Capitolo 4

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25 dicembre, Londra
Louis arrivò all'aeroporto di Londra verso le 16 e la sua prima impressione sul clima, non appena messo il piede fuori dall'aereo non fu delle migliori. Aveva sempre abitato a Los Angeles e, malgrado tutti i soldi che aveva guadagnato grazie al suo lavoro, aveva viaggiato pochissimo e solamente nelle città vicino la sua. Fortunatamente si era preparato e con il suo giubbotto, pagato una fortuna perché "se costa è di migliore qualità", si diresse verso la macchina che si era fatto preparare prima di partire (non sia mai che dovesse aspettare un taxi con quel freddo).

In macchina si addormentò nuovamente, probabilmente, pensò dopo lui, aveva dormito così poco negli ultimi anni che nel giro di pochi giorni recupererà tutto il sonno perso.

Il suo sonnellino durò poco però, il suo autista si fermò in mezzo ad una strada piena di neve.

"Signor Tomlinson d'ora in poi dovrà proseguire da solo temo" disse gentilmente. Louis si svegliò di soprassalto e nel giro di un minuto si riprese per poi scoppiare a ridere per l'affermazione del suo autista.

"Spero stia scherzando, mi porti davanti la casa"

"È impossibile, da lì non riuscirei a tornare indietro. Saranno più o meno due chilometri, non è lontanissimo"

Louis spalancò gli occhi e provò diverse volte a convincerlo ma alla fine l'autista scese dall'auto e tolse le valigie dal bagagliaio. Dopo cinque minuti, il castano si ritrovò da solo in mezzo ad una strada con due valigie enormi da trascinare.

Non ci mise molto, giusto 40 minuti in più del necessario. Alla fine notò un cancello e, spostando con la mano la neve dal cartello attaccato ad esso, scoprì con sollievo di essere arrivato alla sua destinazione.

"Beh carina, sicuramente nessuno mi disturberà qua giù" ragionò ad alta voce, riflettendo anche sul fatto di star diventando pazzo a tal punto da parlare da solo.

Entrò immediatamente cercando caldo e fortunatamente lo trovò, il camino scoppiettava ancora, forse lasciato acceso dalla sera, e accanto ad esso c'era un cagnolino bianco che lo fissava.

"Tu mi stai simpatico, diventeremo amici me lo sento" disse allegro Louis facendo una carezza e un occhiolino al cane.

Nel giro di poche ore aveva sistemato tutta la sua roba, provato a leggere un libro, acceso la tv e poi rispenta perché i programmi erano "più noiosi del solito", giocato con il cane e fissato il soffitto. Aveva cercato solitudine e aveva trovato noia. Si stava già chiedendo se avesse fatto la scelta giusta a partire.

Decise però di dare un'altra opportunità a quella sua vacanza improvvisata perciò constatò che fosse arrivato il momento di uscire e scoprire quella città.

La macchina di Niall non era male, anzi era molto
moderna, c'era solo un minuscolo problemino, irrilevante avrebbe osato dire Louis: lui non aveva mai guidato a sinistra del volante e della strada.

"Ma che sarà mai, non può essere poi tanto complicato" pensò salendo in macchina.

Si rimangiò tutto dopo cinque minuti, infatti aveva appena rischiato la vita tre volte, sfiorando una macchina, poi un camion e infine una signora in bicicletta che sicuramente lo aveva maledetto un paio di volte.

Arrivò finalmente in una supermercato nella cittadina accanto a casa sua e decise che la cosa migliore da fare fosse darsi all'alcool dopo l'avventura in macchina traumatizzante.

Riempì il suo carrello fino all'orlo dei cibi più calorici che trovò perché "non mi sono ancora depresso nel modo giusto dalla rottura con River" e ovviamente non dimenticò i vini migliori perché "se bisogna ubriacarsi bisogna farlo con eleganza".

The Holiday - L. S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora