«Il mio pattinare rappresenta la mia vita, la mia storia, i miei alti e i miei bassi. Esprimo quello che ho dentro. Sul ghiaccio "sono" e basta, si ferma il tempo»
-Carolina Kostner«Il punto è» ribadisco ancora una volta a Robert, nel mentre intenta a far muovere il piede nervosa «che io non voglio fingere che i miei problemi non esistano, credere di riuscire ad avere una via di fuga da me stessa, che l'ansia e la depressione possano scomparire da un momento all'altro. Vorrei solo capire come far a vivere nonostante questo, nonostante me stessa.»
Rimane in silenzio ad osservarmi, e lui sa quanto questo mi metta sotto pressione... insomma, appena sono un minimo nervosa comincio a straparlare, i momenti di silenzio mi imbarazzano.
«Come si fa?» chiedo, come se la domanda non fosse stata già implicitata tra le mie parole, nascosta in ogni sospiro.
Per un attimo che sembra duri più degli altri, mi guarda negli occhi «accettando che esistano».
È semplice, ma sono le cose più semplici ad essere così tanto confuse. Diamo per scontato che la semplicità sia sinonimo di felicità, quindi non ci riflettiamo mai abbastanza.
E tutto questo, tutta la vita, ci coglie alla sprovvista.
«Vedi» continua «le cicatrici rimangono. Ci rendono chi siamo per davvero, ci rendono più o meno forti, ci rendono capaci. Semplicemente, siamo un ammasso di errori e paure che formano un essere vivente. Ma sai cosa siamo anche capaci di fare? Siamo capaci di prendere gli errori e trasformali in sapienza, di prendere il terrore e trasformarlo in forza, siamo capaci di prendere il nostro lato oscuro e trasformalo in bellezza. Noi siamo bellezza, non di certo una di quelle di cui si narra nelle riviste di alta moda, ma di una bellezza vera, una bellezza che crescendo otteniamo, ed è merito solo nostro, non del nostro corredo genetico. Una bellezza che tu hai, Snowflake»
«E come fare a vederla?»
«Credo che tu sappia la risposta»
Ma no, non ho alcuna risposta, non ho alcun aiuto o idea, non ho... ma poi, casualmente il mio occhio cade sul disegno dell'orologio.
C'è un nuovo dettaglio, parole che scorrono ai limiti del disegno "nel momento in cui dubiti di poter volare, perdi per sempre la facoltà di farlo - Peter Pan" .
Ed allora capisco.Maledico nella mia testa Penny, Robert, l'orologio e questa stupida idea del pattinaggio, mentre rabbrividendo dal freddo, infilo un calzino così doppio da essere scambiato per quello di Babbo Natale.
Ma cosa mi è saltato in mente? Quando a scuola devo alzarmi dalla sedia, inciampo su me stessa, sono tutto tranne che una ragazza aggraziata, con il fisico perfetto e l'equilibrio degno di una ballerina di danza classica.
Tento di infilare il pattino, senza successo. Brontando, alzo lo sguardo per la prima volta da quando sono entrata in questo spogliatoio... vedo ragazze di ogni età, parlare tra di loro e allacciarsi i pattini a vicenda.
"Non potevi proprio venire, eh?" Invio a Penny.
In risposta lei avvia una video chiamata, che accetto, facendo di tutto per evidenziare la mia espressione contrariata.
«Ti ricordo, Mrs Grinch, che in questi giorni ho la pressione impazzita e rischio di svenire in ogni singolo momento. E poi mi ci vedi? Con quel freddo, con i piedi su quelle lame?» rabbrividisce.
«Non tirare in ballo la questione lupus, Mrs Vanessa Abrams. Dimmi ora...» abbasso la voce e mi giro dall'altro lato, notando che le ragazze mi stanno guardando sbigottite «io cosa dovrei fare?»
«Come osi, paragonarmi ad un personaggio che, come ben sai, è completamente inutile in Gossip Girl? E che, tra l'altro, non sopporto?» stringe gli occhi e scuote la testa contrariata.
«Io non la definirei inutile... semplicemente, scappa in ogni situazione»
È un attimo, ma giurerei di aver visto un velo di tristezza passare per il suo sguardo sempre vispo. Per quanto sia un attimo, e non sono sicura di quello che ho visto, mi sento terribilmente in colpa.
«Ei, io almeno ho una malattia cronica che mi giustifica... e non fare quello sguardo» ribatte.
«Che sguardo?» chiedo, spalancando gli occhi.
«Lo sguardo di chi pensa di aver detto qualcosa di sbagliato ad un malato... ad una persona, sbagliata» calca la parola "malato" «prendimi per masochista, Snow, ma io sono così emozionata nel vedere qualcuno che mi tratti alla pari, trattandomi da persona e non da persona malata... o da una malattia che (alcune volte) ci si ricorda sia anche una persona. Tu mi tratti da persona, e ti perdono per quel tuo orrendo paragone con Mrs Bleh... quindi, ora vai lì, e spacca tutto!» pronuncia l'ultima frase urlando, e nonostante mi abbia dato un pò di carica, ricordo di non essere sola nello spogliatoio.
«Interessante la tua amica» mi dice una ragazza tra le risate, spostando i capelli lateralmente e seguita dalle altre come fossero un brano di mosche «e interessante scelta di capigliatura». In fondo, le mosche non girano mai lontane dalla spazzatura, e non so se definirmi tale, o definire tale la ragazza che a quanto pare "ama" il mio taglio di capelli.
La verità è che non mi è mai capitato di essere un'esclusa in vita mia. Sono sempre stata la bambina che tutti volevano avere accanto in mensa, la ragazza che tutti volevano baciare... sono sempre stata io a sentirmi superiore, non gli altri.
Da quando ho gli attacchi di panico sto rivalutando tutte le mie priorità, ed ho realizzato di essere una grande stronza, di essere stata una persona che non conosco nemmeno.
«Ma che stronze! Ecco, adesso devo ricominciare e rimisurare la pressione... quelle mi hanno fatta alterare» si intromette Penny, mentre le ragazze vanno via.
«Penny, sta per cominciare la lezione. Auf Wiedersehen!» le dico in tedesco.
In realtà, il vero motivo per cui le ho detto di salutarci, è che al di là di come ha percepito lei le mie parole, io ho rivisto la vecchia Snow. Ed è stato orrendo. È come se la voce non mi appartenesse nemmeno, non penso alle conseguenze o forse non voglio pensarci.
Ho rivisto le mie prese in giro fatte alle ragazze per sentirmi più bella, semplicemente più, degli altri.
«Nähdään taas!» "ci rivedremo!" Mi risponde lei in finlandese.
Sorrido e attacco la chiamata.
Con i pattini legati in modo soggettivamente corretto, comincio ad avviarmi verso la porta (assomigliando sicuramente ad un pinguino, a differenza delle altre ragazze che hanno un certo "non so come si chiama" a proteggere le lame e dare equilibrio), quando mi accorgo di una ragazza in fondo allo spogliatoio. Ha delle cuffie enormi a coprirle le orecchie, mentre tiene il ritmo con il viso. Mi prendo qualche momento per osservarla.
Ha i capelli più lisci e lucidi mai visti, legati in una coda laterale scombinata dalle enormi cuffie in stile anni '80.
«Scusami» mi faccio coraggio avvicinandomi.
La ragazza "anni 80" continua a rimanere con gli occhi chiusi, a tenere il ritmo con la testa e facendo ballare i piedi con tanto di pattini.
Le do un colpetto sul braccio.
Lei spalanca gli occhi, alzandosi subito dal punto in cui era rannicchiata e rischiando di perdere l'equilibrio più di una volta.
«Scusami, io...» comincio a balbettare «sta per cominciare la lezione e, sai, vedendo i pattini ai tuoi piedi ho creduto che, beh insomma credo che anche per te sia la prima volta e la lezione, come ho già detto, sta per cominciare»
«Ti sembro una novellina?» mi risponde brusca.
Rimango per un attimo senza fiato o senza parole giuste da usare.
Poi i suoi occhi si riducono a due fessure e mi guarda, quasi incuriosita, prima di scoppiare in una risata.
«Tranquilla, stavo scherzando. È proprio così evidente, comunque?» si tasta gli scaldamuscoli rischiando di inciampare.
Scuoto la testa, senza essermi ripresa del tutto dalla sua affermazione di prima. Non vedevo più il suo volto, vedevo solo la vecchia Snow "reginetta di Greenville".
Poi scuoto ancora la testa «sembri una professionista invece».
Ci guardiamo un attimo negli occhi, prima di scoppiare a ridere.
Forse, e dico forse, questa idea del pattinaggio... non era proprio male.
Rieccoci qui, con questo capitolo di passaggio, direi quasi "innocuo" anche se l'inizio di una catena di eventi.
Il primo di una serie di tre capitoli sullo "spiccare il volo".
Mi scuso per l'assenza e spero che questo capitolo mi faccia perdonare... nonostante non ci sia Dusk ma, ripeto, questa è la storia di Snow.
Cosa ne pensate? Fatemi sapere.
Sperando di riuscire ad essere più costante
GracePs, nella foto troviamo la "ragazza anni 80"
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BREATHE: vivere per ipotesi
Romance«la Legge di Richter» sussurra, con il mio viso sospeso sul suo «è la legge degli equivalenti chimici secondo cui per ogni elemento chimico esiste una quantità di peso...» «Questa te la sei cercata su google» ribatto io, trattenendo a stento una ris...