Capitolo 2

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Tutta la sala fissava me. Gli occhi di tutti erano su di me.
La preside McGranitt mi aveva avvertita di quella possibilità ma non mi aspettavo così tanti occhi. C'erano quattro enormi tavoli in quella stramaledetta sala e per ogni tavolo c'erano circa un centinaio di ragazzi e tutti, sottolineo tutti, fissavano me.
L'ultima arrivata.
Quando ero atterrata con Hagrid nell'enorme parco deserto del castello ero rimasta senza fiato. Insomma, quello era un castello! Un vero e proprio castello! Avevo immediatamente chiesto se fosse la residenza della regina o - come nel più grande dei miei sogni - la residenza mia e della mia famiglia perduta ed estremamente ricca, ma ovviamente lui mi aveva detto che no, quella era semplicemente una scuola...
Quanta bellezza sprecata.
A quel punto ero stata condotta dalla preside - una vecchia signora con un cappello strano ed uno sguardo saggio - che mi aveva spiegato molte cose di quel mondo a me sconosciuto. Un mondo in cui ero entrata alla nascita e al quale mi sarei dovuta unire all'età di 11 anni.
''Come mai non siete riusciti a trovarmi prima?'' le avevo chiesto una volta terminato il suo racconto
''L'abbiamo cercata tanto, signorina Jackson'' mi aveva risposto abbassando lo sguardo come dispiaciuta ''Abbiamo iniziato le ricerche quando le lettere d'ammissione che le inviavamo ritornavano senza risposta. Abbiamo mandato un addetto ad indagare e lì, una vecchina babbana, ci ha raccontato di un trasferimento dei suoi genitori anni prima. Capirà lo shock nell'apprendere che nessun essere magico era a conoscenza della cosa e lo shock nello scoprire che una giovane strega era chissà dove all'insaputa della scuola''
''E mi avete cercata'' avevo aggiunto allora al posto suo prendendo un sorso del succo che mi avevano offerto
''Esatto'' rispose lei alzando lo sguardo su di me ''Dov'è stata per tutto questo tempo?''
''Beh... in un orfanotrofio fino a circa 6 anni poi è arrivata la famiglia adottiva che mi ha portato in Italia fino a... fino a ieri''
''Orfanotrofio?'' mi aveva chiesto a quel punto scioccata ''Cos'è successo ai suoi genitori?''
''Non ne ho idea...'' le avevo risposto sentendo una fitta al petto ''I miei primi ricordi sono tutti all'orfanotrofio, non ho mai conosciuto i miei genitori ne mi ricordo i loro volti... credo mi abbaino abbandonata lì appena nata o poco più grande. L'unica famiglia che ho conosciuto è stata quella in Italia''
'' Erano brave persone?'' mi aveva chiesto ancora sentendo probabilmente qualcosa di strano nel mio tono
''Lo erano... all'inizio. '' le avevo rivelato sinceramente ''Quando sono arrivata Sarah e Ralf avevano già le gemelle ma lei, Sarah, aveva deciso di adottare un orfano come segno di generosità... o almeno così mi raccontava Ralf nei suoi momenti di malinconia. Eravamo una famiglia perfetta, unita e felice. Viaggiavamo molto ad essere sinceri, con loro ho visto quasi tutta l'Italia... Sarah era la nostra insegnante privata sa? Non voleva che andassimo a scuola, diceva che poteva insegnarci benissimo lei mentre vedevamo il mondo ''
''Cos'è successo dopo?''
''Dei ladri entrarono nella villetta della madre di Sarah'' avevo mormorato tristemente '' Ricordo che Ralf disse a me e alle gemelle di chiuderci nelle nostre stanze e di rimanerci fino a quando non ce lo avesse detto lui... ma non tornò a chiamarci mai durante la notte. Quando uscii da sola la mattina dopo, spaventata dal silenzio tombale che regnava, la casa era... irriconoscibile e Sarah era morta.
Da lì tutto è cambiato... soprattutto Ralf. Usciva di casa per andare al lavoro e tornava a notte inoltrata ubriaco fradicio. Quando era a casa era sempre nervoso ed irritabile... se la prendeva con tutti. O meglio... con me.''
''Hanno mai scoperto della magia?'' mi aveva chiesto allora la McGranitt con gli occhi dispiaciuti ''Quando ha mostrato le sue prime capacità magiche lui l'ha aiutata o...''
''La prima volta che ho fatto una magia solo Sarah era con me'' le avevo raccontato mentre il suo volto passava dal dispiaciuto al confuso per un attimo ''All'inizio ovviamente era sorpresa e spaventata... poi con il tempo le mie magie la divertivano e la facevano ridere... mi aiutò anche a far comprendere la cosa sia a Ralf che alle gemelle che però non la presero bene da subito. Con il tempo, grazie a Sarah, la mia magia era una cosa normale in famiglia, ma poi... ovviamente le cose sono cambiate. Ogni volta che mi scappava una magia, ogni volta che bloccavo con la magia qualcosa che mi lanciava contro diventava furioso e la situazione peggiorava sia a parole che a gesti ''
''Signorina Jackson...'' aveva mormorato sempre più dispiaciuta la McGranitt ''Quell'uomo la picchiava?''
La domanda così diretta mi aveva lasciata senza fiato per un attimo ma, alla fine, i racconti di quello che succedeva in quella casa dopo la morte di Sarah erano usciti dalla mia bocca incontrollati mentre il volto della preside era velocemente passato dalla pietà allo sconforto. Di solito non ero un tipo che parlava molto, soprattutto di argomenti così intimi e delicati, ma l'atmosfera che la preside aveva creato unita alla sua aura di autorità mista a dolcezza che mi aveva colpita sin dal primo istante... aveva fatto si che io mi sentissi così protetta da vuotare il sacco senza la minima esitazione.
Una volta finito mi aveva assicurato che non sarei più tornata in quel posto, che Hogwarts sarebbe stata la mia casa, e mi aveva detto quel che, nel profondo, avevo bisogno di sentire.
Era passata poi a spiegarmi il regolamento della scuola, la divisione degli studenti nelle Case, le caratteristiche di quest'ultime e tutto ciò che dovevo sapere prima di iniziare. Mi aveva inoltre dato una serie di cose che mi sarebbero servite durante l'anno, compreso dei libri e un rametto di legno che la McGranitt chiamò bacchetta.
''Adesso dobbiamo scegliere la bacchetta, signorina Jackson'' mi aveva detto la McGranitt prima della scelta
''E dove la prendo?'' le avevo chiesto ingenuamente
La McGranitt si era limitata a sorridermi mentre un uomo alto con i capelli brizzolati era entrato di soppiatto nell'ufficio con le mani dietro la schiena.
''John Olivander al suo servizio, professoressa McGranitt'' aveva detto arrivando a poca distanza da noi, accennando anche ad un inchino ''Per quale motivo mi avete convocato?''
''Dobbiamo trovare una bacchetta per questa giovane maga, Olivander'' gli aveva riposto la preside
''Non vorrei correggerla, professoressa'' aveva sorriso allora l'uomo ''Ma, come diceva mio padre, è la bacchetta a scegliere il mago ''
La preside aveva chinato il capo come a chiedere scusa e a quel punto l'uomo aveva rivolto la sua intera attenzione su di me. Aveva preso a studiarmi per un po', poi aveva agitato la bacchetta e uno scatolo scuro era comparso sulla scrivania.
''Questa bacchetta è fatta da un resistentissimo legno di cedro, abbastanza leggera e ad elasticità media, all'interno presenta cuore di Crine di , lunga 10 ½'' '' aveva detto quindi estraendo una bacchetta di colore scuro intagliata leggermente nella parte inferiore ''Agitala e vedi se è la bacchetta che fa per te''
Quando la mia pelle era entrata in contatto con la bacchetta avevo sentito qualcosa di strano muoversi in me, un po' come quando si ha una strana sensazione, ma non avevo avuto molto tempo per rifletterci su dato che gli occhi della preside e dell'uomo delle bacchette erano fissi su di me. Per non farli aspettare avevo deciso di agitarla un po' a casaccio e, quasi immediatamente, tutti i libri della libreria alle spalle della McGranitt avevano preso a cadere.
''Non è quella giusta'' aveva sospirato allora lei fermandoli e mettendoli a posto con un gesto della sua bacchetta che era di due color con dei rigonfiamenti sul manico.
''Credo di averlo capito al primo tocco '' avevo sussurrato arrossendo per il disastro causato ''Ma non sapevo se dirlo avrebbe cambiato qualcosa''
''Passiamo alla prossima'' mi aveva interrotta allora senza la minima esitazione l'uomo brizzolato.
Dopo aver riposto la prima bacchetta di nuovo nello scatolo e dopo aver chiuso quest'ultimo con la stessa delicatezza con cui si tocca un oggetto prezioso, lo scatolo era scomparso per fare posto ad un altro poi ad un altro e un altro ancora.
''Su questa sono quasi certo... questa bacchetta è ricavata da un legno dalla fama molto prestigiosa, non è semplice da abbinare ma quando una bacchetta come questa sceglie il proprio padrone... è in grado di compiere magie di un'arte e una finezza tali che si riscontrano raramente in altri legni'' aveva aperto lo scatolo e la bacchetta che ne aveva tirato fuori... era bellissima.
Era di colore chiaro, ricurva solo nella parte finale dov'era intagliato un pallino dal quale sgorgavano tagli tutti intrecciati tra loro che raggiungevano oltre la metà della bacchetta.
''Legno di faggio, con Corda di Cuore di Drago, 12 ½" a flessibilità dura ''
L'uomo aveva quindi rivolto il bellissimo manico intagliato verso di me ed io lo avevo afferrato con un misto di esitazione ed euforia. In quel preciso istante avevo sentito un fuoco nascere al centro del petto e raggiungere lentamente ogni fibra del mio corpo.
''Non agitarla'' mi aveva allora fermata l'uomo brizzolato ''Credo basti che tu mi dica cosa provi adesso''
''È lei'' avevo sorriso allora voltandomi verso di lui ''È lei la mia bacchetta''
L'uomo aveva sorriso soddisfatto e in breve tempo la McGranitt lo aveva già congedato per iniziare a raccontarmi delle materie principali da studiare e per dirmi tutto ciò che dovevo fare per recuperare gli anni persi... Ed eccomi qua, al centro della mensa - volevo dire Sala Grande - per raggiungere la preside e farmi assegnare ad una squadra - volevo dire Casa-.
Arrivata al cospetto del grande tavolo dei professori mi lasciai andare ad un fremito di paura e subito Hagrid mi rassicurò con una pacca sulla spalla.
Per me era tutto così nuovo e fuori da ogni mia fantasia eppure... mi sentivo finalmente, per la prima volta nella mia vita, nel posto giusto.
Ma la cosa mi spaventava comunque... Ero all'altezza di quella scuola? Sarei riuscita a recuperare 4 anni di studi? Sarei riuscita ad integrarmi in mezzo a tutti quei ragazzi?
La preside mi fece segno di salire al suo fianco ed iniziò a presentarmi alla folla. Guardai anch'io verso i tavoli e rimasi sconcertata di nuovo da quante fossero le teste voltate verso di noi. La mia attenzione fu catturata da alcuni ragazzini seduti all'inizio dei tavoli, avevano sì e no 11 anni e già sapevano molto più di me di quel mondo.
La voglia di scappare a gambe levate non era poca.
Quando la McGranitt terminò vidi un signore, presumo fosse un professore, entrare con uno strano cappello tra le mani. Cosa dovevo farci adesso io con quel coso? Era il cappello che avrei indossato tutto l'anno? Eppure, nessuno di quelli seduti ai tavoli ne indossava uno, perché io sì?
Poi una piccola crepa si formò sulla superfice del cappello ed io per poco non urlai quando prese a parlare.
Forse pensi che non sia bello,
ma non giudicare da quel che vedi
io ti giuro che mi scappello
se uno più bello di me troverai.

Il cappello parlava. In quel mondo i cappelli parlavano? Quante cose del genere avrei dovuto scoprire senza uscire fuori di testa?!
Non c'è pensiero che puoi nascondermi
che il mio potere non sappia vedere,
quindi indossami e ascolta
qual è la casa in cui rimanere.
È forse Grifondoro la tua via,
culla dei coraggiosi di cuori:
audacia, fegato, cavalleria
fan di quel luogo uno splendore.
O forse è Tassorosso la tua vita,
dove chi alberga è giusto e leale:
qui la pazienza regna infinita
e il duro lavoro non è innaturale.
Oppure Corvonero, il vecchio e il saggio,
se sei sveglia e pronta di mente,
ragione e sapienza qui trovan linguaggio.
che si confà a simile gente.
O forse a Serpeverde, ragazza mia,
tu troverai gli amici migliori
quei tipi astuti e affatto babbei
che qui raggiungono fini ed onori!
Vieni dunque senza paura
E mettimi in capo all'istante
Con me sarai in mani sicure
Perché io sono un Cappello Parlante!

''Adesso siediti sullo sgabello e il capello ti smisterà in una della 4 case appena elencate'' mi spiegò la preside spingendomi leggermente in avanti.
Con il cuore a mille lasciai che mi poggiasse il cappello sulla testa e mi venne un altro colpo al cuore quando questo prese a parlami nelle orecchie.
''Non sei troppo grande per lo smistamento, mia cara?'' mi chiese con una risata ''Sarà difficile trovare la casa adatta a te, sai. Il tuo carattere ormai non è puro come quello di un bambino, è stravolto dalla vita e molto, molto contorto. Sento in te il fegato dei Grifondoro... oh, ne hai da vendere. Ma sento anche la lealtà tipica dei Tassorosso, anche questa non ti manca, non è vero? Quel che sento sono anche la saggezza dei Corvonero e la lealtà dei Serpeverde. Ma dove ti colloco?''
Ci fu un attimo di silenzio da parte del cappello che mi permise di osservare tutti i tavoli. C'erano colori sgargianti ovunque, il rosso, il giallo, il blu, il verde...
Il mio colore preferito è il blu, pensai guardando quella tavola
''Oh, dei Corvonero hai la saggezza e la prontezza di mente, ma la tua impulsività nei momenti di pericolo è da associare ai Grifondoro. ''
Ma non è la casa che hai detto può darmi gli amici migliori, pensai di rimando mentre nella mia testa ripensavo a tutti gli anni passati da sola all'orfanotrofio e in Italia.
Nuova vita, nuova Beth... o no?
''Quindi stai pensando ai Serpeverde? Sei leale, astuta e molto ambiziosa vedo... sì con loro anche staresti bene. Sei un vero dilemma mia cara... Sei troppo grande e non so dove collocarti, dentro di te prevalgono troppe caratteristiche contrastanti, ma non posso assegnarti a tutte le Case...''
Pensai ai miei genitori e mi chiesi a quale casa appartenessero loro.
''Fammeli vedere e saprò dirti. Io ricordo ogni singolo ragazzo e ragazza sul quale mi hanno poggiato'' mi disse il cappello ed io mi rabbuiai
Non li conosco... pensai tristemente La mia vita è iniziata all'Orfanotrofio, è l'unica cosa che ricordo prima dell'adozione.
''Una piccola orfanella... Oh si, adesso la tua infanzia mi è molto chiara. So benissimo dove collocarti'' mormorò allora il cappello prima di gridare ''SERPEVERDE!''
Vidi il tavolo sotto lo stendardo color verde alzarsi ad esultare e mi venne da sorridere. La casa che mi avrebbe dato gli amici migliori.
A testa basta scesi lentamente i gradini e mi diressi a quel tavolo. Strinsi molte mani, femminili e maschili, di ragazzini e di ragazzi più grandi, ma solo uno di loro oltre a presentarsi mi invitò a sedermi con lui. Era un ragazzo della mia età con i capelli più scuri che avessi mai visto e due occhi verde smeraldo.
''Io sono Albus Severus Potter, molto piacere'' mi sorrise sedendosi di fronte a me ''E questo è il mio migliore amico Scorpius Malfoy'' aggiunse poi presentandomi il suo biondissimo e altissimo amico
Strinsi la mano anche a lui e mi chiesi se la bellezza fosse un tratto tipico dei maghi o se fossi stata io fortunata ad incontrare due dalla bellezza accecante.
''In che anno entrerai?'' chiese ancora Albus con un enorme sorriso
''Quarto anno'' risposi ''Ma dovrò recuperare le cose più importanti di quelli persi con la McGranitt la prima settimana e poi dopo le lezioni''
''Oh, quindi sei nel nostro anno'' sorrise Scorpius ''Conosci già qualcuno qui?''
''No, voi siete i primi'' risposi abbozzando un sorriso ''Prima di oggi non sapevo nemmeno dell'esistenza di questo mondo, figurarsi conoscere qualcuno''
''Prima di oggi non sapevi di essere una strega?!'' mi chiese scioccato Albus
''Si, lo sospettavo dalle mie capacità di fare cose non molto normali con la mente ''spiegai ridendo alla sua faccia ''Solo che non sapevo di questa scuola e tutto il resto ''
''E i tuoi genitori non ti hanno detto nulla?'' chiese Scorpius aggrottando le sopracciglia
''Mai conosciuti'' dissi scrollando le spalle con finto fare scocciato ''Mi hanno abbandonata da piccola''
Entrambi si zittirono a quella frase, una cosa a cui ero abituata... le conversazioni si troncavano sempre quando parlavo della mia infanzia. Ero così abituata che già sapevo cosa sarebbe successo dopo la mia rivelazione: adesso i due nuovi ragazzi avrebbero virato la conversazione su un qualsiasi altro argomento, anche futile, poi pian piano, giorno dopo giorno, avrebbero trovato una qualsiasi scusa per allontanarsi da me... l'orfanella.
Anche il mio sguardo raggiunse il piatto.
''Beh allora hai trovato la persona giusta'' saltò su Albus sorprendendomi ''La mia famiglia è abbastanza grande, basterebbe per entrambi. Anzi per tutto il tavolo ''
''Al'' lo ammonì Scorpius lanciandogli un'occhiataccia ''Non è una cosa carina da dire in momenti come questi''
''Che c'è? È vero!'' esclamò alzando le spalle l'altro ''La mia famiglia è enorme, lo sai benissimo anche tu!''
''Si ma non è una cosa da dire...'' riprese Scorpius alzando gli occhi al cielo
I due iniziarono a battibeccare su cosa fosse giusto dire e cosa no ma vennero ben presto interrotti dalla risata fragorosa che fuoriuscì dalla mia bocca prima che potessi rendermene conto. Sì ok, la frase di Albus non era stata molto confortante, ma almeno era stata divertente e diversa dalle solite reazioni che suscitavo nelle persone.
''Tranquilli ragazzi non ho bisogno di essere trattata con i guanti '' mormorai tra una risata e l'altra '' Ho superato la cosa da tempo e, Albus, sarei felice di conoscere la tua famiglia''
''Chiamami Al'' rispose lui cancellando dal suo volto ogni traccia di nervosismo ''E ti presenterò i miei cugini dopo cena''
''Non sono in questo tavolo?''
''No, la maggior parte appartiene a Grifondoro'' mi spiegò lui ''Io sono un po' la pecora nera che è finita in questa casata''
''perché la pecora nera?'' chiesi iniziando a mettere del cibo nello stomaco. Erano quasi 24h che non mangiavo.
''Beh è una cosa lunga da spiegare...''mormorò Albus, anzi Al ''Diciamo che la nostra casata è sempre stata vista come la più cattiva delle quattro ma dopo la Seconda Guerra dei Maghi la cosa è anche peggiorata. Quando io sono finito qui è stato uno scandalo. Io, figlio del Prescelto che finisco nella casata dei ''cattivi''...''
''Sai che non ci sto capendo molto, vero?'' lo interruppi alzando le spalle ''Mi sono persa e Seconda Guerra di qualcosa''
Sia Albus che Scorpius mi guardarono scioccati.
''Dimenticavo che non sapevi nulla prima di oggi'' ricordò all'improvviso Al saltando su ''forse dovrei spiegarti meglio...''
Iniziò a raccontarmi di tre ragazzi amici tra loro che si erano conosciuti proprio in quella scuola, mi raccontò anche di come uno di loro era il Prescelto per combattere un cattivo di nome Voldemort che aveva ucciso i suoi genitori, poi iniziò a parlare Scorpius che mi raccontò di come i suoi facessero parte dei cattivi nella storia ma di come il padre in realtà era solo comandato dai suoi di genitori, quindi i nonni di Scorpius. Iniziarono anche a raccontarmi della Guerra ma alla fine ero più confusa dell'inizio.
''Quindi fatemi capire tu sei il figlio dei buoni'' dissi puntando il dito su Albus ''Che però erano Grifondoro, come tutta la tua famiglia adesso. Mentre tu'' puntai il dito su Scorpius ''Sei il figlio dei cattivi, che però non erano cattivi ma solo ingenui. E voi due avete fatto amicizia, quindi la cosa è strana per il resto della scuola...giusto?''
''Si più o meno si '' annuì Al ''Non conosci molti particolari scioccanti della Seconda Guerra dei Maghi, ma tranquilla, è uno degli argomenti trattati al secondo anno che sicuro dovrai recuperare"'
''Grandioso, allora la confusione che mi avete causato voi due non è servita a molto'' ribattei sarcastica facendoli scoppiare a ridere

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