Maledetti ascensori!

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Oggi

Non ce l'avrei più fatta a rialzarmi. Non ci sarei più riuscito. Sono distrutto, dentro. Non capisco più nulla. Non ho più nulla. Non voglio nient'altro.

Io non capisco cosa sia successo. Ho avuto appena il tempo di rendermi conto dell'evidenza, quando questa mi è stata portata via. Senza preavviso.

Non sono stato degno neanche di un lurido ultimo sguardo. Mi sarei accontentato anche di quello. Lo avrei gelosamente custodito, anche se fosse stato uno sguardo pieno di disprezzo. Io lo avrei custodito e lo avrei accudito.

A quanto sembra neanche quello mi merito. Non mi merito niente.

Avevano ragione ed ero stato così sciocco a non credere ad una tale banalità.

La vita fa schifo

Due mesi prima

Ventisette anni. Avevo ventisette fottuti anni da meno di ventiquattro ore, e già mi ero stufato. Farmi alla vigilia di Natale non è stata una grande idea da parte di mia madre, non che lei avesse mai avuto delle grandi idee.

Ventisette anni. Quattro sorelle. Due gemelli. Va bene lo ammetto, odio le mie sorelle. Le odio con il profondo del mio cuore. Non so seriamente da chi abbiano preso. Forse avere un padre diverso ha sicuramente influito. O forse no.

Resta il fatto che io non le riconosco più. Non riconosco più le dolci bambine che ho tenuto in braccio.

Sono cresciute e con il passare degli anni sono diventate ciò che temevo più per loro. Sono diventate mia madre. Acide, viziate, egoiste e irritabilmente egocentriche

Ho già detto che le odio?

I gemelli sono l'unico motivo per cui torno a trovare mia madre. Non riconosco più neanche lei. O forse lei è sempre stata così, ma solo crescendo ho imparato a capire chi era realmente. Io non odio mia madre. È pur sempre la donna che mi ha messo al mondo. Involontariamente continuo a provare per lei un amore incondizionato. Nonostante tutto, rimane mia madre.

Ma lei mi ha tradito. Non mi è stata vicina quando ne avevo bisogno. Non ha voluto appoggiarmi quando le avevo detto che sarei voluto diventare un medico. Ha semplicemente detto "Medico? Ma forse sei impazzito? Tu medico? Sii più realista, Loulou. Tu medico non ci diventerai mai. E non ho intenzione di pagarti una scuola di medicina. Non ho intenzione di buttare via i soldi!"

Se non ci fosse stato il mio patrigno, con cui, tra l'altro, ha divorziato, io starei sotto ad un ponte. Senza un lavoro. Senza un sogno realizzato.

All'inizio mi ero chiesto perché Mark avesse deciso di andarsene. Mi era aooarso come un tradimento da parte sua. Non nei confronti di mia madre, o delle mie sorelle. Nei miei confronti.

Mark per me c'è sempre stato. "Louis, tu diventerai un grande uomo. Tu sei il mio piccolo grande uomo. Sono così fiero di te". Mark mi ha insegnato ad andare in bicicletta. Mi ha portato al mio primo allenamento di calcio e ha fatto in modo che io giocassi nei Doncaster Rovers.

Mark mi ha sostenuto. Mi ha fatto da padre.

Ventisette anni. Natale a casa di mia madre. E tra un'ora devo tornare in ospedale.

Eravamo a tavola.

"Louis, come sta andando il lavoro?"

Mi stava cominciando ad irritare. "Dai, mamma. Tanto lo so che non ti interessa saperlo veramente. E smettila di fare la parte della madre apprensiva e premurosa. Non oggi".

Non mi ero neanche reso conto che le parole mi erano già fuoriuscite dalla bocca. Mi infastiva il suo comportamento. Mi infastidiva come cercava di scoprire cose sulla mia vita privata, di cui io non avevo assolutamente voglia di parlare.

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