Mi prendo qui il mio (lungo?) spazio prima del capitolo: mi scuso per l’enorme ritardo con chiunque segua questa storia, non mi sono dimenticata di lei, ma ho attraversato un brutto periodo che non mi ha permesso di scrivere, anzi mi ha tenuto in blocco, difatti questo capitolo è rimasto scritto a metà per bel po’ nel mio archivio.
L’ho ripreso in mano solo qualche tempo fa, poi siccome questo capitolo non mi convince per niente, ha fatto la muffa tra i miei documenti sto pubblicando solo perché costretta da Anto, Cla e Titti, prendetevela con loro . 🫶🏻
Detto ciò vi ringrazio se siete ancora qui, veramente, tanti cuoricini per voi.
Più di quanto sia concesso
Simone e Manuel percorrono la strada che porta all’abitazione di quest’ultimo senza quasi proferire parola, un po’ perché qualsiasi argomento entrambi trovino risulta banale e un po’ perché dopo quello che è successo entrambi si sentono leggermente in imbarazzo e nessuno dei due ha voglia di parlarne. Il tragitto, comunque, sembra essere abbastanza breve in confronto all’andata quindi ne è risultato un silenzio non troppo sofferto.
Quando arrivano a destinazione, Manuel sistema quattro cuscini raccattati in più punti della stanza, mentre Simone si mette a giocare con Miao, che appena l'ha visto lo ha accolto con un sonoro miagolio e il ragazzo ha ricambiato dandogli più di un bacio sul musetto.
Manuel non avrebbe mai immaginato di invidiare un gatto.
«So che non è chissà cosa, non ho un letto ma ti assicuro che alla fine questi cuscini sono comodi.»
Simone si volta a guardarlo, mentre con una mano continua ad accarezzare il gatto che gli si è poggiato sulle ginocchia facendo le fusa.
«Tranquillo non sono uno a cui piacciono le comodità: a me va benissimo così.»
Manuel abbozza un sorriso: «Perfetto, allora.»
L’altro non risponde ma sorride anche lui.
Il riccio si sposta verso lo scorcio dell'abitacolo che dà sulla vista della città, ancora intenta nei festeggiamenti. Osserva un punto indefinito del cielo notturno, senza notare che dopo poco Simone gli è accanto, quando proferisce parola Manuel ha un sussulto: «A cosa pensi?»
Manuel si porta una mano sul cuore per lo spavento che lo ha ridestato dai sui pensieri, mentre il ragazzo al suo fianco ride: «Punto numero uno, non farlo mai più: mi hai fatto perdere sette anni di vita; punto numero due, stavo pensando al comportamento di quell’uomo… prima, sai quel bastardo.»
«So che dirti “non ci pensare” non ti aiuterà a non pensarci.» afferma Simone con un sorriso nel tentativo di smorzare sul nascere una conversazione che già si prospetta pesante in ogni senso possibile, soprattutto pesante da sostenere per lui.
È felice di constatare che riesce nel suo intento perché Manuel abbozza una risata, senza voltarsi a guardarlo.
«Ma posso provare a trovare un altro argomento, magari ti distrae.» continua il minore.Ed è ora che Manuel lo guarda: «Quale argomento?»
«Mah, uno qualsiasi.» Simone si picchietta il dito indice sul mento con fare teatrale e: «Potresti parlarmi di te.»
«Di me?»
«Sì, di te.»
«Non c’è niente da dire su di me oltre a quello che ti ho già detto.» ribatte Manuel.
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Filo doppio
FanfictionSimuel AU in cui Simone è il figlio del Sultano e Manuel è un ladruncolo delle periferie. L'idea non è mia, ma di aries.sia su tiktok, io ho solo preso l'idea in prestito per svilupparla. La copertina é anche questa, di aries.sia che ringrazio ancor...