Mi guardò con un certa aria di superiorità, abbozzò un sorriso e rispose "Draco, Draco Malfoy. È un piacere non per me, per te ovviamente" , lo guardai incredula, ma faceva sul serio???
"Ma sì certo aspettavo questo giorno da quando sono nata!" sentenziai sbuffando, " E andiamo che nemmeno io ho tutto il giorno" aggiunsi.
Sembrava divertito, certo quella sull'orlo di una crisi di nervi ero io, mi aveva rovinato la giornata! L'unica in cui non dovevo fare nulla, perché sì era estate, ma si sa c'è sempre qualcosa da fare, anche durante le vacanze.
Lo seguii per tutta la via finché raggiungemmo un piccolo vicolo.
Una figura imponente e allo stesso tempo rassicurante dominava la scena. L'uomo, piuttosto anziano, mi sorrise "Buongiorno signorina Camille, io sono il professor Albus Silente. Chiedo scusa per non essermi presentato direttamente di persona alla sua porta, ma ho ritenuto che la presenza di un suo coetaneo sarebbe stata decisamente più rassicurante".
Ah e così aveva la mia età?? Santi numi e se fossi finita in classe con lui?? Per l'amor del cielo no! Mi sembrava almeno di due anni più grande, questa non ci voleva proprio.
Cercai di sorridere e risposi con il tono più dolce possibile "Non si preoccupi, è stata sicuramente la scelta migliore, la ringrazio".
Il biondino trattenne una risata e io lo fulminai.
"Bene di sicuro si starà chiedendo il motivo della nostra visita, anche se sono quasi certo che il signorino Malfoy le abbia già detto tutto" comiciò l'uomo, "Sì certo però..." in quel momento scorsi un gatto in un angolo buio. Adoravo i gatti e se fossimo stati in altre circostanze lo avrei già accarezzato e stritolato.
"Le è difficile crederci, lo capisco ha ragione... Vedo che non le sfugge niente Camille" si fermò e mi fece capire solo con uno sguardo che era meglio stare alla larga da quel felino, "Professoressa credo che che sia arrivato il momento di presentarsi".
Il gatto uscì dall'angolo e....si trasformò in un donna dallo sguardo molto severo. Non era giovanissima ma nemmeno troppo anziana, decisamente più giovane dell'uomo.
"Buongiorno signorina, sono la professoressa Minerva Mc Granitt" disse e con mio grande stupore sorrise.
"Buongiorno professoressa è un piacere fare la vostra conoscenza, io sono Camille Dumont anche se presumo lo sappiate già" mi limitai a rispondere.
Il professore vedendomi in difficoltà si affrettò a dire "Dunque penso che sia piuttosto ansiosa di scoprire perché io e la professoressa siamo qui", annuii, "Come avrà potuto immaginare non potevamo lasciar venire da solo il signorino Malfoy, ma soprattutto siamo qui per parlare con i suoi e genitori e..." "E??" chiesi, "e siamo qui per mostrarle un po' di magia".
Ci risiamo, ma davvero non avevano nulla da fare di meglio che venirmi a importunate con certe scemenze!
"Ma certo scommetto che adesso tirerete fuori dalla tasca un coniglio, farete sparire la professoressa e taglierete in due Malfoy"
Occhi di ghiaccio la prese molto sul personale e mi diede uno sguardo da "questa me la paghi".
"Temo che io e lei signorina parliamo di due differenti tipi di magia. Lei fa riferimento alla pura arte illusoria con cui si divertono gli adulti e si incantano i bambini nel mondo babbano, noi parliamo della vera magia"
Ma figuriamoci "la vera magia", ma sì certo come potevo dimenticare i capelli di Rapunzel! Quella era quella vera.
Probabilmente avevo un'espressione piuttosto scocciata perché la professoressa mi guardò con uno sguardo di rimprovero.
"Probabilmente Albus sarà meglio mostrale qualcosa direttamente, altrimenti temo non la convinceremo mai" disse, "Sono d'accordo Minerva andiamo". Albus fece cenno a Draco di prendere il braccio della professoressa e mi porse il suo "Temo che si debba tenere stretta e l'avviso potrebbe avere la nausea una volta arrivati". Non feci in tempo a rispondere perché appena mi aggrappai a lui mi sentii sollevare in aria e risucchiare in un vortice.
Pochi secondi dopo le mura del vicolo erano spartite, vedevo solo un'inferriata e il cielo.
Mi girava la testa "Dove..?" mi risposi da sola. Mi avvicinai alle grate e mi resi conto immediatamente dove fossi finita. Mi trovavo sulla cima della Torre Eiffel. Santa pace non c'ero mai stata era come un sogno che diventava realtà. Nostante vivessi a Parigi avevo sempre mille cose da fare e non avevo mai avuto la possibilità di salire fin lassù. Dovevo avere una faccia da ebete ma non mi importava, ero estasiata.
Mi ricomposi.
"Aspettate un secondo ma-" mi resi conto che non era possibile.
Non. era. possibile. Nell'arco di cinque secondi eravamo tutti e quattro sulla torre Effeil. Niente botole, niente assistenti, io non avevo fatto nulla e soprattutto.....erano le 9 mancava ancora mezz'ora all'apertura della torre.....
Non potevo crederci era impossibile.
Mi si illuminarono gli occhi.
"Bhe allora ci credi adesso?" chiese annoiato il ragazzo.
"Direi di sì..." ero imbarazzata, non sapevo che dire.
Da lì si poteva vedere tutta la città, riuscivo a distinguere anche la mia via...I viali alberati, i parchi, le chiese, Notre Dame e naturalmente gli Champs-Élysées.
"Credo sia ora di ritornare, non vorrei far preoccupare i suoi genitori" affermò Silente. Così gli afferrai il braccio e pochi istanti dopo eravamo di nuovo nel vicoletto.
"Le faccio i miei più sinceri complimenti signorina, la prima volta che si smaterializza e non ha nemmeno la nausea" sentii dire dalla Mc Granitt.
Mi limitai a sorridere.
"Bene ora non resta che parlare con i suoi, le conviene farsi trovare in casa", "Sì ha ragione professore".
Mi avviai verso la mia camera e notai che il biondino mi stava seguendo.
"Che fai mi stakeri?" scherzai rientrando in camera, "Nah, ho decisamente cose molto più interessanti da fare, ma visto che sono qui e non penso faccia piacere ai tuoi genitori vedere un ragazzo che non conoscono in casa loro... L'alternativa sarebbe stare fuori al freddo, almeno qui si sta bene".
"Certo perché così non sei in casa loro?" "Tecnicamente sì ma non lo sanno, è questo l'importante", mi fece l'occhiolino, "Che c'è hai paura di me forse?" "Figuriamoci! Assolutamente no!" affermai piuttosto impettita.
"Buon per te" fu la sua risposta.
Calò un silenzio tombale.
Detestavo quelle situazioni.
Non avevo la minima idea di cosa potevo dire. Non lo conoscevo, per di più era insopportabile.
Per fortuna mi chiamò mia madre.
"Nasconditi presto!" bisbigliai, "dove?" "nell'armadio idiota!" "va bene ma non ti azzardare a chiamarmi più così!"
Rapidamente si infilò tra i miei vestiti e io chiusi l'anta, di proposito, violentemente.
"Idiota" sentenziai, ma non fece in tempo a rispondere perché la porta si aprì rivelando il volto preoccupato di mia madre.
"Tesoro ci sono delle persone per te..."
"Arrivo mamma", presi al volo la lettera e mi recai in soggiorno insieme a lei.
Fu un colloquio decisamente interessante. Davvero. Un mago e una strega che tentavano di spiegare a due persone normali il loro mondo.
Erano scioccati quanto me. Ci misi tutta me stessa per aiutare i due professori in quella che era una vera e propria crociata, non tanto nei confronti di mia madre quanto di mio padre. È forse la persona più testarda che conosco, peggio di me.
Non dava segni di cedimento: era fermamente convinto che fosse tutto uno scherzo. Fortunatamente i due avevano un'immensa pazienza e mostrarono loro qualche incantesimo, io raccontai del mio piccolo viaggio sulla torre e solo dopo essere stati smaterializzati anche loro ed essersi ritrovati sul punto forse più spettacolare di tutta Parigi si convinsero.
Mostrai loro la lettera e alla fine fummo tutti d'accordo che ci avremmo pensato. Avremmo avuto una riunione di famiglia, solo noi tre e avremmo deciso.
A quel punto i due professori si congedarono e io potei tornare in camera mia.
Cercai di fare più in fretta che potevo sperando, anche se non volevo ammetterlo a me stessa, di trovarvi ancora il biondino.
Spalancai l'armadio ma....non c'era.
Sbuffai.
Chiusi la porta, e quando mi girai lo trovai disteso sul mio letto. Nelle mani aveva un libro dalla copertina nera come la pece, il titolo scritto a caratteri rossi come il fuoco: Red.
"Sbaglio o mi era parso di capire che non ti piace leggere?" domandai,
"Ti sbagli, piccola bionda. Io amo leggere, solo non capisco cosa tu ci possa trovare in un libro babbano come questo", mentre diceva ciò stava continuando la lettura. Che bugiardo. Aveva letto sì e no un centinaio di pagine. Forse esagero, non lo so ma sembravano davvero tante.
Non avevo idea a quale punto del libro si trovasse, nonostante lo avessi letto più e più volte.
Ma poi com'è che mi aveva chiamata? Piccola bionda a chi? Ma chi si credeva di essere!!
"Questi due sono fatti per stare insieme" lo sentii dire, "Chi?"
"Gideon e Gwendolyn" "Ah ma davvero?" "Sì davvero"
Poggiò il libro sul comodino e con uno scatto balzò in piedi. In una frazione di secondo me lo ritrovai davanti.
"Si capisce palesemente che finiranno per stare insieme. Anche se si odiano non possono fare a meno l'uno dell'altra" Non risposi, non potevo rischiare di spoilerargli il libro.
Lo detestavo, certo ma non fino a questo punto.
"Come mai non rispondi?", si avvicinò pericolosamente a me.
"Non voglio spoilerarti il libro, se vuoi te lo presto... è una trilogia in realtà"
Giuro di aver visto i suoi occhi illuminarsi.
"Figurati se mi piace! Stavo morendo di noia non avevo di meglio da fare", arricciò il naso.
Ci guardammo per qualche secondo negli occhi, entrambi in tono di sfida.
"Sono seria, se vuoi te lo presto non mi faccio tanti problemi, purché resti integro".
"Per chi mi hai preso? Pensi che io sia capace di distruggere un libro?"
"Chi mai può saperlo"
"Va bene dunque ti dimostrerò che ti sbagli" affermò deciso.
Riprese il libro, si sistemò e si fermò all'improvviso, quasi avesse dimenticato qualcosa.
Mi si avvicinò, la sua faccia a pochi centimetri dalla mia "ci vediamo a scuola piccola bionda" sussurrò e detto ciò sparì.
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Chance
FanfictionChance in francese, così come anche in inglese, vuol dire "possibilità ". Ed è proprio ciò che Camille dovrà dare a se stessa, nell'intraprendere una nuova strada, una nuova vita. Di incontrare persone e di apprendere cose che sono al di là dell'imm...