La Nera Nerea

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C'era una volta nelle profondità di un bosco vicino ad una piccola provincia di Firenze, una signora anziana di nome Nerea: era una donna scorbutica, arrogante e cattiva. Abitava in una piccola casetta, di cui il colore rispecchiava la sua anima: l'aveva infatti dipinta completamente di nero, persino l'oro di cui erano fatte la serratura e la maniglia era nero. Alcuni bambini dicevano in giro che il primo giorno che Nerea girò la maniglia per aprire la porta, per la sua cattiveria anche la purezza del metallo divenne oscura. Veniva chiamata dalle persone che ebbero la sfortuna di conoscerla "Nera", anche per il fatto di assomigliare molto al suo nome di battesimo. Ogni volta che la incontravano per le strade della provincia, tutti con lo sguardo pieno di disgusto dicevano: "Guardate c'è Nera!" Questo soprannome e questi sguardi riempivano sempre di più di rabbia il suo cuore. Tutti la consideravano una sciocca, ma in realtà era molto creativa: di nascosto aveva costruito una bastone con all'interno un filtro e della nicotina, materiale da lei scoperto durante un giorno d'estate, da lei chiamato: sigaretta. Ogni volta che la poggiava sulle sue labbra, si tranquillizzava e le passava di mente l'idea di magari uccidere qualcuno. Comunque gli abitanti della provincia non la trattavano male solo perché pensavano fosse cattiva, ma perché un giorno diede con il suo bastone un colpo sulla testa di un povero mendicante che le aveva chiesto di ospitarlo in casa sua, causandogli una lieve forma di amnesia. Da quel momento, costruirono un piccolo rifugio dove un guardiano diceva a chiunque si era perduto nella foresta di non avvicinarsi alla casa nera per la propria incolumità. Passavano gli anni e tutti davano retta al guardiano e perciò a causa della sua tremenda solitudine la rabbia dentro il suo cuore cresceva sempre di più. Un giorno, un bambino di nome Damiano ebbe la sfortuna di perdersi nel bosco. Il guardiano, essendo Damiano un bambino gli diede da mangiare e gli ordinò ripetutamente di non avvicinarsi alla casa nera. Con i suoi occhi color cioccolato rispondeva sempre di sì, ma essendo molto coraggioso quando se ne andò dal rifugio incominciò a cercare senza sosta la casa di Nerea. Si addormentò alle 3 di notte e si risvegliò alle 7 di mattina, grazie al continuo ronzio di api e vespe attorno a lui. Essendo la sua unica paura gli insetti, scappò a gambe levate e trovata la casetta nera bussò alla porta. Nerea aprì senza neanche chiedere chi fosse, e dopo aver ascoltato la storia di Damiano, prese il suo bastone e lo colpì in testa. Il rumore della botta fu udito da tutti gli abitanti dalla provincia, che subito presero il bambino e lo portarono con loro. Si risvegliò 4 ore dopo, per fortuna con tutta la memoria intatta. Il guardiano andò a fargli una visita, e Damiano gli chiese la storia di quella donna: rispose che non sapeva niente del suo passato, solo che un giorno era venuto con una sarta di nome Luisa nella loro provincia e per uno strano motivo si era trasferita nel bosco. Damiano non perse tempo: si alzò dal letto e andò a casa della sarta Luisa. Appena arrivato, vide un appartamento pieno di vestiti meravigliosi, soprattutto femminili. Appena lo vide, la sarta gli chiese qual'erano le sue misure, visto che pensava fosse un cliente. Damiano gli rispose che non voleva nessun vestito, ma sapere il passato di Nerea. Luisa con gli occhi lucidi gli spiegò la loro storia:
"Ai tempi della scuola eravamo migliore amiche. Lei desiderava essere una scienziata e io una sarta, entrambe di grande successo. Essendo il suo colore preferito il nero, tutti la chiamavamo Nera. A lei piaceva tanto questo soprannome! Un giorno, un ragazzo si presentò davanti alla sua porta con un mazzo di rose in mano e le chiese di sposarlo. Lei declinò la gentile offerta, ma il ragazzo infuriato più che mai, in realtà stregone, le tolse il sorriso e la gentilezza nel suo cuore. Inoltre le fece credere che "Nera" era un soprannome dispregiativo nei suoi confronti. Io, preoccupata di ciò che le accadde, scoprì che il bosco di questa provincia possedeva proprietà magiche, in grado spezzare qualsiasi incantesimo. Ci trasferrimo insieme in questa provincia, ma dopo la sua prima manifestazione di rabbia, capì che non c'era nulla da fare e la lasciai andare."
Luisa ormai in lacrime gli disse di andarsene e così fu. Damiano andò davanti alla casa di Nerea e delle api incominciarono a inseguirlo. Il bambino incominciò a scappare, ma le piccole giallo-nero gli dissero che c'era un modo di spezzare la maledizione di Nerea: farle capire che "Nera" era un modo simpatico per salutarla. Damiano le ringraziò e anche la paura degli insetti scomparve, diventando così il primo bambina senza paura. Bussò per la seconda volta alla porta nera della casa del medesimo colore e guardando il suo volto dalla finestra, Nerea era già pronta con il bastone. Appena gli aprì la porta Damiano disse:
"Ciao "Nera"! Dammi il cinque!"
Nerea stampò un enorme sorriso a Damiano e scoppiò in lacrime: la maledizione era spezzata. "Nera" accolse Damiano in casa sua e lo adottò. Il giorno dopo Dami andò ad avvertire gli abitanti della provincia della bella notizia. Luisa dopo averla sentita, andò Nerea e si abbracciarono e decisero di abitare loro due e Damiano nella sua casetta; pochi giorni dopo la dipinsero con i sette colori dell'arcobaleno. E vissero tutti felici e contenti!

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