Princesa ||Pablo Gavi||

Prologo

Chi si ricorda cosa si prova, quando si arriva al primo, vero successo della propria vita? Quando si prende il primo bel voto a scuola? O quando si segna il gol decisivo della partita? È una bella sensazione, vero?
L'adrenalina che scorre nelle vene, fa sì che la temperatura corporea aumenti, non lasciando spazio al freddo e neanche ad altri pensieri, diversi dall'obiettivo finale. Gli altri compagni di squadra vengono ad abbracciarti. Si congratulano con te. Ti saltano sulle spalle. Credi di non poter vivere momento migliore in tutta la tua esistenza.
Invece, la maggior parte delle volte scopri che quella era solo una minima parte della felicità, della spensieratezza, raggiungibile se si ha la possibilità di intraprendere i propri sogni.

I primi tempi, nessuno prendeva sul serio ne me ne, tantomeno, mio fratello Pedro. Il lavoro da fotografa e quello da calciatore non erano contemplati tra i nostri vecchi compagni di classe, tra i professori e tra i parenti che vedevamo soltanto durante il pranzo natalizio, o quello pasquale.
Gli unici che hanno sempre creduto in noi e nelle nostre capacità sono stati i nostri genitori e Fer, il figlio maggiore fra i Gonzalez Lopez.
Non hanno mai provato ad impedirci di seguire le nostre passioni, neanche dopo le continue lacrime, dolori, rifiuti e sconfitte. Sono stati al nostro fianco sempre, anche quando gli ho espresso il mio volere di trascorrere un periodo in Inghilterra, subito dopo il diploma, per seguire un corso specializzato di fotografia sportiva- soprattutto calcistica- per poter avere più  possibilità lavorative di quante ne avessi in quel momento.

Mi sono innamorata perdutamente di Londra, quella metropoli dove fa brutto tempo quasi tutti i giorni dell'anno. Ho sempre desiderato visitarla, dopo aver studiato la sua storia a scuola, ma la sua bellezza ha di gran lunga superato le mie aspettative.
Ho anche pensato di andare ad abitarci dopo la fine del corso, però internamente sapevo che non era quello il mio posto. Come non lo erano le Canarie, sebbene ci vivessero le persone più importanti della mia vita.
Poi, diciamocelo seriamente, il clima e le temperature inglesi non sono adatte a una canaria freddolosa, come lo sono io!

Ho conosciuto anche persone meravigliose durante lo stage intrapreso per riuscire a conseguire l'abilitazione. Purtroppo ho dovuto abbandonare la capitale inglese per un periodo però, al giorno d'oggi, non mi pento per niente di averlo fatto. E gli amici che mi sono fatta hanno lavato via tutta la negatività buttatemi addosso da chi diceva che non sarei mai e poi mai diventata una fotografa importante nel mondo del calcio.
Non so se lo sia diventata, però so di essere felice e appagata con quello di cui mi occupo.

Ah, alla fine ho trovato anche anche il mio posto, la mia casa. E non si tratta precisamente di una città.