Un'atmosfera febbrile regnava in casa, la mattina del 24 dicembre.
«Tra poco dovremmo partire, o non riusciremo ad essere a Doncaster per pranzo» annunciò Lottie mentre passava per l'ingresso spingendo l'ennesima valigia nera.
La maggiore delle sorelle scoccò un'occhiata in direzione di Harry e Louis, che continuavano a sorridersi a vicenda mentre guardavano Freddie che cercava di interpretare i versi e i movimenti di Lucky, senza successo.
A Lottie era mancato molto quel sorriso sul volto di Louis, il "sorriso Harry" come lo aveva battezzato Daisy. Però aveva al tempo stesso paura per il fratello, perché l'amore che provavano lui e Harry l'uno per l'altro era capace di bruciarli da dentro come fuoco vivo che brilla e illumina tutto ciò che di bello c'è nella persona, risaltandolo. Il loro amore però era anche capace di bruciare quei pregi, distruggendo ogni traccia di felicità e sentimento legata ai ricordi, facendo diventare tutto bianco e nero, risucchiando i colori che davano alla vita un motivo per essere vissuta.
E i colori, per suo fratello, erano tutti lì grazie ad Harry.«È ora di andare, Fred» lo chiamò Louis, attirando l'attenzione del bambino che stava tornando verso la camera del padre dietro ad Harry.
«Adesso Harry arriva, ha voluto preparare lui le nostre valigie perché sapeva che papà avrebbe fatto un disastro, ora ce le porta ma noi dobbiamo andare in macchina»
Daisy, Phoebe, Lottie, Lewis e un sorridente Lucky ben imbacuccato sotto strati di lana li aspettavano a pochi metri dall'ingresso, con le macchine cariche a eccezione di quella di Louis.
Freddie raggiunse il padre e gli porse la mano con uno sbuffo sconsolato, lanciando un ultimo sguardo verso il corridoio mentre superavano la soglia.
Louis si fece aiutare da Freddie nel caricare le ultime cose in auto e Harry li raggiunse qualche minuto dopo, trascinando una valigia enorme, che ad occhio e croce pesava più del bambino biondo che corse a prenderla, tentando invano di alzarla.
«Dà qua Freddie, ci penso io» disse il riccio, allungando la mano verso la maniglia che Freddie gli cedette senza proteste.
Harry superò Louis accanto al bagagliaio, issandovi la valigia per poi chiudere tutto.
La famiglia Tomlinson si avvicinò ad Harry per salutarlo, coscienti che non sarebbe andato a Doncaster con loro quell'anno.
Dopo le solite espressioni di cortesia, sebbene infarcite da un sincero affetto, fu il turno di Louis e Freddie.
Il castano diede una leggera spintarella al bambino, che si tuffò immediatamente tra le braccia di Harry, stringendolo come se volesse restarvi per sempre. Il piccolo aveva gli occhi chiusi e un sorriso estasiato, che esprimeva solo parzialmente quanto si sentisse bene in quella stretta.
«Ti voglio bene anche io Freddie» disse il riccio in un sussurro, a voce abbastanza alta perché sentisse anche Louis.
Il maggiore non poté fare a meno di sorridere a quella vista, forse la migliore della sua vita. Migliore di qualsiasi record delle sue canzoni, migliore dell'apprezzamento che riceveva la sua musica, migliore persino delle decine di migliaia di fan che partecipavano ai suoi concerti.
In quell'abbraccio, Louis vedeva tutto l'amore di cui aveva bisogno: Harry e Freddie, per nulla somiglianti ma così tanto padre e figlio, la famiglia che Louis sperava potessero diventare un giorno.
«Vieni papi» la voce di Freddie lo distrasse e Louis alzò lo sguardo per incontrare i loro, mostrando colpevole i suoi occhi lucidi.
Harry abbassò di scatto la testa e allungò un braccio, un enorme sorriso gli illuminava il volto.
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That's the way love goes - Larry Stylinson
FanfictionDicembre 2022, 92 ore prima di Natale. Louis e Harry. Problemi, famiglia e attrazione. "Anche se provo a scappare dalla mia orbita, tu resti il satellite che mi gira incessantemente intorno. È frustrante e non so più che fare. Non possiamo più andar...