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Pietro era riuscito a convincere il cliente. Lui e la sua squadra si sarebbero occupati di gestire un'intera campagna pubblicitaria in favore di Enrico Moldavia, candidato a sindaco per la prima volta.

Non che avesse mai nutrito dubbi sulla competenza del suo collega, ma aveva sperato fino alla fine di evitare la partecipazione ad una delle sue feste d'ufficio.

Si rigirò il bicchiere di spumante tra le dita, si appoggiò contro un angolo di parete, e si chiese se Nicholas e Anita fossero già a letto come avevano promesso che avrebbero fatto o se, al contrario, erano riusciti a corrompere Fiore per un'ora di tv in più.

"Non mi aspettavo di trovarla qui"

Alessandro sorrise tra sé e sé: neanche io, avrebbe voluto rispondere: "Saez"

"Mi piace come suona il mio cognome quando lo dice, sa"

"Scusami?" Sgranò gli occhi, spiazzato. Credeva di aver sentito male.

"Ha una bella voce, era un complimento"

"Ah. Grazie" rispose un po' incerto.

"Senta, signor Imperatore, le andrebbe di uscire con me o la casta glielo impedisce?"

Alessandro quasi si strizzò con la sua stessa saliva "Scusami?!" Disse più alterato. Lo guardò con gli occhi di fuori, accorgendosi che i suoi, invece, erano lucidi: era ubriaco. Il che sarebbe stata una spiegazione razionale al suo strano comportamento.

"Sì. Mi piacerebbe uscire con lei"

"Che fai? La prima settimana di lavoro e già ci provi con il tuo capo?"

"Beh, in realtà il mio capo è il signor Scamarcio. Lei non ha praticamente niente a che fare con il lavoro che svolgo qui, quindi...no. Solo, mi piacerebbe uscire con lei"

"Sei uno sfacciato" rispose serio, irrigidendosi d'un colpo. Improvvisamente l'ipotesi dell'alcol venne meno: aveva articolato un discorso troppo coerente per essere fatto da una persona ubriaca.

"E lei è molto bello" sorrise.

"Saez" sospirò chiudendo gli occhi. Avrebbe voluto tirargli un pugno. Quella confidenza lo infastidiva. La sua insolenza lo infastidiva. Il suo non rispettare i ruoli lo infastidiva. Lo odiava. Riaprì gli occhi e lo guardò sprezzante "Vattene".

"Forse...non è abituato a ricevere complimenti? Le da fastidio?"

"Tu mi dai fastidio" strinse le dita sul bicchiere e serrò i denti. La voglia di picchiarlo aumentava sempre di più, e così il suo mal di testa.

"Perché sono un uomo o..."

"Oh, Alessandro, Adrian! Vi siete conosciuti, vedo!" La voce contenta di Pietro lo riscosse, mollò la presa dal bicchiere e abbozzò un sorriso finti.

"Già"

Pietro cinse le spalle del ragazzo con un braccio e gli diede una pacca su una spalla "Non farti intimorire, mi raccomando! È un po' burbero, ma è il migliore nel suo lavoro. Allora, un brindisi?"

"Non ce n'è bisogno" rispose Alessandro, posò il bicchiere su un ripiano e fece un cenno con la testa all'amico "Io torno a casa, non rompete niente".

"Ma come...di già?" Lasciò andare il ragazzo per avvicinarsi all'amico e lo guardò negli occhi "Tutto ok?"

"Mh. Devo andare" annuì.

"Chiamami"

"Mh" fece un passo indietro, incontrò lo sguardo di Adrian e gli voltò le spalle, allontanandosi.
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"Quindi fammi capire" tuonò Pietro entrando nel suo ufficio come un treno "Ieri sei scappato perché Adrian ci ha provato con te?" Alzò un sopracciglio aspettando una risposta che stava tardando ad arrivare, quindi lo prese per un sì: "Davvero?! Ma che hai, tredici anni?!"

"Abbassa la voce"

"Ti sei spaventato perché un ragazzo ti ha chiesto di uscire?"

"Non mi sono...spaventato" sussurrò arrossendo "Non mi sembrava consono, tutto qui"

"Consono? Cazzo, ma lo hai visto? Me lo farei anche io!"

"Ma come parli!" Disse più ad alta voce, rabbrividendo al solo pensiero.

"Non esci con qualcuno da anni, Alessà"

"A maggior ragione non mi sembra proprio il caso di uscire con un mio dipendente!" sbottò "E non parliamone più"

"Oh, certo che ne parliamo invece! Tu hai seri problemi"

"Ah! Io! Da quando in qua ci si prova in quel modo con un collega, per lo più un tuo superiore? Quel ragazzino proprio non sa stare al mondo! È fortunato che non l'abbia preso a schiaffi!"

Ci furono un paio di secondi di silenzio, poi Pietrò sgranò gli occhi: "Ti piace!"

"Cosa? Ma mi ascolti quando parlo?"

"Fin troppo...e ti piace! Adrian ti piace!" E scoppiò a ridere.

Alessandro si irritò ancora di più. Strinse i pugni e socchiuse gli occhi: "Sta' zitto!".

"Sei proprio come quei bambini delle elementari che dicono di odiare la compagna di banco quando ne sono cotti...stare troppo con i tuoi figli ti sta facendo uno strano effetto!"

"La vuoi smettere?!" Urlò, ma se ne pentì subito, pensando a quante persone l'avessero sentito."Mi sta venendo voglia di picchiare anche te"

"È palesemente tensione sessuale"

"Pietro!"

"Sei tutto rosso...oddio!" E rise ancora, tenendosi addirittura la pancia con le mani.

"Quando finirai di prenderti gioco di me avvisami" sbuffò.

Quando Pietro riuscì a tornare serio, si schiarì la voce e gli sorrise con fare rassicurante "Rilassati un po' di più, non reprimerti tanto"

"Mi lasci lavorare?"

"Adesso vado. Ma tu pensaci. Non ci sarebbe niente di male"

Ma l'unica cosa che riuscì a pensare per tutta la giornata era la figuraccia che aveva fatto col suo collega: pensava davvero potesse essere attratto da quel ragazzino indisponente? Lui!

L'ultima persona dalla quale era stato veramente attratto gli aveva dato due figli, dall'ora non aveva più avuto amanti. Non che prima di lei tendesse ad averne molti...

Non aveva mai fatto mistero della sua bisessualità, ma aveva sempre evitato il più possibile gli uomini e, sopratutto, non gli erano mai importate quelle frivole avventure che invece Pietro ricercava ancora sulla soglia dei quaranta.

Lui voleva stabilità. Ce l'aveva avuta con lei e l'aveva mantenuta con i bambini. Non aveva bisogno di nient'altro. Tantomeno di un appuntamento con un ragazzino fastidioso.

NATALE IN UFFICIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora