38.

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Dannazione. Nonostante io abbia messo la felpa più pesante che ho, sento comunque freddo. Devo riscaldarmi.
Sono arrivata in campo presto sta mattina; nel cielo non era nemmeno alto il sole.
La scorsa notte non ho chiuso occhio.
Il ritorno di Neymar ha avuto sulla mia vita l'impatto di un meteorite che si schianta sulla terra.
Sono totalmente destabilizzata. Non so ancora come comportarmi con lui. Ne cosa aspettarmi da lui. La cosa tra noi è da considerarsi chiusa?!
Mi sto facendo queste domande, mentre i ragazzi entrano in campo. Li sento evidentemente tardi, tanto sono assorta, perché mi accorgo di Alex solo quando è ad un passo da me.
"Stai bene?" Chiede con occhi preoccupati.
"Certo." Rispondo sorridendo.
La scorsa notte l'ho trascorsa sveglia a rimontare pezzo per pezzo la mia corazza.
Spero di riuscire a starci ancora dentro.
C'è un pallone libero ad un metro da me, avanzo e me lo rigiro tra i piedi, ancora assorta.
All'improvviso sento una presenza alle mie spalle.
Mi giro e indietreggio senza perdere palla.
Mi fermo poi con le mani in tasca.
Neymar è di fronte a me, i suoi occhi mi guardano maliziosi.
Indica il pallone e poi mi fa un cenno con la testa. Vuole prendermelo.
Incrocio le braccia al petto tenendo ancora il piede sulla palla.
"Provaci". Lo stuzzico.
Lui avanza verso di me sorridendo.
"Questa volta non sei a piedi nudi. Giocherò come si deve." Dice.
La mia mente viaggia tornando al mio primo giorno qui. Neymar ed io ci siamo sfidati. Lui mi ha tolto il pallone barando. Ricordo ancora quanto affetto mi facessero i suoi occhi.
Effettivamente credo di esserne rimasta incantata dal primo sguardo.
Interrompo bruscamente i pensieri perché lui si avvicina a me. È veloce, e mi sorprende, ma riesco a tenere il possesso della palla.
Lo evito una, due, tre volte. Palleggio in modo da riuscire a superarlo senza fargli toccare palla.
Lui mi guarda sorridendo e avanza ancora verso di me.
È troppo vicino, dannatamente troppo vicino; devo smorzare la tensione.
"È tutto qui quello che ti hanno insegnato in Inghilterra?" Dico stringendo le sopracciglia. Lo sto stuzzicando.
Brad ride accanto a noi.
Neymar sorride e mentre lo fa si passa la lingua sui denti. Sento ogni parte del mio corpo sciogliersi..una in particolare.
All'improvviso il ricordo della sua testa tra le mie gambe a casa di Brad mi travolge.
Lo rivedo in quel bagno, chino davanti a me intento a darmi piacere fino a sfinirmi.
Nella vita reale intanto, Neymar sfrutta la mia distrazione. Si avvicina e sta quasi per prendermi palla. Lo respingo per un soffio.
Non si arrende, avanza ancora verso di me.
Arriviamo ad essere vicini ma non ci siamo ancora mai toccati.
Ripenso al contatto con la sua spalla di ieri sera..
All'improvviso si abbassa, mi prende dalle gambe e mi carica di peso.
Protesto sbattendogli le mani sulla schiena e dimenandomi.
Intanto il mio corpo sta andando a fuoco. Quanto vorrei che mi toccasse di più.
Mentre io mi lamento per essere messa giu, il mio corpo protesta per restare su.
Quando decide che è il momento giusto mi poggia a terra finalmente.
"Sei davvero troppo leggera". Mi dice con occhi preoccupati.
Rido e mi sistemo i capelli corti, che saranno sicuramente stravolti.
Mike nel frattempo ci ha raggiunti così chiudiamo il discorso. Gli do le spalle mettendomi affianco a Mike.
Organizziamo l'allenamento e i gruppi di lavoro.
Io cerco di non ripensare ad ogni singolo contatto avvenuto tra noi. Cerco di non pensare a come la mia pelle sia ancora puntinata di brividi sotto i vestiti pesanti.
Per fortuna mi distraggo mettendomi a lavorare; Neymar dimostra di essere veramente in splendida forma. Il suo corpo è una macchina da guerra sul campo oggi.
È letteralmente affamato di vittoria. Competitivo come non l'ho mai visto. Inarrestabile quando ha la palla tra i piedi.
Dopo tre ore, lasciamo il campo tutti insieme.
Mike mi raggiunge subito e con lui Neymar.
"Victoria voglio che tu faccia un esame sotto sforzo a Neymar." Mi dice con tono serio.
"Perfetto. Quando?" Chiedo.
"Ora andrà benissimo." Risponde Mike.
Ora? Quindi, subito?
"Vi faccio preparare l'occorrente in palestra". Conclude allontanandosi.
Vorrei corrergli dietro per implorarlo di non lasciarmi sola con Neymar, ma sarei poco professionale.

Venti minuti dopo sono in palestra. Ho fatto una doccia e mi sono messa una tuta del club pulita.
Ho asciugato i capelli e messo qualche ciuffo dietro le orecchie.
Sto controllando un filo che fuoriesce dal polsino della tuta quando la porta si apre.
Neymar fa il suo ingresso; è ancora vestito come durante l'allenamento.
Ha la fronte sudata, ma i capelli folti rimangono in perfetto ordine.
I suoi occhi mi scrutano incessantemente, mentre con passo sicuro si avvicina.
Ho la stessa identica ansia che avevo con lui le prime volte. Possibile che questo sia solo un viaggio indietro nel tempo?
Tossico appena, il freddo che ho preso fuori casa di Brad si fa sentire.
Lui continua ad osservarmi.
Cercando di mantenere i nervi saldi mi avvicino al macchinario che è stato posizionato affianco al tapis roulant e inizio ad impostarlo.
Neymar è rimasto a meno di un metro da me, ad osservarmi di spalle.
Quando sono pronta mi giro districando i fili che dovrò attaccargli addosso.
"Devo chiederti di toglierti la maglietta." Dico cercando di non arrossire.
Lui sorride maliziosamente.
"Di solito non sei una che chiede.." Risponde ammiccando.
Lo fulmino con lo sguardo e non gli rispondo, mentre lui si solleva la maglia e se la sfila dalla testa.
Improvvisamente inizio a sentire caldo.
Il suo corpo mi fa venire l'acquolina in bocca quasi. È leggermente più muscoloso di prima, o forse direi più definito. Il suo addome sembra scolpito nel marmo.. e quella V che finisce dentro i pantaloni...
VICTORIA RIPRENDITI.
Mi impongo mentalmente di staccare gli occhi da lui e subito.
Cerco la concentrazione persa e mi avvicino.
Il suo profumo mi penetra nelle narici arrivando fino al cuore.
Con mano tremante tolgo la carta adesiva di uno dei tanti fili che dovrò attaccargli al corpo e la allungo verso di lui.
Sento il suo respiro farsi più pesante, e la sua espressione cambia all'improvviso.
La mia mano continua a tremare evidentemente, mentre gli attacco il primo degli elettrodi a mia disposizione.
Prendo il secondo e lo piazzo sempre sul petto.
Per il terzo mi avvio verso la zona in basso a sinistra del cuore, sulle costole.
Purtroppo però la mia emozione mi sta tradendo. Sto fallendo miseramente. Non riesco ad essere impassibile.
Lui lo nota, allora prende la mia mano nella sua e mi aiuta ad attaccare tutti gli altri elettrodi.
Ogni volta che mi tocca migliaia di piccole scosse partono dalla mano per raggiungere il mio cuore.
Quando ho finito gli passo attorno al petto una garza contenitiva per fare in modo che non si scollino durante la corsa.
Riesco a portare tutto a termine emettendo un grande sospiro.
Ok, Victoria ci sei quasi.
"Sali pure sul tappeto". Dico indicando l'attrezzo.
Mentre lui sale io lo raggiungo e imposto la velocità e la pendenza che mi servono per l'esame.
Neymar inizia a camminare, e il suo passo va sempre aumentando.
"Tra te ed Alex c'è qualcosa?" Mi chiede mentre cammina velocemente.
Cosa c'entra ora?
"Concentrati sull'esame". Dico, mentre intanto guardo il macchinario di fronte a me.
"Rispondi. È successo qualcosa tra voi in questi mesi?" Insiste.
"No. Cosa dev'essere successo?" Rispondo esasperata.
Volevo portare a termine l'esame senza nessun inghippo, ma a quanto pare lui non è dello stesso parere.
"Non lo so. Dimmelo tu." Continua.
Adesso il suo passo diventa una corsetta leggera.
"Cosa ti importa, comunque?" Chiedo.
"Devo saperlo." Risponde.
"No, non è successo niente tra noi. Lui.. mi è solo stato vicino quando non stavo bene." Dico sinceramente.
Aumenta il ritmo della corsa.
"Quanto vicino? E perché non stavi bene?" Mi domanda.
Di sottofondo il rumore del tappeto che gira e dei suoi piedi che ci sbattono sopra.
"Perché non stavo bene? Che domanda è?" Alzo la voce. Mi sento ad un passo dall'esasperazione.
Lui aumenta ancora un po' la corsa.
"Una domanda semplice. Rispondi. Perché?" Chiede.
Guardo l'ora, 11:35 del mattino.
"Perché eri maledettamente lontano da me brutto coglione." Esplodo alla fine.
I suoi occhi si spalancano appena. Adesso inizia ad avere il respiro affannato.
"Perché non mi hai risposto? Potevi cercarmi." Dice alzando la voce.
Intanto prende fiato mentre io monitoro il macchinario.
"Ti ho già detto perché. Avevo solo paura di averti perso per sempre. Non volevo prolungare la sofferenza". Ammetto.
Nel pensare alla solitudine che ho vissuto gli ultimi sei mesi, mi salgono le lacrime agli occhi.
"Non credevi che sarei tornato o che sarei rimasto fedele?" Chiede mentre continua a correre.
"Già." Rispondo.
"Beh ti sbagliavi." Dice e prende fiato.
Corre ancora qualche passo.
"Io .. non ho fatto altro che pensare a te. Ogni giorno. E pensare a quanto avrei voluto averti con me." Continua.
Mi giro e gli do le spalle, ormai i miei occhi sono umidi e non voglio che se ne accorga.
"Non importa comunque, ormai è passato." Dico asciugandomi una lacrima.
Non sento più i suoi piedi calpestare il tappeto, rimane solo il rumore del rullo che gira velocemente.
Sbircio l'ora sull'orologio; 11:40.
All'improvviso le sue mani si appoggiano sulla mia vita; mi fa girare e siamo faccia a faccia.
Ha la fronte appena appena sudata, il petto ancora nudo con gli elettrodi attaccati sopra.
"È davvero passato?" Mi chiede ad un soffio di distanza dalle labbra.
Mi sto ponendo questa domanda da giorni ormai.
Posso considerarlo solo parte del mio passato?
Intanto i miei occhi stanno ispezionando le sue labbra. Sono esattamente come la mia mente le aveva impresse: perfette. Soffici, lisce, provocanti..
Socchiudo gli occhi e cerco di bloccare la mia immaginazione.
Lui è ancora davanti a me in attesa di una risposta.
"Hai detto che mi amavi." Dice.
"Già.. l'ho detto." Ripeto.
Si protende ancora inclinando la testa di lato.
Le sue labbra sono così vicine.
"Lo pensi ancora?" Mi chiede.
Io rimango imbambolata. Nella mia testa solo il suono del rullo del tapis roulant che gira.
Lo penso ancora? La risposta del mio cervello e del mio cuore è immediata. Ed è unanime.
"Non ho mai smesso di pensarlo." Rispondo senza riflettere.
Sento il macchinario alle mie spalle iniziare a suonare; gli elettrodi attaccati al suo petto stanno captando qualcosa. I suoi battiti sono più veloci di quanto dovrebbero.
Non riesco a voltarmi per controllare perché lui mi blocca e mi bacia.
Finalmente, le sue labbra si poggiano sulle mie.
Mi lascio andare. Mi lascio andare felicemente.
Lo bacio con le lacrime agli occhi perché mi è mancato. Perché lo amo. Perché non riesco a stare lontana da lui.
Lui mi bacia con prepotenza, mi stringe forte e mi attrae al suo corpo.
La sua lingua accarezza dolcemente le mie labbra, così gli lascio libero accesso.
Intanto le mie mani raggiungono i suoi capelli. Li tocco come ho sempre fatto.
Lui sorride sulle mie labbra.
"Sono stati mesi terribili." Mi confessa tra un bacio e l'altro.
Io annuisco e riprendo a baciarlo.
Il cuore mi sta esplodendo, sento il sangue affluire alle guance, alla testa.. ovunque.
Sono inebriata da lui. Letteralmente persa.
"Tu.. pensavo non mi volessi più." Continua.
Mi ritraggo appena. Il suo viso è felice, le labbra sono gonfie e rosse, gli occhi lucidi.
"Perché lo pensavi?" Chiedo non spostandomi di un millimetro da lui.
"Victoria perché secondo te? Sei sparita all'improvviso. Mi hai tagliato fuori dalla tua vita." Risponde.
"Pensavo solo di anticiparti. Pensavo che ti saresti chiamato fuori una volta in Inghilterra" Spiego.
Finalmente il peso che mi portavo dentro da mesi sembra alleggerirsi fino a sparire.
"Tu.. non hai idea di cosa ho passato laggiù." Dice poggiando la fronte alla mia.
"Volevo a tutti costi sapere cosa facessi e con chi fossi.. e .. ho portato tutti all'esasperazione. Brad, Mike, Lucas.." racconta.
Avanzo con il mento e lo bacio ancora e ancora con passione.
Il macchinario alle mie spalle riprende a suonare, così abbasso la fasciatura che ha addosso e lui prontamente si stacca tutti gli elettrodi in un colpo solo.
Poi mi prende di peso dai glutei e mi solleva.
Mi trasporta fino alla stessa scrivania dove abbiamo quasi fatto sesso quando ci siamo conosciuti e mi ci fa sedere sopra.
Con le gambe sospese lo accolgo in mezzo ad esse e riprendo a baciarlo.
La sua erezione che mi preme contro mi scatena un vortice di piacere nel ventre.
"Ti voglio." Mi sfugge dalle labbra.
Lui sorride mentre mi bacia.
"Anche io.. non sai quanto ti voglio Victoria." Risponde.
Mi mette una mano fredda sotto la maglietta, ed io rabbrividisco. Ma non per il freddo.
Mi accarezza il seno sinistro, mentre io reclino gli occhi indietro e premo ancora di più la mia intimità contro la sua erezione.
"Mi devi sei mesi di astinenza.." mi sussurra sulle labbra.
"Giuralo." Rispondo bloccandomi.
"Giurami che non hai fatto niente con nessun'altra". Dico in preda agli ormoni impazziti.
"Lo giuro. Avevo solo te in testa. Giorno e notte. Sopratutto la notte.. " dice malizioso.
"Non sai quanto mi sono toccato pensandoti. Pensando al tuo seno nudo.. a come gemi mentre sono dentro di te.. a come ti stringi attorno al mio cazzo mentre vieni.."
Un gemito mi sfugge dalle labbra a sentirlo parlare così.
Lo desidero, qui ed ora.
La mia mano si avvia verso la sua erezione, quando sento la porta spalancarsi.
"Allontanati da lei." Grida qualcuno alle mie spalle.

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