Fu una discussione piuttosto intensa. Sebbene non volessero opporsi alla mia decisione, i miei genitori mostrarono una certa incertezza. In realtà non li biasimavo. Sono sempre stata particolarmente sensibile e sebbene fossi stati quasi sempre capita, mi sono sempre sentita terribilmente diversa dagli altri. Nonostante questo avevo faticato così tanto a credere di essere una strega che potevo solo immaginare quanto potesse esserlo per i miei genitori. Anche se avevano reagito molto meglio del previsto alla scoperta, penso che non si aspettassero una mia risposta affermativa a questa 'nuova avventura'. Hanno sempre saputo che amo le sfide, ma i rischi a cui andavo in contro erano davvero grandi. Non conoscevo nessuno, non avevo alcun punto di riferimento, era un paese straniero e loro non conoscevano neanche la lingua. Se avessi avuto bisogno di qualcosa me la sarei dovuta cavare da sola.
Per di più quando scoprirono che l'unico mezzo di comunicazione consentito era la "posta via gufo" mia madre per poco non si sentì svenire.
Per di più sarei stata via per tutto l'anno scolastico, ad eccezione delle vacanze natalizie.
Non era una decisione facile da prendere.
Io però avevo deciso e nessuno mi avrebbe fatto cambiare idea.
Sfruttai le mie doti migliori, facendo appello a quel poco di filosofia che ero riuscita a fare a scuola. Usai un tono calmo, ma deciso e tentai di sembrare il più convincente possibile.
"Vi prometto che vi scriverò una volta a settimana" e "vi terrò aggiornati su tutto" e ancora "se dovesse succedere qualcosa vi farò sapere tempestivamente". Cercai con tutte le mie forze di convincerli e dopo un colloquio durato tre ore e mezza, in cui avevo parlato quasi tutto il tempo io, ero esausta. Non mi davo per vinta però, solo quando i miei che, un po' per la stanchezza, un po' perché non ne potevano più, dissero "e va bene" fui soddisfatta. Conclusa la battaglia era moribonda nel vero senso della parola, così mi fiondai sul letto e caddi come corpo morto cade.
Il mattino seguente mi svegliai di buon ora, (che si fa per dire perché per me le 8 di mattina in estate sono come le 6 in inverno), feci colazione, mi preparai e subito mi misi all'opera.
Presa carta e penna cominciai a scrivere la lettera di risposta.
"Gentilissima professoressa Minerva Mc Granitt, la ringrazio per..."
Era forse meglio egregia? No, assolutamente, altrimenti sembravo una leccapiedi!
"...avermi cortesemente inviato la lettera di ammissione e ..." Ma per la miseria non mi stava concedendo una grazia divina! Dopotutto era il suo lavoro! Ahhh scrivere una lettera di risposta si stava rivelando decisamente molto più complicato di quanto pensassi.
Inutile dire che trascorse una mattinata intera per scrivere una lettera che fosse presentabile.
Scrissi le ultime parole "Cordiali saluti, Camille Dumont" e con occhi stanchi guardai la finestra. La mia camera brillava sotto la luce del sole...ogni angolo, ogni libro ogni oggetto era talmente fulgente da suscitare in me pura meraviglia. Conoscevo ogni angolo della mia stanza eppure adesso sembrava che non l'avessi mai osservata attentamente.
Percorsi la stanza con lo sguardo, l'armadio in legno, il pianoforte, la finestra, la mia amatissima libreria e...
Guardai con più attenzione e mi accorsi di un insolito spazio tra i volumi. Era troppo grande per essere quello riservato a Red, che giaceva ancora sulla scrivania. Dopo nemmeno un secondo realizzai, quell'idiota si era portato via Blue! Per di più senza permesso! Aveva proprio coraggio da vendere.
Cercai di calmarmi, presi la ceralacca e dopo averla fusa impressi lo stampo, così almeno la lettera era pronta.
Tentai di mettere anche un po' di ordine: la mia scrivania si era trasformata in un cumulo di fogli.
Più andavo avanti e più mi rendevo conto di essere proprio come Petrarca: ero afflitta dall'accidia tanto quanto lui.
Mi chiesi come avrei fatto con il gufo, non ne possedevo uno e non sapevo a chi avrei potuto rivolgere. Non potevo di certo presentarmi a casa di qualcuno e chiederne uno "in prestito". Per fortuna, come manna piovuta dal cielo, sentii un leggero picchiettio alla finestra. Una splendida civetta dal manto scuro e dall'aria altezzosa mi stava osservando.
Aprii la finestra e capii subito che avrei dovuto legarle la lettera alla zampa(?). Così feci e pochi minuti dopo ero di nuovo stesa sul letto.
Che fare ora? Non avevo più decisioni da prendere e che mi tormentassero, non potevo leggere perché mister "prendo le cose senza chiedere" mi aveva sottratto Blue e senza di quello non potevo concludere la rilettura, non volevo disegnare e non avevo compiti da fare. Tecnicamente li avevo ma era inutile, cambiando scuola non mi sarebbero servite a nulla le versioni di greco e latino.
Che noia.
I giorni passavano tremendamente lenti e io dovevo trovare qualcosa da fare. Uscii un paio di volte con Anne e Charles, guardai qualche film ma...ero sempre annoiata, non capivo che cosa avessi.
E invece lo sapevo eccome, solo non volevo ammetterlo.
Mi mancava il biondino so tutto io, perché era esasperante, ma rendeva le mie giornate più interessanti.
O almeno credevo fosse quella la causa.
Sta di fatto che la data della partenza si avvicinava e dovevo comprare tutto il materiale scolastico necessario.
Così mi recai a... Diagon Alley? È così che si chiamava? Non ricordavo bene la Mc Granitt era stata molto vaga definendola come "la soluzione ad ogni mio problema" certo come no!
Già solo per arrivarci era un'impresa!
Avevo dovuto prenotare un biglietto per Londra, pagare un taxi, arrivare in un punto della città che nemmeno riesco a definire e solo dopo varie peregrinazioni arrivai alla meta.
Mi recai nel posto che mi era stato indicato: il Paiolo Magico. La professoressa mi aveva raccomandato di chiedere aiuto all'oste perché altrimenti da sola non avrei mai trovato l'accesso alla via.
Apprezzavo la fiducia.
Così feci e mi resi conto che aveva ragione: bisognava andare nel retrobottega, battere il terzo mattone in alto a...appena visto non me lo ricordavo già più. Pazienza, comunque una volta fatto questo i mattoni vibrarono e iniziarono a spostarsi da soli e, con mia grande sorpresa, si aprì un varco.
Davanti ai mie occhi comparve una via molto affollata con negozi dalle insegne insolite. Ringraziai l'oste e proseguii da sola. I miei genitori avevano pregato di farmi accompagnare da almeno uno di loro ma io ero stata intransigente: dovevo andare da sola.
Prima tappa: Gringott, la banca dei maghi. Certo tanto per complicarmi ancora di più la vita dovevo imparare un nuovo sistema monetario(?) meraviglioso!
Cambiai i miei soldi "babbani" con quelli dei maghi e dopo che mi furono spiegate le corrispondenze iniziai a "capirci" qualcosa.
Mentre percorrevo la via ripetei a memoria almeno un centinaio di volte le corrispondenze e aperta la lista iniziai a leggere. "Mhh penso che inizierò dai libri- " "oh mi scusi non l'avevo vis-"...non era possibile, davvero tanto valeva fare un pellegrinaggio a Lourdes e farmi benedire. Di tutte le persone che avevo visto quella mattina mi dovevo scontrare con L'UNICA che non volevo vedere.
Nemmeno lui sembrava particolarmente entusiasta. Stava per dire qualcosa ma non gli lascia il tempo "Vedo che te la passi bene, ladro", lui mi rispose a tono: "Magnificamente, finché non ho incontrato te". Ci fissammo per qualche secondo, poi lui mi prese alla sprovvista avvicinandosi al mio orecchio di scatto.
Brividi mi percorsero tutta la schiena. "Starei molto attenta fossi in te" sussurrò, io feci una smorfia "ma certo sto morendo di paura". Mi guardò male e non aggiunse altro, passò oltre e io gliene fui grata.
Non entrai in molti negozi, mi ero informata abbastanza, per quello che potevo, sapevo già dunque quali fossero i migliori e i più economici.
Mi mancava solo la bacchetta. Avevo letto che Ollivanders era il posto migliore per acquistarne una, così entrai. Un signore piuttosto anziano, mi accolse.
"Buon pomeriggio signorina..."
"Camille" "Camille è qui per una nuova bacchetta immagino- "
"Veramente...non ne ho mai posseduta una..." sentenziai con una nota di imbarazzo. L'uomo sembrò piuttosto sorpreso "strano, molto strano, non mi era mai capitato di vedere una strega di.." "sedici" "sedici anni senza ancora una bacchetta, ma c'è sempre una prima volta dico bene?", mi limitai ad annuire.
Mi mostrò un paio di bacchette e diciamo che non andò molto bene.
Con la prima avevo distrutto una lampadina, con la seconda un vaso, con la terza avevo quasi distrutto una parte della vetrina...dodici, provai letteralmente dodici bacchette e non sapevo se fossi più esausta io o il signor Ollivander. Alla tredicesima avevo perso tutte le speranze, eppure quando la impugnai sentii solo una ventata di vento travolgermi, ma non feci danni. "Sembra che abbia trovato la bacchetta che fa per lei signorina" "già" commentai. Lo ringrazai e dopo aver pagato mi scusai per i danni che avevo causato. Gli chiesi se gli dovessi una certa somma, ma l'uomo sorrise e disse "temo che tu non sia abituata al mondo magico Camille, cose come questa non causano alcun problema, un colpo di bacchetta e sarà tutto come prima" e così fu.
Sfinita mi diressi verso la Gelateria Florean e mi gustai un meritato gelato al pistacchio seduta ai comodi tavolini della gelateria. Al tavolo di fianco al mio notai tre ragazzi: uno molto magro, dai capelli scuri e scompigliati che indossava un paio di occhiali, un altro dai capelli rosso fuoco che stava ridendo a crepapelle e una ragazza dai lunghi ricci castani.
Penso di aver fatto loro pena perché il ragazzo dai capelli corvini mi chiese "primo anno ad Hogwarts?", mi girai e il ragazzo sembrò arrossire. Credo che avesse capito il suo errore di calcolo "bhe tecnicamente lo è...." feci una pausa "perché è la prima volta, ma da quel che ho capito frequenterò il sesto anno" "te lo avevo detto che aveva la nostra età!" si lamentò il rosso, "ma non capisco come sia possibile...hai studiato in un'altra scuola?" chiese la ragazza. Sapevo che si riferisse ad altre scuole di magia, per questo scossi la testa. I tre sembravano sbalorditi quanto me quando mi ero ritrovata sulla Torre Eiffel.
"Non so cosa dirvi onestamente e non ho idea di come farò a recuperare 5 anni di scuola" dissi sconsolata, la riccia sembrò cercare quale parola di conforto ma non ci riuscì.
"Come ti chiami?" chiese invece, "Camille, Camille Dumont", "io sono Hermione Granger e..." "io sono Ron Weasley " continuò il rosso, "e io sono Harry, Harry Potter" concluse il ragazzo con gli occhiali.
Sembrava si aspettasse qualche reazione particolare da parte mia perché restò deluso sentendo il mio semplice "è un piacere fare la vostra conoscenza".
Mi spiegarono un po' come funzionava ad Hogwarts, mi diedero qualche dritta e furono così gentili da accompagnarmi persino al taxi.
"Ma quindi davvero vieni da Parigi? Che bello io ci sono stata una volta sei così fortunata!" affermò Hermione, "già per me è una grande sofferenza lasciarla", "stai tranquilla" sentenziò Harry, "vedrai, Hogwarts ti piacerà".
E di questo non avevo alcun dubbio.
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Chance
FanfictionChance in francese, così come anche in inglese, vuol dire "possibilità ". Ed è proprio ciò che Camille dovrà dare a se stessa, nell'intraprendere una nuova strada, una nuova vita. Di incontrare persone e di apprendere cose che sono al di là dell'imm...