🔸capitolo 4🔸

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Nella distesa di Neverland,
l' alba segnava l'inizio di un
nuovo giorno.
La luce del sole, avanzava verso il cielo, e come un dio, scacciava prepotentemente via le tenebre della notte, facendole indietreggiare nella grande vallata, dietro agli alberi, e nei muri della grande casa.
L'erba era umida, l'aria era fresca e gli uccellini che avevano passato la notte sugli alberi, si risvegliarono con un canto liberatorio, cinguettando, come se volessero ringraziare
l' Onnipotente.
Poco più distanti da loro, al primo piano della villa, stavano ancora dormendo, i tre amici nelle loro camere da letto.
Come ogni mattina, verso le otto, la signora Marhaia , stava nel piano inferiore, a sbrigare le sue faccende domestiche, e canticchiando una canzone, azionò il pulsante della lavastoviglie, aprì le finestre, e infine raccolse le bottiglie e i bicchieri che erano sparsi qua'e là, sul bancone, senza dimenticare anche quelli vicino al camino, ormai spento.
La donna si accorse, che i due amici, passarono la notte nella tenuta del Signor Jackson, così decise di fare una bella sorpresa, si mise subito all'opera, preparando una bella torta di mele, per la colazione, custodendo gelosamente, la ricetta che il cantante, amava tanto.
Frank fu il primo a svegliarsi, e preso dall' ansia, andò direttamente in camera del moro per controllarlo, osservava il suo volto, percepì che il suo respiro era regolare e calmo, e senza far rumore, prese il bordo della coperta e lo coprì con cura.
Ad un tratto, mentre il ragazzo stava per uscire dalla stanza, Michael, si girò di fianco mugugnando.
L' amico fu consapevole che così stava rischiando, sì gelò solo al pensiero, immaginava la scenata che Michael avrebbe potuto fare una volta colto in flagrante, quale giustificazione avrebbe dovuto inventare?
Sicuramente una scusa plausibile che in quel momento, era palese non aveva attenuanti.
Così preso dal panico, senza sapere cosa fare, trattenne il respiro, pronto a fare un' immersione immaginaria e spalancando gli occhi, rimase immobile, come un bronzo di Riace.
Frank, con una mossa di break-dance fece un piccolo passo indietro e voltandosi lentamente, si assicurò che Michael continuasse a dormire.
Fu così che egli instintivamente, fuggì a passi lunghi, così come lo era il corridoio, immaginava di camminare sui carboni ardenti, e in punta di piedi, ritornò velocemente nella sua camera da letto, solo allora riuscì a liberarsi l'aria dai polmoni; tuffandosi ad angelo con le braccia aperte, nel suo morbido letto.
I pensieri gli fluttuavano nella testa, era emozionato, quando si ricordó l'imminente viaggio per il Brasile.
Sospirava, e incrociando le mani dietro alla nuca, ripensò, a com'era impaziente Michael, per ottenere i visti dal consolato di New York.
Il ragazzo, senza accorgersene, si lasciò trasportare nuovamente tra le braccia di Morfeo, mentre nell'altra stanza, Michael incominciò ad agitarsi scuotendo di poco la testa...

L'ambiente circostante gli era ormai famigliare, l'aria era calda, secca, se n'è stava lì seduto, con i capelli sciolti, il petto nudo e i pantaloni di lino arrotolati alla caviglia, giocava con i suoi piedi nudi, in un percorso d'acqua in mezzo a...

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L'ambiente circostante gli era ormai famigliare, l'aria era calda, secca, se n'è stava lì seduto, con i capelli sciolti, il petto nudo e i pantaloni di lino arrotolati alla caviglia, giocava con i suoi piedi nudi, in un percorso d'acqua in mezzo alla foresta.
Osservava meravigliato il cielo, coperto da un tappeto di stelle, che brillavano intensamente, e a richiudere quella cornice, complice, fu la luna piena, ad illuminare il suo viso.
L'uomo si sentì sereno, appagato, come se quel luogo gli appartenesse nell'anima, si sentì a casa.

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