4. Camilla

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Arrivo a scuola in anticipo, come ogni singolo giorno.
Preparo la mia classe, nonostante l'abbia fatto ieri controllo che non manchi niente. Oggi ho in mente di continuare il lavoretto sul ciclo delle stagioni. Questo è il loro ultimo anno della scuola dell'infanzia, anzi, l'ultimo mese! Ho tutto, mancano solo i bambini e desidero far sì che quest'ultimo mese alla scuola d'infanzia resti per sempre nei loro cuori.
Indosso il camice rosa con il mio nome Maestra Camilla inciso in rosso e mangio una barretta ai cereali, mi faccio un caffè alla Frog che abbiamo comprato tutte noi maestre creando una piccola postazione ristoro. L'allenamento mi ha risvegliata e rinfrancata. Me ne ero totalmente distaccata visto che a stento riuscivo ad alzarmi dal letto e a guardarmi allo specchio senza avere dei flashback che mi portavano a vomitare bile. Invece si è rivelato un aiuto importante per me. Quattro volte la settimana vado in palestra, le altre tre volte vado a camminare in un parco. Basta che mi muova, basta che non resti ferma.

L'arrivo dei bambini è il primo vero momento di gioia della mia giornata, li aspetto sull'uscio della porta e in fila  per due percorriamo il lungo corridoio che ci porta in classe. Ogni giorno tengo due bambini diversi per mano e mi pare siano felici così. Mi vogliono bene, lo vedo e lo percepisco e questo mi basta a restar serena fino alle 15. 30 del pomeriggio.

Il lavoretto di oggi prevede di ricreare un vaso di cartone i cui fiori sono l'impronta della mano fatta con la pittura a scelta dei bambini e i piccoli polpastrelli sono i petali. I bambini, se lasci che si sporchino le mani, son capaci di curare dal nulla colori nuovi e perfetti.
Sul vaso scriveranno il loro nome e lo porteranno a casa. Ci sporchiamo, ci puliamo cento volte al giorno, Impariamo canzoni e filastrocche, Impariamo il civile convivere e relazionarsi. Impariamo a mangiare tutti insieme ognuno apparecchiando e sparecchiando la propria postazione. Ripulendo il banchetto, le mani e il viso.
Impariamo il rispetto per la natura, per i fiori e le piante. Anzi, mi è appena venuta un'idea : dopo il riposo e la merenda andremo in giardino fino all'uscita e cureremo le piante che durante l'anno abbiamo interrato.

Dopo aver consegnato i bambini ai genitori riordino la classe, organizzo le idee per il giorno dopo, appendo il camice e prendo tutto per andare via. Appena entro in macchina la solita presa al petto parte lenta per aumentare man mano. Accendo e parto per dirigermi verso casa di mia madre.
L'ingresso di casa sua è stato sempre tetro perché non c'è nessuna finestrella ad illuminarlo ma il calore e il profumo di cucinato ha sempre sopperito a questa mancanza ora, invece, non c'è luce, non c'è quasi più calore ma dovrei dire che stanno andando meglio le cose ad oggi. Quando mio padre se n'è andato mia madre è finita in una depressione cupa e profonda. Mio fratello ed io ci siamo dati da fare affinché non le mancassero almeno le cose primarie e dato che non c'è stato verso di farla trasferire da uno di noi due ci siamo alternati il primo anno nello stare con lei ma al contrario di mio fratello che ha avuto più forza, appena si è ripresa un po' lei, il senso di responsabilità iniziale anzi il senso di come salvo oggi mia madre? , si è abbassato e sono crollata io oppure ad un certo punto qualcosa dentro di me non ha retto più, non saprei.
Mio fratello si è trasferito da nostra madre ed ha aiutato me nella ripresa di me stessa lasciandomi vivere per la prima volta il lutto. Che poi sia tutto degenerato è un altro paio di maniche.
Andare da mia madre mi stordisce.
Mi sento in colpa. Mi sento responsabile e mi sento vittima dell'assenza di mio padre che non c'è più e di mia madre che non è più la stessa.

"Mamma...? " apro con le mie chiavi e proseguo lungo lo scuro corridoio che mi porta da lei in cucina. È sul balcone con le mani nella terra piantando dei bulbi, devono essere quelli che le ho preso al mercato.
Il giardinaggio l'ha aiutata tantissimo ad uscire dalla pozza nera e così il piccolo balcone è una giungla di fiori, piante grasse ed arbusti. Era una hobby che aveva con papà, difatti ci sono delle piante di aloe vera che somigliano ad alberi e stanno lì da vent'anni. Quando stava tutto per marcire causata dell'incuria portata dalla depressione le ho portato un geranio che le ha ricordato quelli che mio padre piantava d'estate e questo piccolo atto di gentilezza ha salvato le piante, comprese le aloe ventenni, di morire e ha dato modo a mia madre di ritrovare il suo passatempo che si è rivelato anche un po' parte della cura.

"Vuoi un caffè?", mi chiede.
Questo è un altro rituale. Mi siedo e faccio fare a lei. Si lava le mani dalla terra, accende la macchinetta del caffè e aspettiamo senza parlare.
Accendo la tv su un qualsiasi canale per stemperare il silenzio.
Le chiedo com'è andata oggi.
Mi racconta che ha parlato con le foto di papà site sull'altarino che ha creato e che io non riesco proprio a guardare e neanche ad avvicinarmi senza farmi venire le mosse come le chiama lei.
Mi spiega che a pranzo ha mangiato un toast al tonno e stasera si farà la solita zuppa di latte con le fette biscottate ed ora stava curando il suo giardino. Non obietto più dato che vivo praticamente di cappuccini, insalate e pasta e ceci.
Mi chiede del lavoro così le racconto della mia giornata, del fatto che anche io ho curato il giardino insieme ai bambini. Le chiedo dov'è Totò, il suo cane, un trovatello che le abbiamo portato a casa una sera di Marzo, pochi mesi dopo la scomparsa di papà, e che l'ha aiutata credo più di quanto abbiamo fatto noi figli.
"È con Carmelo, passeggiatina."
Beviamo il caffè, chiacchieriamo. Passa un'ora.
"Non passi da papà?"
Un'altra volta magari...
Un'altra volta ci passo.
Un'altra volta ci vado, sicuro.
Lo giuro.

Dopo essere andata via da mia madre torno a casa in una profonda nuvola di annebbiamento. Mi faccio la terza doccia del giorno, lascio accesa non so quanto l'asciuga capelli gettandomi il calore sulla gola serrata, quando la spengo ho la pelle rossa e bollente. Prendo un nuovo libro, uno a caso della mia pila di libri ancora da leggere frutto di acquisti compulsivi, accendo le lucine sulle pareti. Provo a leggere ma stasera ho davvero la sensazione di essere strangolata e so che potrò solo scivolare in un nuovo incubo quando mi sarò addormentata.

L'ultima parolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora