Non posso lasciarmi distrarre. Lo sta facendo di nuovo.

La realtà lo sorprese con la forza di uno schiaffo non appena si rese conto che, pur essendo nel loro vecchio letto, dove Louis tentava sempre di non dormire per non cadere vittima del demone chiamato nostalgia, Harry non era tra le sue braccia ed anzi sembrava non esserci mai stato, sdraiato com'era vicino al confine del materasso.

Era di nuovo caduto per mano del sul angelo tentatore, non appena aveva deciso di non essere più suo.

Si diede mentalmente dell'idiota, per poi decidere di andare a controllare a che punto fosse il resto della casa. Harry riusciva a distrarlo persino dai suoi ospiti, dannato lui!

Andò per prima cosa in camera di Freddie, sollevato di avere ancora il suo pigiama natalizio addosso una volta uscito dal tepore caldo garantitogli dalle coperte.

Il bambino riposava con un sorriso sereno stampato sul volto, i capelli biondi malamente arruffati e le palpebre che restavano chiuse nonostante la luce che riempiva sempre più la stanza, riflettuta dalle pareti bianche.

Il tappeto colorato a forma di pezzo di puzzle era pieno di pupazzi, macchinine, LEGO, finti proiettili di gomma e anche qualche vestito.

Probabilmente Louis avrebbe dovuto dargli un esempio migliore, metterlo in punizione perché con i giochi sparsi lì in mezzo rischiava di inciampare, ma sapeva di non essere il padre perfetto, per lui l'importante era essere il padre di cui suo figlio aveva bisogno.

«Buongiorno Topo» lo salutò quando si stropicciò gli occhi con le manine, finalmente sveglio.

«Ciao papà» Il suo sorriso era così maledettamente genuino che Louis desiderò ancor più ardentemente di poter restare con lui tutto il tempo, di poter vivere ogni giorno della sua crescita che si era perso durante la prima infanzia.

«Ti va di fare un gioco?» gli sussurrò sornione Louis, con l'aria di chi aveva un piano in mente.

Freddie non volle neppure farselo ripetere due volte e subito corse con il papà al piano di sotto, facendo le scale in punta di piedi così che le zie non li sentissero e soffocando tutte le risate.

Louis aprì piano la porta della camera delle gemelle, felice che non avessero chiuso la porta a chiave.

Fece velocemente cenno a Freddie di entrare, il bambino di Doncaster che era in lui esultava al punto di faticare a trattenersi.

Dopo un finto conto alla rovescia sulle dita, a modo Tomlinson, Freddie saltò in mezzo ai letti delle zie, fortunatamente uniti a formarne uno a due piazze.

«Aaaaah! » strillarono Daisy e Phoebe, agitandosi convulsamente mentre Freddie scoppiava in mille risate.

Louis era rimasto ad assistere dall'angolo, ridendo sguaiatamente come il figlio alla vista della reazione delle due gemelle.

«Topo! Ma che-» iniziò Daisy, poi notò Louis sorriderle sornione dall'altra parte della stanza «Ovviamente c'era lo zampino di tuo papà, è un Peter Pan vivente»

That's the way love goes - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora